TUTTI CANTANO FREDDIE MERCURY: ''BOHEMIAN RHAPSODY (SING ALONG)'', IL FILM SUI QUEEN IN VERSIONE KARAOKE E’ L'ULTIMO ESEMPIO DI UNA TRADIZIONE CHE VA DA 'WOODSTOCK' A 'ROCKY HORROR PICTURE SHOW' – SU INSTAGRAM CREMONINI DELIZIA I FAN CON “LOVE OF MY LIFE”:  "E’ LA PRIMA CANZONE DEI QUEEN CHE HO IMPARATO. ARRIVAVO A SCUOLA CON LO SMALTO NERO E LE PIUME DI STRUZZO..." – VIDEO

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Dal profilo Instagram di Cesare Cremonini

 

La prima canzone dei #Queen che ho imparato all’inizio degli anni novanta. Love of my life. Era così passionale, così sospirata. Gli amici a scuola ascoltavano solo i Nirvana. Io mi ero perso dentro a questa band che offriva champagne al pubblico durante i concerti. Arrivavo a scuola con lo smalto nero e le piume di struzzo attorno al collo! ?

Pochi mesi dopo, compiuti i 15 anni, scrissi Vorrei, la mia prima canzone. Mercury disse con la voce suadente che usava nelle interviste: “non mi vergogno di cantare l’amore, ha così tante sfumature che possono essere raccontate...” dobbiamo restare legati alla melodia, perché è immortale. Questo Kurt Cobain lo sapeva benissimo.

 

2. AL CINEMA COME AL CONCERTO

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Andrea Silenzi per la Repubblica

 

Al primo spettacolo, in una sala centralissima di Roma, ci sono persone di età diversa. Bohemian Rhapsody ha appena conquistato cinque nomination all' Oscar e debutta nelle sale italiane in versione karaoke (in oltre 200 sale in tutta Italia, oggi è l' ultimo giorno utile). Durante la proiezione canticchiano un po' tutti. «Con moderazione», confessano Dario e Virginia, 22 e 16 anni, lei all' ottava visione del film, «perché misurarsi con Freddie è molto complicato». Due signore sedute più indietro ammettono che, nella situazione giusta, avrebbero potuto cantare con più convinzione ma ammettono che «il fatto di vedere i testi sullo schermo è molto stimolante».

 

FREDDIE MERCURY FREDDIE MERCURY

Dopo aver riportato il rock nelle sale e nelle classifiche dei dischi, Bohemian Rhapsody apre nuovi scenari nella lunga storia della musica rappresentata sullo schermo. È dai tempi di Blackboard jungle, in italiano Il seme della violenza, che il pubblico interagisce con le immagini: in quel caso (era il 1955) i teddy boy impazzivano alla vista di Bill Haley e dei suoi Comets che suonavano Rock around the clock. Durante le proiezioni scoppiavano risse, i ragazzi lanciavano le sedie e ballavano nei corridoi: era il virus del rock' n'roll che iniziava il suo inarrestabile percorso.

 

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Alcuni esercenti tagliarono la prima scena con il brano, mentre in molti attribuirono al film la colpa dell' aumento di violenza e vandalismi in tutto il mondo. Ma il film di Richard Brooks era un' occasione unica per vedere in azione uno degli eroi della nuova rivoluzione: non era ancora l' epoca dei grandi concerti. E anche quando i grandi raduni entrarono nelle cronache segnando un passaggio epocale nella cultura degli anni Sessanta il cinema divenne l' unico periscopio accessibile per chi viveva a un oceano di distanza dalla rivoluzione hippie. Monterey pop ma soprattutto Woodstock hanno creato una nuova modalità di fruizione cinematografica.

 

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Nelle sale italiane dove il film concerto veniva proiettato (era il 1970), la visione diventava un vero e proprio happening. I frequentatori del Quattro Fontane a Roma ricorderanno il forte odore di sostanze vietate, il frenetico passaggio di mano di dischi e cassette ma soprattutto le stesse facce di settimana in settimana tra le poltrone della sala. In un' epoca di scarsa informazione (soprattutto musicale) e di zero coperture televisive, l' unica maniera per partecipare all' evento e per sentirsi in qualche modo parte di quella comunità era andare al cinema e rivedere più e più volte, anche nella stessa settimana: Jimi Hendrix sul palco all' alba o Carlos Santana che trasforma il suo set in un delirio ritmico che era già quasi world music.

 

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E quando la narrazione della musica ha cambiato colori, sacrificando l' utopia a favore dello show, è toccato a The Rocky horror picture show accarezzare la fantasia dei fan in una rappresentazione senza fine, con gli spettatori a impersonare i personaggi del film davanti allo schermo. Il cinema Mexico, a Milano, ha ospitato le appassionate performance per più di trent' anni. Adesso il dialogo infinito tra spettatori e schermo potrebbe essere entrato in una nuova era. Più simile a un concerto che a una semplice proiezione. E proprio come a un concerto, l' emozione arriva anche dalla condivisione con una platea di sconosciuti. La differenza con la tv o un dvd, alla fine, è lì. Soprattutto per chi, come Virginia, Freddie Mercury non ha potuto mai sentirlo dal vivo. È un sogno che adesso è più vicino perché dentro quel sogno c' è anche la sua voce.

 

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