scala barbiere di siviglia 3

RITORNO ALLA SCALA: “CI ERAVAMO SCORDATI QUANTO È BELLA LA NORMALITÀ” - GALLERIE GREMITE, PALCHI PIENI, PLATEA NON ESAURITA PER IL “BARBIERE DI SIVIGLIA” DI ROSSINI – IL SOVRINTENDENTE DOMINIQUE MEYER: “SI POTEVA MAGARI AUMENTARLA PRIMA, LA CAPIENZA? FORSE SÌ. MA VA BENE COSÌ, È ORA DI GUARDARE AVANTI” – I LOGGIONISTI: “ORMAI IN EUROPA ERAVAMO RIMASTI SOLO NOI, CON TUTTI QUEI POSTI VUOTI, UNA TRISTEZZA…”

Alberto Mattioli per "la Stampa"

 

scala barbiere di siviglia 8

«Di sì felice innesto / Serbiam memoria eterna», canta Figaro mandando a cena il pubblico dopo l'happy end. E stavolta l'«innesto» per la Scala è stato felice davvero. Ieri, primo giorno con i teatri a capienza piena, cento per cento dei posti vendibili e occupabili dopo mesi a cinquanta, coincideva con una recita del «Barbiere di Siviglia» di Rossini, titolo popolare, titolo amato, titolo vendibilissimo (fortunati scherzi del cartellone, di solito il lunedì è giorno di riposo).

 

Così, quando alle 20 precise Riccardo Chailly ha alzato la bacchetta, si è rivista la Scala come dev' essere: con il suo pubblico. E il primo applauso, dopo la Sinfonia, è stato certo per Rossini e per Chailly e per l'Orchestra, ma anche per la gioia di essere tornati nel posto che amiamo di più al mondo senza doverci intristire per quelle poltrone vuote, esteticamente desolanti e emotivamente deprimenti. Strapieno, per la verità, il teatro non era. Il decreto del cento per cento è stato pubblicato sulla «Gazzetta ufficiale» venerdì sera, la lieta novella annunciata dalla Scala sabato, la biglietteria di domenica è chiusa quindi, Internet a parte, non c'è stato troppo tempo per sbigliettare.

scala barbiere di siviglia 3

 

Però il pubblico ha risposto, smentendo i soliti profeti di sventura che annunciavano che il Covid avrebbe ammazzato anche i teatri. Dando i numeri: da sabato, la Scala ha venduto 2.527 biglietti dei quali 1.250 per questa settimana (in cartellone ci sono, oltre al «Barbiere», la novità di Fabio Vacchi «Madina», mentre domani debutta un altro Rossini, «Il turco in Italia») e più di trecento per ieri sera. Morale: gallerie gremite, palchi pieni, platea non esaurita.

 

Qui pesa anche il fatto che, con una poltrona delle file lusso che costa 250 euro, l'opera in generale e alla Scala in particolare non è esattamente a buon mercato, e figuriamoci se ci vai in compagnia. Ma insomma, ci sarà ancora qualcuno che ha paura a non distanziarsi e chi non sopporta la mascherina, tuttora obbligatoria insieme all'ostensione del Green Pass e al controllo della temperatura, ma la voglia di tornare a teatro c'è, e ancora di più di tornarci insieme.

dominique meyer

 

Tira un sospiro di sollievo Dominique Meyer, il sovrintendente francese: «No, non scriva che sono contento: sono felice. Abbiamo lavorato tanto, con l'Agis, l'Anfols (l'associazione delle fondazioni lirico-sinfoniche, ndr) e il ministro Franceschini. Le vendite vanno bene, con gli abbonamenti per la prossima stagione siamo appena dell'uno per cento sotto gli obiettivi, e manca ancora un mese e mezzo alla Prima». Si poteva magari aumentarla prima, la capienza? «Forse sì. A Salisburgo quest' estate hanno dimostrato che con il Green Pass il teatro è un posto sicuro. Ma va bene così, è ora di guardare avanti».

 

Intanto il foyer si riempie, anche di stranieri (finalmente) che si riconoscono subito perché per venire alla Scala si vestono sempre un po' troppo bene. Però ieri era soprattutto la festa degli habitué. Prendete Flavio, fisso in loggione dal 1976, e quasi ogni sera: «Ormai in Europa eravamo rimasti solo noi, con tutti quei posti vuoti, una tristezza. Adesso finalmente si riparte. Ho già comprato tutti gli spettacoli che mi mancavano».

 

SCALA BARBIERE DI SIVIGLIA

Oppure Marco Vizzardelli, alla Scala praticamente dai tempi di Verdi, che diventa addirittura lirico: «La sala piena è una gioia per gli occhi e per il cuore di cui dobbiamo essere grati a chi, con vaccino e Pass, ci ha permesso di tornare. Il teatro è scambio di energie fra artisti e pubblico. È bellissimo ritrovarci qui, loro e noi insieme». E poi c'è l'indotto. Pier Galli, titolare del ristorante «Galleria» appunto lì, classico dopoteatro con le pareti tappezzate di locandine e di autografi dei divi: «Per noi la Scala piena è importantissima, anzi fondamentale: un bel pezzo di fatturato. Abbiamo sofferto moltissimo. Da una quindicina di giorni, dalla settimana della moda, siamo tornati quasi alla normalità. Milano rinasce. Finalmente».

dominique meyer

 

Largo al factotum, intanto: il giovin baritono Mattia Olivieri, nuovo beniamino della Scala, bello e bravo, si mette subito in tasca il pubblico, e da quel momento la recita è in discesa, fra applausi e risate. Noialtri fanatici, a rivedere il nostro teatro pieno, restituito finalmente alla sua identità di rito collettivo e festa comunitaria, uniti dalla stessa insensata ma irrinunciabile passione, ci commuoviamo anche un po'. Come dice Silvia Barigazzi, continuatrice della monumentale storia del teatro scritta da suo padre Giuseppe («La Scala racconta»), «ci eravamo scordati quanto è bella la normalità».

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)