paolo sorrentino e' stata la mano di dio

È STATA LA MANO DI SORRENTINO – MARCELLO VENEZIANI: “IL LEGAME CON I GENITORI TIENE UNITO IL FILM, CHE POI SI DISUNISCE QUANDO LI PERDE ENTRAMBI: LA PRIMA METÀ DEL FILM, GODIBILE E SPASSOSA, È UNITA INTORNO ALLA FAMIGLIA E AI SUOI QUADRETTI; DOPO LA TRAGEDIA IL FILM SI SLEGA, CAMBIA TONO E UMORE, S' IMMALINCONISCE, NE AVVERTI IL VUOTO, APPENA RIEMPITO DALLA PROIEZIONE INDIVIDUALE NEI PROGETTI FUTURI. È COME SE IL VERO SFIORISSE IL BELLO. MA ANCHE LA DISUNITÀ, A BEN VEDERE, È FRUTTO DI…” - VIDEO

 

Marcello Veneziani per “La Verità”

 

e' stata la mano di dio

Eduardo Fellini devoto a Maradona. Questo, in sintesi, il biglietto da visita che esibisce Paolo Sorrentino nel suo nuovo film È stata la mano di Dio, uscito ieri nelle sale cinematografiche. Sono quelli i suoi tre santi protettori, i suoi numi tutelari e si sentono tutti e tre. Perché vi parlo di un film, io che di solito non scrivo critiche cinematografiche?

 

Sì, è un bel film, per metà brioso e spassoso, per metà intristito e forse sfarinato, non so se definirlo un capolavoro ma non è per questo che ve ne parlo. Sì, è come se La grande bellezza, il capolavoro «romano» di Sorrentino, diventasse ora a Napoli La grande umanità; ma anche questo non basterebbe per parlarne fuori dalle recensioni. Sì, parla della sua e della nostra autobiografia giovanile, nell'era di Wojtyla e Maradona, per citare i due papi stranieri di Sorrentino.

paolo sorrentino 5

 

È il famoso gol con la mano del Pibe de oro a dare il titolo al film e a segnare il destino del protagonista-regista. E non c'è, grazie a Dio, nessuno degli ingredienti d'obbligo dei film odierni, in termini di figure, episodi e riverenze ai soliti moloch corretti, i generi e le loro fobie. C'è, sì, un padre comunista, per mettersi in regola col Canone, ma è un dettaglio e fa perfino simpatia nel contesto familista napoletano.

 

e' stata la mano di dio

Ma del film di Sorrentino non vi parlo per quel che vi ho detto o se volete ve ne parlo per tutto questo messo insieme. Che però fa da contorno e da corona, un po' come i cerchi concentrici che si formano nell'acqua quando butti un sasso. Ma qual è il sasso, qual è l'origine del moto intorno a cui ruota il film autobiografico del regista? Qual è il sasso scagliato che anima l'acqua, il «sinolo», per dirla con Aristotele, ossia il sostrato che tiene tutto il film e dà un senso, una forma e uno sviluppo?

 

paolo sorrentino sul set di e' stata la mano di dio

È la cosa più antica al mondo, il legame primario di un figlio coi genitori e la famiglia, sullo sfondo di una città speciale, nel bene e nel male. È il legame essenziale del figlio con suo padre e con sua madre, che sono le figure più riuscite del film. Anzi, a essere precisi, il sasso che produce le onde del film è la loro perdita traumatica per un'esalazione di monossido di carbonio nella loro casa di Roccaraso, quando Fabietto, in realtà Paolo, era ancora un ragazzo.

 

Sorrentino - e' stata la mano di dio

E non glieli fanno vedere da morti, i suoi genitori, e a lui resta prima la rabbia e poi il dolore che dura tutta una vita e lo spinge all'arte, al cinema. Sarà quella la sua cosa da raccontare, la pietra che gli brucia dentro, il punto cruciale della sua identità. Lo dice anche lui nel film, il protagonista e regista in fieri, quando spiega cosa lo spinge a «fare il cinema».

 

È qui, proprio quando il racconto si fa strettamente personale, che diventa universale, perde colore e acquista autenticità e tocca ciascuno di noi. L'evento decisivo è la perdita dei genitori; che si fa più acuto quando è così traumatica, improvvisa e congiunta. Resta quello il cuore autentico della vita, il legame con tuo padre e con tua madre, la loro eredità genetica e affettiva, la loro parabola, da quando sono tutto per te - il mondo, il cielo e la terra - a quando sfumano, si fanno laterali e infine diventano assenti, per forza di sorte, e si riducono a un ricordo, un'impronta e una fotografia su una lapide.

 

Paolo Sorrentino sul set de La Mano di Dio

Il rapporto col padre e con la madre, anche quando è un rapporto mancato o polemico, determina la vita di ciascuno, ne dà un orientamento, sia per analogia che per contrappasso, a voler usare le categorie dantesche. Ovvero, sia che ne seguiamo i passi, li imitiamo, sia che li neghiamo, salvo poi ripercorrere i loro errori, le loro debolezze, le cose che gli abbiamo rinfacciato e da cui volevamo fuggire. Il rapporto con i genitori è il cuore della sua narrazione, è il messaggio che gli preme, la cosa che «tiene in cuorpo» e vuole dire attraverso l'arte, il cinema.

E? stata la mano di Dio 5

 

Quel legame tiene unito il film, che poi si disunisce quando li perde entrambi: la prima metà del film, godibile e spassosa, è unita intorno alla famiglia e ai suoi quadretti; dopo la tragedia il film si slega, cambia tono e umore, s' immalinconisce, ne avverti il vuoto, appena riempito dalla proiezione individuale nei progetti futuri. È come se il vero sfiorisse il bello. Ma anche la disunità, a ben vedere, è frutto di quell'unità perduta: anche a contrario resta la chiave del racconto.

E? stata la mano di Dio 2

 

Ma non solo del film, o della vicenda personale di Sorrentino; è la chiave di comprensione della vita. Quel rapporto dà unità, la perdita di quel rapporto disunisce; viviamo di loro e poi della loro perdita. Un po' come dice Ortega y Gasset di Dio, che brilla per la sua assenza: «Dio è l'immenso assente che brilla in ogni presente, e ci lascia soli con la realtà delle cose», «di lui vediamo solo la ferita che la sua essenza ci ha lasciato».Uso l'espressione disunire citando il film, in particolare il regista Capuano, che consiglia al giovane Fabietto, diventato Fabio, anzi gli grida più volte: «Non ti disunire».

e' stata la mano di dio paolo sorrentino 7

 

Non si comprende bene il senso, se non quello di non sfasciarti, non perdere coesione, non disperderti per scoramento, non abbandonarti. Ma la disunità è quasi inevitabile perché proviene da quella perdita irreparabile, da cui deriva il procedere frammentario, disorganico della vita. Ma è anche la chiave che spiega il film, che poi si disunisce, si slega; e alla fine non so sia un esito voluto e coerente o sia la trama che frana e si frantuma. Ma del suo racconto a noi resta il riflesso della nostra vita che si rispecchia nell'immagine di chi abbiamo perso.

e' stata la mano di dio paolo sorrentino 3e' stata la mano di dio paolo sorrentino 5e' stata la mano di dio paolo sorrentino 21e' stata la mano di dio paolo sorrentino 14e' stata la mano di dio paolo sorrentino 10e' stata la mano di dio paolo sorrentino 12il set di e' stata la mano di dioE' STATA LA MANO DI DIOe' stata la mano di dio paolo sorrentino 13e' stata la mano di dio paolo sorrentino 15e' stata la mano di dio paolo sorrentino 17e' stata la mano di dio paolo sorrentino 16e' stata la mano di dio paolo sorrentino 18e' stata la mano di dio paolo sorrentino 19e' stata la mano di dio paolo sorrentino 2e' stata la mano di dio paolo sorrentino 22e' stata la mano di dio paolo sorrentino 20e' stata la mano di dio paolo sorrentino 23e' stata la mano di dio paolo sorrentino 24e' stata la mano di dio paolo sorrentino 25e' stata la mano di dio paolo sorrentino 26e' stata la mano di dio paolo sorrentino 29e' stata la mano di dio paolo sorrentino 4e' stata la mano di dio paolo sorrentino 27e' stata la mano di dio paolo sorrentino 6

Ultimi Dagoreport

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...