michele santoro

SU SANTORO AVEVA GIA’ DETTO TUTTO MARCO PANNELLA: “MA QUALE EPURATO. È GRAN FIGLIO DI BUONA DONNA” – IL RITRATTONE DEL "CHE GUEVERA DI SALERNO" BY "IL GIORNALE" - "PIÙ CHE CONDUTTORE E’ UN POTENTE DRAMMATURGO: LE VERITÀ NON LE RIVELA, LE METTE IN SCENA. PER LUI IL GIORNALISMO È UNA BATTAGLIA IDEOLOGICA E VICEVERSA COME TUTTI I “MARTIRI” DI SINISTRA È PIENO DI SOLDI, FAMA E DONNE (CON UNA PREDILEZIONE PER LE BIONDE)…"

Luigi Mascheroni per “il Giornale”

 

michele santoro 5

San Michele, Santoro, Satyricon, Santa Rai, Saxa Rubra, Samarcanda, santi tutti. Orate ottime quelle del golfo di Salerno - pro nobis. Per noi il santorismo dogmi: linciaggio mediatico, processo in absentia, autoglorificazione, drammaturgia televisiva e autoreferenzialità - è una religione mediatica, ideologica, apostolica, salernitana.

 

Salernitano, il sole in faccia e nel cuore lo scuorno del quartiere Mariconda («Quello è il vostro Vietnam», gli diceva nel 1970 Lino Jannuzzi), non credente, santo ateo, ma posseduto dal sacro fuoco della Verità, Nient' altro che la verità (Marsilio), intesa come informazione - ha detto di sé: «Quanto più Santoro c'è sui canali Rai, tanto è più libero il Paese» - Santoro, ecco la grande domanda, è simbolo del coraggio e della libertà di stampa o esempio di arroganza e di informazione di parte? Non è importante. I giornalisti come lui non danno risposte, scrivono la Storia.

 

carlo freccero michele santoro foto di bacco

La storia della televisione, a suo modo, Santoro più che giornalista o conduttore, un potente drammaturgo: le verità non le rivela, le mette in scena l'ha fatta.

 

Fra tv pubblica, privata, satellitare, locale, di potere o come contropotere, al servizio di Berlusconi (Mediaset non olet) e soprattutto contro di lui, Santoro è il massimo esempio catodico di crossover tra politica, che traccia il solco, e il giornalismo, che la difende. Edoardo Sanguineti, uno dei suoi maestri all'Università di Salerno, laurea in Filosofia con 110 e lode con una tesi sui Quaderni del carcere di Gramsci, fu il primo a tentare di dissuaderlo: «Hai buone capacità. Diventa ricercatore; ma devi lasciare tutto quello che fai per dedicarti allo studio».

 

Ma lui, gramscianamente, rispose: «Non posso. La politica è più importante».

SANTORO DRAGHI

 

Padre-padrone della tv di lotta e di opposizione, figlio di un ferroviere «Ma quale epurato. È gran figlio di buona donna» (Marco Pannella) - ras intellettuale della città fin dal liceo (a Salerno, nel suo piccolo, era adorato da legioni di fan: al suo esame di maturità andarono centinaia di persone: l'aula come uno studio tv), anarchico, barricadiero, femmenièro già allora con una predilezione per le bionde, poi verranno le Beatrice Borromeo, le Giulia Innocenzi, le Margherita Granbassi letture disordinate che oscillano tra Karl Marx e la Beat Generation, Michele Santoro, sublimando la politica con il giornalismo, e viceversa, muove i primi passi militanti nella testata Servire il popolo, di ispirazione maoista da cui forse - la propensione per il culto della personalità e, anni dopo, il soprannome da dittatore rumeno: «Santorescu». Come ricordò a se stesso una volta: «Ogni comunista ha sempre la terribile presunzione di stare dalla parte della verità».

 

michele santoro eugenio scalfari

La verità è che anche tra i maoisti è considerato un eterodosso troppo borghese e un eretico nel Pci, di cui pure dirige la rivista fiancheggiatrice La voce della Campania. Già ai tempi di Achille Occhetto, in fondo, Santoro auspicava la nascita del «partito che non c'è». E, pensando a oggi, campagna elettorale 2022, non cambia mai nulla sotto il sol dell'avvenire... Comunque poi Beppe Vacca, il consigliere Pci della Rai - perché la Sinistra resta una grande famiglia, di cui la Rai è una Mamma gelosa - ne impone l'assunzione a Viale Mazzini, nel 1981. Il debutto in video è a Samarcanda, talk show di una stagione politica tumultuosa, fra la caduta del Muro, Tangentopoli e le stragi mafiose del '92, e nascita della stella rossa Michele Santoro. Da allora, trent' anni e quinto potere, il teleschermo è il suo campo di battaglia, fra trionfi e débâcle: «Sono come Che Guevara: vado, colpisco e ritorno».

 

Andate e ritorni, rentrée e buonuscite, talento indiscutibile, ego incontenibile («Nella storia della Rai io sono stato quello che ha spostato sempre più avanti il confine della libertà»), vanitoso («Ma no, al più presuntuoso»), profondamente di sinistra, tranne nei suoi interessi, professionalmente di destra, visto il suo machismo da Conducator, una meritoria attività di formazione professionale dei giovani cronisti (figli puri e spuri come Corrado Formigli, Riccardo Iacona, la Costamagna e Sandro Ruotolo, il più sgangherato dei Sancho Panza laddove lui è un Don Chisciotte sovrappeso) Michele Santoro ha scanalato l'intero palinsesto da una rete all'altra cercando sempre il gol, che in tv si dice share.

michele santoro ricorda angelo guglielmi foto di bacco (1)

 

Cose da ricordare. Il rosso e il nero (1992), Moby Dick su Italia Uno quando Berlusconi che era già il Mostro di Arcore («A Mediaset mi facevano sentire un re...

»), Sciuscià, Il raggio verde; il sudato ritorno nello show di Celentano Rockpolitik (2005), studio allestito in un capannone di Brugherio, hinterland milanese ma di nuovo al centro della televisione, e nel grido di quella sera - «Rivoglio il mio microfono. Viva la libertà!» - c'è tutto Santoro: lo showman, il fazioso, l'arruffapopoli, il giornalista e il politico. Annozero, che ne dura cinque, dal 2006 al 2011: debutto con capello biondo choc e buone critiche, a parte Giuliano Ferrara: «Mi sono addormentato dopo dieci minuti».

 

E a sera in cui, 10 gennaio 2013, Servizio pubblico, Santoro e Travaglio andarono per spazzolare Berlusconi e finirono spazzolati.

 

michele santoro foto di bacco (2)

Cose da dimenticare. Certi ospiti di bandiera sui quali francamente non valeva la pena intestardirsi: Leoluca Orlando, Luttazzi, Massimo Ciancimino, Patrizia D'Addario, Rula Jebreal L'editto bulgaro, 2002, nemesi e cortocircuito della sovrapposizione fra politica e giornalismo; il seggio al Parlamento europeo (come indipendente, perché l'informazione è sempre indipendente, ma nella lista dell'Ulivo, perché il Bene è sempre a Sinistra), vissuto come una prigione.

 

Il Servizio pubblico a La7 che però non è mai il servizio pubblico della Rai.

E del resto in Rai, una mamma che accoglie sempre i suoi figli, si può comunque ritornare.

Oggi Michele Santoro, 71 anni, due matrimoni, una figlia, casa ai Parioli e villa ad Amalfi, frazione Lone, proprio copp 'o mare, profumo di limoni e di condono edilizio, sessualità eclettica, narcisismo spavaldo, riccioli in via di diradamento, un po' imbolsito, è tornato. Il berlusconismo gli fa sempre schifo, ma ha capito che l'antiberlusconismo di ritorno è persino peggio.

 

michele santoro angelo guglielmi

Certo, Santoro e capelli d'argento, non è più il telepredicatore che spaccava l'opinione pubblica - e spesso anche qualcos' altro - fra adoratori e detrattori, il campione del ribellismo plebeo e dello show militante, l'ultimo a condurre un vero talk, quando la scenografia faceva parte della narrazione, quando il pubblico non applaudiva a comando (e i figuranti se li tenga pure Floris), quando gli ascolti erano da record ed era lì, chez Santoro, che accadevano le cose e si faceva il dibattito.

 

Oggi i talk show partono da quello che hanno scritto i giornali, allora i giornali si scrivevano a partire da quello che si diceva in tv. E in tutto questo, senza sapere se è un bene o un male, da grande professionista della demagogia mediatica, Santoro ha pesato molto. Lui non si limitava a dettare l'ordine del giorno al dibattito pubblico, lui riusciva a essere l'ordine del giorno del dibattito pubblico. E forse aveva ragione Bruno Vespa, il suo miglior nemico: «Santoro si è fottuto per il suo delirio di onnipotenza».

 

scazzo tra michele santoro e lucia annunziata 8

E così, non potendo più fare televisione, Santoro torna alla politica. Lancia un nuovo partito, che non c'è, e il problema è che seguiranno voti che non esistono. «Hannozero». Michele chi?

Sì, sempre lui.

michele santoro a laria che tira 4MICHELE SANTORO ENRICO MENTANAgranbassi santoromaurizio costanzo michele santoro 3maurizio costanzo michele santoro 1SANTORO 22

Ultimi Dagoreport

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

luigi lovaglio giuseppe castagna giorgia meloni giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone milleri monte dei paschi di siena

DAGOREPORT - È VERO, COME SOSTENGONO "CORRIERE" E “LA REPUBBLICA”, CHE L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA È “PERFEZIONATA E IRREVERSIBILE”? PIU' SAGGIO ATTENDERE, CON L'EVENTUALE AVANZAMENTO DELL'INCHIESTA GIUDIZIARIA MAGARI (IERI ED OGGI SONO STATI PERQUISITI GLI UFFICI DEGLI INDAGATI), QUALE SARÀ LA RISPOSTA DEGLI INVESTITORI DI PIAZZA AFFARI (GIA' MPS E' STATA MAZZOLATA IN BORSA) - POTREBBERO ANCHE ESSERCI RIPERCUSSIONI SUL COMPAGNO DI AVVENTURE DI CALTARICCONE, FRANCESCO MILLERI, CHE GUIDA L'HOLDING DELFIN LA CUI PROPRIETÀ È IN MANO AI LITIGIOSISSIMI 8 EREDI DEL DEFUNTO DEL VECCHIO - MA IL FATTO PIÙ IMPORTANTE SARA' IL RINNOVO AD APRILE 2026 DELLA GOVERNANCE DI GENERALI (PER CUI È STATA ESPUGNATA MEDIOBANCA) E DI MPS DEL LOQUACE CEO LUIGI LOVAGLIO (VEDI INTERCETTAZIONI) - INFINE, PIÙ DI TUTTO, CONTANO I PASSI SUCCESSIVI DELLA PROCURA DI MILANO, CHE PUÒ SOSPENDERE L’OPERAZIONE DELLA COMBRICCOLA ROMANA FAVORITA DA PALAZZO CHIGI SE INDIVIDUA IL RISCHIO DI REITERAZIONE DEI REATI (DA PIAZZA AFFARI SI MOLTIPLICANO LE VOCI DI NUOVI AVVISI DI GARANZIA IN ARRIVO PER I "FURBETTI DEL CONCERTINO''...)

putin witkoff marco rubio donald trump zelensky

DAGOREPORT – SI ACCENDE LA RIVOLTA DEL PARTITO REPUBBLICANO CONTRO TRUMP - I DANNI FATTI DA STEVE WITKOFF (SOTTO DETTATURA DI PUTIN), HANNO COSTRETTO L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A METTERE IN CAMPO IL SEGRETARIO DI STATO MARCO RUBIO CHE HA RISCRITTO IL PIANO DI PACE RUSSIA-UCRAINA - CON IL PASSARE DELLE ORE, CON UN EUROPA DISUNITA (ITALIA COMPRESA) SUL SOSTEGNO A KIEV, APPARE CHIARO CHE PUTIN E ZELENSKY, TRA TANTE DISTANZE, SONO IN SINTONIA SU UN PUNTO: PRIMA CHIUDIAMO LA GUERRA E MEGLIO È…

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?