TRA TIM E DAZN TUTTO DA RIFARE! L'ANTITRUST RIGETTA GLI IMPEGNI PER RIMEDIARE ALLE PRESUNTE PRATICHE ANTICONCORRENZIALI CHE SI NASCONDEREBBERO DIETRO IL LORO ACCORDO: "NON BASTANO" – PROROGATO IL TEMPO PER CHIUDERE IL PROCEDIMENTO AL 31 MARZO 2023 - NEL FRATTEMPO TIM E DAZN PROSEGUONO NEI COLLOQUI PER UNA REVISIONE DELL'INTESA - L'ESPOSTO DEL CODACONS PER L'AUMENTO DELLE TARIFFE...

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Francesco Spini per “la Stampa”

 

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Non bastano gli impegni che Tim e Dazn avevano presentato a ottobre per fugare i dubbi sulle presunte pratiche anticoncorrenziali che si nasconderebbero dietro il loro accordo. L'Antitrust ha infatti deliberato di rigettare le proposte inviate sia dall'operatore telefonico sia dalla tv via streaming che detiene fino al 2024 i diritti per trasmettere integralmente il campionato di Serie A.

 

Gli impegni presentati dalle società «appaiono, sia complessivamente sia singolarmente considerati, inidonei a far venire meno i profili anticoncorrenziali individuati nella delibera di avvio dell'istruttoria», si legge nel provvedimento riservato dell'Antitrust. Che, dal canto suo, sta verificando «possibili restrizioni» al mercato che deriverebbero dall'intesa. Sotto la lente l'impossibilità di Dazn di «proporre sconti agli utenti», di «scegliere ulteriori modalità di trasmissione» in termini di dispositivi e di fatturazione in bolletta.

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L'accordo, poi, ostacolerebbe gli altri operatori di banda larga impedendo loro di «applicare sconti» o concedere ai propri clienti «voucher promozionali». Fallita la strada degli impegni, l'Antitrust (che non commenta) valuterà nel merito. Le società rischiano anche una sanzione che potrebbe arrivare, in teoria, fino al 10% del fatturato considerato rilevante. Da Tim fanno sapere che la società «valuterà le azioni da intraprendere», mentre da Dazn dicono che, «in attesa della comunicazione delle risultanze istruttorie, come ha sempre fatto sin dall'avvio del procedimento», l'operatore tv «continuerà ad agire al fine di assicurare la conformità dell'accordo».

 

PIETRO LABRIOLA PIETRO LABRIOLA

L'Antitrust si è data più tempo per chiudere il procedimento, prorogando il termine dall'originario 30 giugno 2022 al 31 marzo 2023. Nel frattempo Tim e Dazn proseguono nei colloqui per una revisione dell'intesa. Ma Dazn è solo uno dei mille fronti aperti di Telecom, che sta lavorando al pano industriale che prevederà la separazione della rete. Il socio Vivendi (23,75%), così come Kkr, preme perché, nel momento in cui questa sarà messa a fattor comune con Open Fiber (controllata da Cdp) nella rete unica, venga valorizzata il più possibile.

 

Nel governo però, secondo autorevoli fonti, si farebbero strada dubbi che l'affare si possa chiudere ai 20 miliardi e passa che sono circolati. La trattativa, insomma, si annuncia complicata. Nel mentre sempre Tim si è aggiudicata i sei lotti del bando Pnrr (valore 725 milioni) per potenziare la tecnologia 5G, con oltre 11 mila siti radiomobili che saranno collegati in fibra entro il 2026. In Borsa il titolo ha perso un altro 3,11% a 24,62 centesimi.

 

CALCIO E TV, TRA DAZN E TIM ACCORDO DA RIFARE.

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Alessia Conzonato per corriere.it

 

L’Antitrust ha rigettato gli impegni che il servizio di streaming sportivo Dazn e il suo partner Telecom Italia (Tim) hanno presentato per rimediare alle possibili violazioni dei principi di concorrenza in relazione all’accordo raggiunto tra le due parti il 6 luglio 2021.

 

A farlo presente è la diffusione di una nota da parte del Codacons, che ha preso parte al procedimento in rappresentanza dei diritti degli utenti potenzialmente lesi da condotte anticoncorrenziali e ha ricostruito la vicenda. Secondo Reuters, in base alle norme in vigore in Italia i due gruppi rischiano una multa fino al 10% del loro fatturato se l’Autorità decidesse che hanno violato le norme di concorrenza del mercato.

 

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La vicenda

Il 26 marzo 2021 Dazn si è aggiudicata i diritti televisivi per la proiezione di tutte le partite della Serie A di calcio per tre stagioni, dal 2021 al 2024, a 2,5 miliardi di euro (840 milioni l’anno). Poco dopo ha raggiunto un accordo con Tim, dove si qualifica come operatore di telefonia e pay tv di riferimento oltre che come partner tecnologico.

 

Ciò significa che l’app di Dazn si trova sul portale Tim Vision e che Telecom Italia metterà a disposizione la propria banda per la trasmissione degli incontri. Il tutto pagando un canone annuo di 340 milioni di euro. Lo scorso 6 luglio, appena siglata l’intesa, pur non avendo imposto nessun provvedimento, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha avviato un’istruttoria di indagine nei confronti dei due operatori.

 

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Come riporta la nota del Codacons, il procedimento si riferiva alla possibilità di limitare commercialmente e tecnicamente Dazn nell’offerta di servizi di televisione a pagamento, riducendo la capacità del gruppo di proporre sconti agli utenti (in violazione dell’articolo 101 del TFUE, Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, il quale impedisce accordi, decisioni e pratiche tra imprese che incidono sul commercio tra paesi dell’Ue) ma anche gli incentivi all’investimento per «l’interconnessione con gli operatori di telefonia fissa e mobile e per l’adeguamento della propria rete di distribuzione dei contenuti.

 

«Previsioni dell’accordo che ostacolano gli operatori di telecomunicazioni concorrenti di Tim - si legge - dall’intraprendere iniziative commerciali e che, mediante l’ampia esclusiva, presentano caratteristiche selettive, incidendo anche su rapporti contrattuali già in essere e impedendo di replicare la possibilità di applicare sconti o di concedere ai propri utenti voucher promozionali per l’offerta dei contenuti relativi alle partite di Serie A».

 

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Procedura in corso fino a marzo 2023

Il 13 luglio - spiega l’associazione dei consumatori - l’Antitrust ha emanato un provvedimento con cui specifica che «gli impegni presentati da Telecom Italia S.p.A., Dazn Limited e Dazn Media Services S.r.l. appaiono, sia complessivamente sia singolarmente considerati, inidonei a far venire meno i profili anticoncorrenziali individuati nella delibera di avvio dell’istruttoria, in quanto non suscettibili di risolvere le preoccupazioni concorrenziali evidenziate nel provvedimento di avvio, laddove non si sono tradotti in modifiche contrattuali condivise, tali da eliminare le criticità concorrenziali». Perciò, l’Autorità ha deliberato di «rigettare gli impegni presentati da Telecom Italia S.p.A., Dazn Limited e Dazn Media Services S.r.l.».

 

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A questo punto, nelle prossime ore sono attese ulteriori mosse da parte dell’Antitrust sul caso Dazn-Tim, anche in merito all’esposto presentato dal Codacons contro gli aumenti tariffari per la visione del campionato di calcio 2022-2023 disposti dalla società. Tim ha risposto dichiarando che sta valutando le prossime azioni da intraprendere. Separatamente, invece, l’Autorità ha dichiarato che completerà il procedimento entro il 31 marzo 2023, rispetto alla precedenza scadenza del 30 giugno 2022. Dazn ha comunicato che «prende atto del provvedimento dell’Autorità che proroga il termine di conclusione del procedimento e, in attesa della comunicazione delle risultanze istruttorie, Dazn come ha sempre fatto sin dall’avvio del procedimento, continuerà ad agire al fine di assicurare la conformità dell’accordo».

 

 

L’esposto per l’aumento delle tariffe

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La richiesta dell’associazione è di aprire un procedimento istruttorio volto ad accertare la legittimità degli aumenti tariffari disposti unilateralmente dalla società, e il rispetto dei diritti degli utenti già abbonati al servizio. Stando a quanto riporta il Codacons nella nota, in altre occasioni di disservizi da parte della piattaforma è stato necessario l’intervento delle istituzioni. «L’aumento delle tariffe stabilito dalla piattaforma è pari al 50% (si passerà difatti da un abbonamento mensile di euro 19,99 ad uno pari ad euro 29,99 nonché ad un altro di 39,99 euro se si vuole applicare il c.d. pacchetto Plus) e potrebbe comportare, oltre che un aggravio sulle tasche di numerosi utenti/abbonati fruitori del servizio, un vero e proprio squilibrio nel settore calcio. L’applicazione dei nuovi costi rappresenterebbe un’evidente manifestazione di come l’emittente streaming arrivi a modificare unilateralmente le offerte commerciali violando gli interessi di utenti e tifosi.

 

Già nel corso del Campionato appena concluso le Autorità in Indirizzo sono state più volte chiamate ad intervenire in merito ai comportamenti assunti dalla piattaforma streaming al fine di tutelare gli abbonati».

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