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SIETE PRONTI PER L'ATTESISSIMA ULTIMA STAGIONE DELLA “CASA DI CARTA”? – A CAUSA DELLA PANDEMIA I FAN HANNO DOVUTO ASPETTARE 17 MESI, MA ADESSO NETFLIX SCODELLA LE PRIME CINQUE PUNTATE (PER LE ALTRE BISOGNERÀ ATTENDERE IL 3 DICEMBRE) – SI RIPRENDE DALLO “SCACCO MATTO” DI SIERRA AL PROFESSORE E POI SI PROCEDE CON SPARI, MITRAGLIATRICI E BOMBE CHE HANNO TRASFORMATO LE AVVENTURE DEI LADRI DELLA ZECCA IN UN BOMBASTICO SET HOLLYWOODIANO… - VIDEO

 

 

Claudia Casiraghi per “La Verità”

 

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«Scacco matto, Professore». Un'ultima frase, una pistola puntata alla fronte. Poi, il nulla. I titoli di coda, lo scorso anno, sono calati su un momento topico, e la resa dei conti fra il capo della banda e l'ispettore deputato a fermarlo, quel loro primo faccia a faccia è stata posticipato. Avrebbe dovuto trattarsi di poco: la naturale suspense che separa, nell'ambito della serialità televisiva, una stagione dall'altra. Invece La casa di carta, piccolo fenomeno spagnolo cui Netflix ha saputo dare rilevanza internazionale, ha finito per scontrarsi con le difficoltà di una pandemia globale.

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Il coronavirus ha disposto la chiusura dei set, contagiato i protagonisti dello show, costretto la produzione a rispondere con un laconico «prossimamente» alle richieste del pubblico. Che, a 17 mesi esatti dal lancio della quarta stagione, ha avuto in dono il quinto ed ultimo capitolo della serie televisiva.

 

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La casa di carta, stagione cinque, è stata rilasciata online nella prima mattina di quest' oggi. Ma solo una parte degli episodi studiati per dare l'addio al Professore è stata diffusa. Netflix ha deciso, infatti, di dividere in due tranche l'ultimo atto della sua serie culto.

 

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La prima, cinque puntate per (quasi) altrettante ore di spettacolo, ha debuttato per intero sulla piattaforma, dove una seconda parte, con cinque altre puntate e ore di spettacolo, chiuderà il cerchio dal 3 dicembre. Il giorno dei giorni, la data scelta per accomiatarsi ufficialmente, o così pare, dai ladri che il mondo ha celebrato come eroi. La casa di carta, la cui quinta stagione ha ripreso laddove la quarta si è interrotta, dallo «scacco matto» di Alicia Sierra al suo Professore, ha saputo portare in un presente senza più idee e ideologie la favola moderna di Robin Hood: di ladri in tuta rossa, con la maschera di Salvador Dalì e in bocca Bella Ciao.

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I ladri, nascosti ciascuno dietro il nome di una città - Denver, Marsiglia, Berlino e Palermo, poi Tokyo, Stoccolma, Mosca e Nairobi -, avrebbero dovuto derubare la zecca di Spagna per poi separarsi, ricchi e ignari delle proprie identità individuali. Invece, l'amore improvviso fra due membri del gruppo e la leggerezza incosciente che questo nuovo sentimento ha portato con sé hanno costretto la banda a riunirsi, un'altra volta.

 

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Ed è allora che Netflix, il colosso americano dello streaming bulimico, ha fatto la propria comparsa. La casa di carta, produzione trasmessa in origine sulla spagnola Antena 3, sarebbe dovuta finire con il primo colpo del Professore. Ma la piattaforma, ingolosita dal clamore suscitato dalla distribuzione virtuale della serie, ha deciso di andare oltre. Un membro del gruppo rapito dai servizi segreti, torturato e percosso, un nuovo piano: entrare nella Banca di Spagna, fonderne le riserve auree, imprigionare chiunque vi fosse dentro e costringere le autorità a restituire il ragazzo.

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La Banda di ladri guidata dal Professore ha scelto di rischiare una seconda volta, in nome di una solidarietà che con la prospettiva di ricchezza c'entra poco. È la dicotomia tra giusto e sbagliato - macrocategorie morali - a dare alla terza e quarta stagione dello show un pretesto narrativo. Ed è questa stessa dicotomia a muovere l'azione nei primi episodi del quinto e ultimo capitolo.

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La Casa di Carta, nel suo atto finale, ha deciso di portare all'estremo il processo iniziato nel 2017, di riscrivere la favola di Robin Hood così che il ladro non sia più tale. Quell'essere giudicato in base alla morale societaria è stato spogliato delle etichette: è diventato un eroe, il portatore di un ordine nuovo.

 

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Un rivoluzionario, a tratti. Il Professore, Tokyo, Marsiglia e Palermo, sui quali finora è sembrato pendere un giudizio ambiguo, hanno capovolto il significato di buono e cattivo e indetto un ultimo scontro: la banda, stremata dai giorni di permanenza nella Banca di Spagna, contro l'esercito arrivato in soccorso delle autorità madrilene. Carri armati, granate, mitragliatrici hanno riempito il primo episodio fra i cinque inediti che Netflix ha rilasciato questa mattina.

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«Ci hanno messi alle corde, però non siamo ancora morti», ha urlato Lisbona ai propri compagni, promettendo un'ultima grandiosa battaglia. Ci saranno vinti e vincitori, questa volta. Ci sarà un finale che possa dirsi tale, e ci sarà, insieme, la consapevolezza di come il bisogno hollywoodiano di azione ed effetti speciali abbia fagocitato, definitivamente, la linea narrativa della serie tv. La casa di carta avrebbe potuto essere un prodotto ben fatto. Invece, l'impressione è che si sia venduto a logiche di mercato, diventando uno dei tanti show in cui è l'inerzia, l'abitudine, la curiosità a motivare la visione. Non è più la trama il punto, ma il numero di streaming che è in grado di produrre. Un peccato, redditizio, certo, ma un gran peccato.

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