RICCHI E POVERI: LA "POESIA DEL POPOLO" – “CHE SARÀ”, “SE M'INNAMORO”, “SARÀ PERCHÉ TI AMO”, “MAMMA MARIA”: SONO LA TRADIZIONE DI UN PAESE CHE HA PERSO LE ‘’CANZONETTE’’, IL PIACERE DELLA MELODIA, GLI INCOMPARABILI RITORNELLI DA MANDARE A MEMORIA PER LA BARBA E LA DOCCIA, PER QUEI CORI UBRIACHI ATTORNO A UN FALÒ SU UNA SPIAGGIA - E DOPO 54 ANNI DI VITA, LA BAND LANCIATA DA FRANCO CALIFANO È TORNATA NELLA FORMAZIONE ORIGINALE E PUBBLICA "REUNION" - VIDEO

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Ernesto Assante per “la Repubblica”

 

marina occhiena angela brambati marina occhiena angela brambati

Poter contare cinquantaquattro anni di vita per una band è un record. Tale da metterli, come longevità, nello stesso rango dei Rolling Stones o degli Who, «una compagnia niente male» dice Angelo Sotgiu.

 

Una compagnia che potrebbe sembrare curiosa: cosa hanno a che fare con il rock i Ricchi e Poveri, che dopo la clamorosa reunion sul palco di Sanremo dello scorso anno e il necessario stop posto dall' arrivo della pandemia tornano ora con un doppio album che segna la loro ufficiale rinascita con la formazione originale?

 

ricchi e poveri. ricchi e poveri.

«Musicalmente forse poco », dice Angelo, «ma provate a sentire il nuovo album e potreste restare sorpresi», aggiunge ridendo, forte della presenza di Lucio Fabbri come direttore musicale di ReuniON , che esce il prossimo 26 febbraio e festeggia i 50 anni di Che sarà con una nuova versione cantata con Josè Feliciano.

 

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Il rock delle origini quando nel pieno dell' esplosione del beat italiano manifestavano il loro amore per certe armonizzazioni vocali che erano figlie dei Beach Boys, di Crosby Stills & Nash, accentuata da un look hippie che sottolineava la differenza tra le due metà del gruppo, i "ricchi" più eleganti e i "poveri" un po' più freak - lo hanno messo da parte da tempo.

 

«Perché più che il rock ci piaceva la melodia italiana, alla quale siamo poi rimasti profondamente legati e che ha caratterizzato per tutta la nostra carriera», sottolinea Angela Brambati, l' inossidabile "brunetta" che con inarrestabile energia assieme a Angelo ha tenuto in alto la bandiera della band fino ad oggi, superando mode, tempeste, tragedie, successi.

 

 

Lo scorso anno sono tornati tutti insieme, anche con Franco Gatti che aveva lasciato la band nel 2016 e con Marina Occhiena, che era diventata solista nel 1981, facendo rinascere quella che oggi può tranquillamente essere definita una "nuova vecchia band", perché non solo ripropone la formazione originale di 54 anni fa, ma offre agli ascoltatori per la prima volta tanti brani celebri nei quali Marina Occhiena non c' era.

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Passato e novità insieme, «perché questa cosa è davvero unica e meravigliosa », dice la "bionda" del gruppo Marina, «e anche se può sembrare retorico io mi sento come se con loro ci fossi sempre stata, l' accordo tra le nostre voci è ancora bellissimo e quando ci siamo rivisti l' amicizia è rifiorita immediatamente ».

 

Certo, il tempo è trascorso, tanta acqua è passata sotto i ponti, «ma la maturità ci serve anche per essere migliori, assaporiamo meglio le cose e ci godiamo quello che c' è di bello», dice Franco Gatti, "il baffo" come lo aveva soprannominato Franco Califano.

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Responsabile peraltro dell' invenzione del nome del gruppo: «Non solo lo trovò dicendo che eravamo "ricchi di spirito e poveri di tasca"», ricorda Angela, «ma si inventò anche il nostro look, i vestiti, il mio taglio dei capelli e il biondo di Angelo. Credeva in noi e diventò il nostro produttore».

 

A credere in loro fu anche Fabrizio De André, forse il primo a pensare che avrebbero potuto avere un futuro: «Fu lui a organizzare il nostro primo provino in una casa discografica » dice Angelo, «andò male ma lui ci disse di non mollare, "Questi di musica non capiscono nulla, ma voi avrete successo comunque", di disse».

 

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Cinquantaquattro anni dopo i quattro sono ancora tra noi, tutt' altro che pronti per la pensione, anzi, baldanzosi, carichi, entusiasti, e non vedono l' ora di poter tornare dal vivo a godere dell' abbraccio del pubblico. Avrebbero dovuto calcare le scene la scorsa primavera, dopo l' exploit sanremese, ma la pandemia ha messo in stand by tutto e lo spettacolo che hanno immaginato è ancora un' ipotesi.

 

Mentre le certezze sono due: la prima è l' album in uscita, «per il quale abbiamo fatto un grande lavoro che ci rappresenta in pieno», dice ancora Angelo, «dalla scelta delle canzoni a quelle dei musicisti, persino dove registrare»; la seconda è lo show Che sarà sarà su Rai Uno che andrà in onda il 27 febbraio, condotto e pensato da Carlo Conti, una celebrazione della loro storia con tanti ospiti, tra i quali vecchi amici come Roberto Vecchioni e Al Bano, e personaggi sorprendenti come Ivan Urgant, il conduttore russo ideatore del singolare capodanno televisivo tutto "all' italiana" di poche settimane fa Ciao 2020 , culto su YouTube.

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«Sarà una serata speciale», dice Angela, «l' emozione di ripercorrere una carriera attraverso i grandi momenti, con amici come Vecchioni con cui canteremo La prima cosa bella sarà fenomenale », «ma anche l' orgoglio di sentirci patrimonio di altri popoli attraverso la presenza di Ivan Urgant», aggiunge Franco, «con tutte le nostre canzoni da inguaribili romantici ».

 

 

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La novità del ritorno di Marina Occhiena aggiunge alla reunion un tocco di novità inatteso: «Per me essere assieme a loro e interpretare canzoni che hanno portato al successo è non solo un onore ma una novità emozionante, cantare canzoni così conosciute e dar loro una nuova vita è davvero impagabile».

 

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La dimensione familiare dei Ricchi e Poveri resta la loro caratteristica principale, «le nostre canzoni non sono invecchiate perché le cantano ancora i bambini, di ogni nuova generazione», dice Angela, «e con loro siamo diventati parte di tante famiglie. Un po' come i cugini che ogni tanto incontri di nuovo, non abbiamo età, siamo di casa».

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È vero, sono di casa anche per chi non ha mai acquistato un loro disco o non è andato a un loro concerto, le canzoni dei Ricchi e Poveri le conosciamo tutti a memoria, sono parte della grande narrazione del nostro paese «ed è una cosa che ci rende particolarmente orgogliosi », dice ancora Angelo, «specialmente in un momento come questo. Le nostre sono canzoni positive, d' amore e di vita.

 

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A qualcuno sembravano canzonette, ma oggi si può dire che erano qualcosa di più, che ha attraversato il tempo e i confini.

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Le nostre canzoni le cantano in tutto il mondo, sono quelle che ti portano il sorriso sulle labbra, senza pensare al testo, le porti sulle labbra e ti aprono il cuore», «e in un momento come questo», dice ancora Franco Gatti, «ci piace pensare di essere, con la nostra allegria, un buon vaccino antivirus ».

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