fellini disegni

TRIPOLI, BEL SUOL DI CINEMA – IL PRIMO CIAK DI FELLINI? NEL DESERTO! L’ESORDIO DEL REGISTA ALLA MACCHINA DA PRESA PARE CHE AVVENNE IN LIBIA NEL 1942 SUL SET DI UN FILM DI PROPAGANDA. SEGUIRONO UNA ROCAMBOLESCA FUGA SU UN PICCOLO AEREO E LA SCOMPARSA DELLA PELLICOLA. FELLINI DEFINI’ QUELLE SETTIMANE “UN'AVVENTURA MEMORABILE” MA NON RACCONTO’ CIO CHE ACCADDE. ANCHE SE IN “AMARCORD”…

Alberto Anile per "il Venerdì - la Repubblica"

 

federico fellini

L'esordio di Fellini come regista? Quello ufficiale è Luci del varietà (1950), diretto a quattro mani con Alberto Lattuada; i più esperti menzioneranno alcune scene del Paisà (1946) di Rossellini. In realtà c' è un' altra occasione, precedente di quattro anni, che potrebbe averlo visto per la prima volta dietro la macchina da presa: un film che ha avuto tre titoli, girato in Africa, e del quale rimangono labili memorie.

 

fellini disegni

Se ne occupa Roberto Chiesi nel numero 196/197 di Cabiria, rivista di studi di cinema diretta da Marco Vanelli, un fascicolo felliniano in cui si parla anche di un progetto cinematografico da Mario Tobino e dell' omaggio che Francesca Fabbri Fellini ha fatto al grande zio con il cortometraggio Fellinette.

 

L' anno del possibile debutto è il 1942.Fellini, allora magrissimo e capellone, sbarca il lunario rivedendo soggetti e sceneggiature per la Anonima cinematografica italiana (Aci) diretta da Vittorio Mussolini, figlio del duce.

 

fellini disegni

Mentre la guerra volge già verso la catastrofe, all' Aci progettano film storici, nella logica del cinema di regime. Salgari va di moda; quella da I predoni del Sahara, romanzo del 1903, è una delle molte trasposizioni salgariane dell' epoca: il libro viene stravolto per farne un film di propaganda, spostando l' azione dal Marocco di fine Ottocento alla Libia del 1914, e incentrando la vicenda su un eroico ufficiale italiano che resiste agli attacchi dei ribelli e s' innamora della figlia di uno sceicco.

 

La Hollywood del fascio Radunando dichiarazioni, riesumando testimonianze e setacciando riviste, Chiesi ricostruisce il ricostruibile. I predoni del Sahara viene annunciato nel maggio 1942, addirittura per la regia di Rossellini, che a quel tempo lavorava per l' Aci, ma le riprese slittano e i nomi si avvicendano. A Rossellini subentra negli annunci Paolo Moffa; a ottobre, quando il film è finalmente iniziato a Tripoli con il nuovo titolo Gli ultimi Tuareg, dietro la macchina da presa c' è invece Gino Talamo. Anche il cast ha subito vari aggiustamenti, ora i protagonisti sono Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, la coppia "nera" del cinema italiano.

fellini disegni

 

Fellini collaborò certamente al copione; intervistato da Rita Cirio, parlerà anzi di «mia sceneggiatura», come se fosse stato l' unico autore. In effetti, a novembre, quando si rende necessaria una revisione del copione (pare non piaciuto a Valenti), l' Aci chiede a Fellini di partire per la Libia. Lui ne farebbe volentieri a meno ma gli fanno capire che se rifiuta lo spediranno al fronte, fin' allora evitato con finti certificati medici. Federico atterra quindi di mala voglia a Tripoli.

 

federico fellini

Il titolo del film adesso è I cavalieri del deserto e a fare la regia non c' è solo Talamo. La pubblicistica del periodo propaganda la condirezione di Valenti (circostanza ripresa da Marco Tullio Giordana nel film Sanguepazzo, dove Valenti ha il volto di Luca Zingaretti) mentre Fellini menziona come registi occasionali il segretario di produzione Franco Riganti e «un tal Barboni» che nessuno è riuscito a identificare.

 

sotto le bombe Girò qualcosa anche Fellini? Pare proprio di sì. Trent' anni dopo, Guido Celano, che nel film aveva il ruolo dell' arabo traditore, racconterà a Francesco Savio che un giorno, essendo Talamo malato, Fellini venne esplicitamente a proporsi: «Guidone, che dici? Lo faccio io?». E, con l' appoggio di Valenti, avrebbe girato effettivamente alcune scene.

 

federico fellini

L' epilogo è rocambolesco: dopo due o tre settimane, la troupe è costretta a interrompere le riprese dall' avanzata dell' ottava armata britannica e a ripartire per Roma.

 

fellini cabiria

Fellini, in uno stato di esaltazione, decide di rimanere per consegnarsi al generale Montgomery, ma accetta infine un passaggio su un piccolo aereo tedesco, costretto a volare a pelo d' acqua per non farsi notare da un bombardiere americano che lo sorvola qualche chilometro più in alto, e sul quale un soldato tiene per tutta la traversata la mitragliatrice puntata. Il piccolo velivolo sbarca in Sicilia, in pieno bombardamento. «Era veramente l' inferno» Fellini racconterà a Jean Gili, «siamo scesi dall' aereo e ci siamo messi a correre per metterci in salvo».

 

Del film I cavalieri del deserto non rimane praticamente nulla. Sparita la sceneggiatura, perduta la pellicola impressionata, affiorano dalle riviste poche sgranate foto di scena: il lascito più concreto sono alcuni disegni di Fellini, in due dei quali (pubblicati da Cabiria e qui anticipati) si autoritrae.

 

fellini luci del varietà

il passato che riaffiora Ma perché Fellini parla così poco della sua impresa libica? In quella che gli capitò di definire «un' avventura memorabile» mancano proprio gli elementi meno dimenticabili: il suo rapporto con gli "amanti tragici" Valenti e Ferida, uccisi dai partigiani per la loro adesione a Salò, e l' occasione di mettersi per la prima volta dietro la macchina da presa. C' entra probabilmente la vicinanza al regime fascista e ad alcuni suoi esponenti, pur nel contesto di un periodo confuso e pericoloso. «Fu la prima, vera avventura cinematografica di Fellini» conclude Chiesi, «forse troppo romanzesca e troppo compromessa con la storia per essere da lui reinventata in un film».

 

Però quell' esperienza gli rimase dentro, e riemerge in modo imprevedibile.

AMARCORD - FEDERICO FELLINI

C' è una scena, in Amarcord, ambientata in un cinema, quella in cui il giovane Titta stuzzica la Gradisca a luci spente. La pellicola che si proietta (titolo immaginario Il sole nel deserto, immagini del vero Beau Geste) è un film d' avventura coloniale: vorrà dire qualcosa?

fellini luci del varietàROTUNNO FELLINI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…