romulus

LE SERIE DEI GIUSTI - SE VI È PIACIUTO “IL PRIMO RE” DI MATTEO ROVERE, LA STORIA DI ROMOLO E REMO, VI PIACERÀ ANCORA DI PIÙ “ROMULUS”, DAL 6 NOVEMBRE SU SKY ATLANTIC, UN PERFETTO E RIUSCITO ESEMPIO DI SERIE AVVENTUROSA MODERNA DI EXPLOITATION COLTA CON LA GIUSTA DOSE DI SANGUE, AMORE, MUSICA, STORIA. MA NON CREDIATE CHE…

 

 

Marco Giusti per Dagospia

 

Romulus di Matteo Rovere

 

Se vi è piaciuto “Il primo re” di Matteo Rovere, la storia di Romolo e Remo tutto parlato in uno studiatissimo e reinventato latino antico, vi piacerà ancora di più la serie che vedrete dal 6 novembre su SkyAtlantic, “Romulus”, coproduzione Cattleya, Groenlandia, Sky in dieci puntate (ne ho viste sei), sempre ideata, coprodotta e diretta da Rovere, altri registi degli episodi sono Michele Alhaique e Enrico Maria Artale.

romulus

 

Curiosamente “Romulus” è una sorta di reboot, di espansione del film e del mito, con molti e fondamentali cambiamenti narrativi e autoriali, a parte la scelta della lingua, il latino arcaico da gustare con sottotitoli, l’impostazione da avventuroso moderno, diciamo, tra “Eucalypto”, “Games of Thrones”, “Gomorra” e una voluta distanza dalla tradizione tutta italiana del peplum alla Bava-Francisci.

 

Anche se poi, lo vedrete, non si può sfuggire a lungo al fascino del peplum. Rovere e i suoi bravissimi co-sceneggiatori, Filippo Gravino, Guido Iuculano e, in un primo tempo, anche Francesca Manieri, trattano “Il primo re” quasi come una prova, una reference, al pari del vecchio “Romolo e Remo” di Sergio Corbucci con la coppia Steve Reeves-Gordon Scott, che magari non hanno neanche visto, ma che noi ragazzini del tempo abbiamo adorato come fosse l’unica e vera storia della nascita di Roma. Ripartono, insomma, da Romolo e Remo, l’VIII secolo A.C., Numitore, la Lupa, i popoli del Lazio, le vestali, Alba e Velia, le botte, i boschi, i fiumi. Ma, anche per non farci addormentare sulla sedia, però, ci confondono un po’ le cose.

 

romulus

Romolo e Remo sono ancora gemelli ma si chiamano Yemos e Enitos, interpretati da Andrea Arcangeli e Giovanni Buselli. Tutto si svolge, come sempre, per la conquista del potere. Con la scusa della siccità e del dobbiamo fare un sacrificio agli dei, il vecchio re di Alba, Numitore, Yorgo Voyagis, già fidanzato storico di Nadia Cassini e Demetra Hampton, è stato cecato e mandato in esilio dal perfido fratello Amulius, Sergio Romano, istigato dall’ancor più perfida moglie, Ivana Lotito. Per completare l’opera, Amulius, su idea del re di Velia, Massimiliano Rossi, ha teso un trapolone ai due gemelli, eredi al trono per via diretta. Ha ucciso personalmente Enitos, ma gli è sfuggito nei boschi Yemos.

 

Tornato a Alba ha quindi accusato Yemos di aver ucciso il fratello, una fake new che sconvolge sua figlia, la vestale Ilia, la sempre grande e credibile Marianna Fontana, innamorata di Enitos da quando era piccola. Ilia, dopo aver passato anni da vestale in totale astinenza, si rende conte della inutilità della sua vita, sbotta, spegne il sacro fuoco e giura vendetta. Il padre, per punirla, è costretto a murarla viva sotto terra con tanto di pietrone alla “Kill Bill”, ma ne uscirà misteriosamente viva e sempre più inferocita con l’innocente Yemos.

romulus marianna fontana alias vestale ilia

 

 

Giura di ucciderlo. Intanto Yemos, infamato e ferito, si legherà nei boschi a un altro fuggiasco, il giovinetto Wiros, Francesco Di Napoli, e assieme a lui si uniranno, anche se solo nella quinta puntata, alla tribù di pericolosi uomini-lupacchiotti capitanata da una sorta di Regina dei Lupi, la strepitosa Silvia Calderoni, mischione di teatro sperimentale, ultrà e centri sociali romani che molto piacerà ai casseur di questi giorni. Contro i lupacchiotti che sognano di fondare una loro città, Rumia, si muovono così sia Amulius, che vuole eliminare per sempre Yemos, sia sua figlia Ilia, ormai diventata una guerriera, sia il re di Velia, Massimiliano Rossi. Il resto ce lo vedremo.

 

Devo dire che mi sono divertito, anche se non si entra subito nel meccanismo della storia, ma l’idea di trasferire tutti questi attori napoletani di estrazione “Gomorra” o “Indesiderabili” o “L’amica geniale”, Marianna Fontana, Massimiliano Rossi, Ivana Lotito, Giovanni Buselli, nelle campagne laziali, di metterci la musica dei Mokadelic, sempre alla “Gomorra”, la fotografia innovativa di Vladan Radovic (“Smetto quando voglio”) e di Giuseppe Maio (cresciuto come operatore dentro “Gomorra”), lo rende sia riconoscibile come nuova serie italiana di alto livello da esportazione, sia credibile come avventuroso-storico-trogloditico.

romulus francesco di napoli alias wiros

 

Perché, come vi avevo detto, alla fine qualcosa di peplum, anzi dei legami con l’horror del peplum, vedi “Ercole al centro della terra” di Mario Bava o molte delle ercolate di “Le fatiche di Ercole” di Pietro Francisci, è inevitabile se sei un regista o uno sceneggiatore italiano. E come entri in una grotta, i vecchi cinematografari sanno bene cosa siano significate le celebri e romanissime Grotte di Solone per il nostro cinema di exploitation, le luci sono inevitabilmente luci alla Bava. Rovere, a suo merito, non è mai banale, ha sempre una buona idea produttiva in testa.

 

Gioca bene anche il cast, costruisce un buon giovane protagonista, Andrea Arcangeli, gli mette accanto una sorta di spalla di rinforzo e, come in ogni avventuroso che si rispetti, punta sugli attori più navigati o consolidati per i ruoli tormentati o da effetto, penso soprattutto alle ragazze, a Marianna Fontana che da candida vestale diventa una guerriera senza pietà o a Silvia Calderoni truccatissima e giustamente eccessiva e minacciosa.

 

Se “Il primo re” voleva essere qualcosa tra l’avventuroso autoriale e una sorta di pilot per la serie, “Romulus”, già venduto con successo in molti paesi, Germania, Russia, ecc., è un perfetto e riuscito esempio di serie avventurosa moderna di exploitation colta con la giusta dose di sangue, amore, musica, storia.

 

romulus – andrea arcangeli e gabriel montesi alias principe iemos e cnaeus

Ma non crediate, voi sceneggiatori e registi di oggi, che i De Concini i Freda i Bava i Francisci dei nostri peplum fossero dei mestieranti ignoranti. Perché non solo non lo erano affatto, ma proprio inventandosi un genere che mischiava i muscoli di Steve Reeves alle letture dei classici, cosa che solo gli italiani sapevano fare, gli americani non sapevano nemmeno disegnare le colonne dei templi, riuscirono a vendere i nostri peplum in tutto il mondo. E penso e spero che Matteo Rovere sia sulla stessa strada. Da domani su Sky Atlantic.

 

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