alexander pereira

SARANNO CONTENTI A FIRENZE - ''VOLEVO FINIRE LA MIA CARRIERA ALLA SCALA''. ALEXANDER PEREIRA METTE SUBITO IN CHIARO LA SUA FELICITÀ DI LASCIARE MILANO PER IL MAGGIO FIORENTINO - ''ALLA SCALA C'ERA UN CONSIGLIERE CHE HA FATTO LA LOTTA CONTRO DI ME DAL PRIMO GIORNO DEL MIO MANDATO, POI SOLLEVANDO IL CASO ARABIA SAUDITA. NON FARÒ UNA POLITICA PER DANNEGGIARE MILANO MA DI CERTO IL NUOVO SOVRINTENDENTE DOVRÀ CERCARE SOLDI PER IL SUO TEATRO''

Pierluigi Panza per il ''Corriere della Sera''

 

Alexander Pereira lascerà la Scala: il sindaco di Firenze sta per proporlo come nuovo sovrintendente del Maggio musicale fiorentino.

pereira bartoli

Nel giugno scorso sperava in una riconferma o in un prolungamento sino al 2022, anno al termine del quale cessavano i programmi pensati insieme al direttore musicale Riccardo Chailly. Invece è arrivata la nomina di Dominique Meyer e un prolungamento in affiancamento fino a metà 2021.

 

Quando lascerà la Scala?

«Sarò qui fino alla "Tosca", ma il mio contratto scade formalmente in febbraio. È una tempistica che definiranno meglio i sindaci di Milano e Firenze».

 

È rimasto amareggiato della decisione del giugno scorso di non rinnovarla nell' incarico?

«Speravo di finire la mia carriera alla Scala. Nella primavera del 2018 il sindaco Giuseppe Sala mi aveva dato l' impressione che non si sarebbe andati verso un nuovo mandato pieno. Allora avevo offerto quello che mi sembrava un compromesso logico: poiché avevo siglato accordi con cantanti e direttori sino al 2022 volevo finire con quelli.

giuseppe sala alexander pereira

Insieme a Chailly».

 

Poi?

«Ero triste della situazione prospettata sino al 2021, ma ero partito per le vacanze pensando di rimanere alla Scala.

Poi ho ricevuto tre offerte, tutte per periodi di cinque anni, anche dall' estero. Una mi è parsa particolarmente interessante, quella di Firenze, che ha un teatro di grande tradizione, coro e orchestra gestiti bene da Zubin Mehta per una ventina d' anni e dai successivi direttori. Poi c' era l' elemento della città e una parte della mia famiglia che vive lì.

 

A Firenze hanno una stagione tutto l' anno e un Festival di fama internazionale. Quindi ho pensato di poter essere la persona con l' esperienza giusta per onorare questo impegno.

Poter immaginare e sognare un progetto quinquennale è diverso dal dedicarsi per un anno e mezzo alla chiusura di un' esperienza esistente».

 

alexander pereira

Trova giusto che sia stato un cda in scadenza a scegliere un successore che lavorerà con nuovi consiglieri?

«È la logica italiana, forse dovrebbe essere differente».

 

Ma lei ha capito perché non l' hanno rinnovata?

«C' era un consigliere che ha fatto la lotta contro di me dal primo giorno del mio mandato».

 

E la politica? Ha creato qualche intralcio?

«Solo nel caso Arabia Saudita che è stato creato internamente, da quel consigliere. La politica è venuta a ruota, ha cavalcato la vicenda».

 

Quali sono le cose meglio riuscite nella sua Scala?

«Credo che in questi anni la Scala sia diventata un teatro affidabile, dove gli artisti possono fidarsi dei progetti. Si è instaurato un clima tra i collaboratori molto positivo e una voglia che ha assicurato il mantenimento dei posti di lavoro e il successo economico.

pereira chailly

Si è creato un bel gruppo di nuovi talenti italiani, si è puntato sull' italianità senza perdere l' internazionalità. Chailly è uno dei più importanti direttori del mondo e i musicisti lo confermano con la loro qualità».

 

Cosa le ha detto Chailly?

«Quando l' ho avvertito di Firenze mi ha detto che è un bel progetto, mi ha ricordato del prestigio che aveva ai tempi di Massimo Bogianckino».

 

Cosa l' ha spinta ad accettare?

«Ho fiducia nel sindaco Nardella. Ho parlato con lui una ventina di ore, non mi sembra come altri politici».

Salvini Verdini Pereira alla Scala

 

Sarà anche direttore artistico?

«Impossibile dividere le figure di sovrintendente e direttore artistico. Era la sopravvivenza di una divisione politica risalente alla Prima Repubblica per avere due manager di diversi partiti».

 

Porterà con sé gli sponsor?

«Quando ho lasciato Vienna, Zurigo e Salisburgo c' è sempre stata la paura che portassi via con me gli sponsor. Non è così: il settanta-ottanta per cento degli sponsor che ho portato in questi teatri sono rimasti. Qualcuno è legato a me e questi magari decideranno di aiutarmi a Firenze. Io non farò una politica per danneggiare la Scala ma di certo un sovrintendente della Scala deve cercare soldi per il suo teatro».

 

salvatore nastasi foto di baccoDARIO NARDELLA 1

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…