oscar neri black

VINCI SOLO SE SEI DISCRIMINATO - CAMBIANO LE REGOLE PER L'OSCAR: BISOGNERÀ AVERE UN MINIMO DI ATTORI E TECNICI SUL SET CHE APPARTENGONO A MINORANZE ETNICHE, DONNE, COMUNITÀ LGBT - FAREBBE RIDERE SE NON STESSE ARRIVANDO PURE IN EUROPA: QUEST'ANNO CHE A VENEZIA C'ERA IL RECORD DI GIURATE E REGISTE DONNE, ''VARIETY'' SI LAMENTA PERCHÉ CI SONO TROPPI BIANCHI. MASCHERONI: ''IL MERITO CONTA POCO. IL GENERE, ORMAI, TUTTO''

 

 

Riceviamo e pubblichiamo da Luigi Mascheroni:

 

Caro Dago,

Adesso il problema è che alla Mostra del cinema di Venezia (come da articolo della prestigiosa rivista Variery che ha fatto parecchio arrabbiare il direttore Alberto Barbera: https://variety.com/2020/film/global/venice-cannes-berlin-diversity-main-competition-juries-1234761668/) non ci sono abbastanza giurati di colore... Poi non ci saranno abbastanza asiatici, poi non abbastanza disabili, poi non abbastanza gender fluid, e poi per fare stare tutti loro in giuria, toglieranno attori e registi...

 

Comunque, come quest’anno dopo le polemiche delle scorse edizioni, le registe femmine accettate al concorso sono diventate quasi la metà, l’anno prossimo spunterà di sicuro un afroamericano (o due, o meglio ancora due donne Afroamericane) in giuria. Il merito conta poco. Il genere, ormai, tutto. 

statuetta oscar

 

 

 

 

Dario Ronzoni per www.linkiesta.it

 

Dopo il Festival del cinema di Berlino, anche l’Academy che assegna gli Oscar cambia le regole, in nome di una maggiore inclusione e diversità. A partire dall’edizione 2024, per poter essere candidati al titolo di Miglior Film (Best Picture), le pellicole dovranno presentare o nella storia o nel team di produzione una quota variabile di persone provenienti da categorie sottorappresentate (donne, Lgbtq, etnie minoritarie negli Stati Uniti, disabili). La qualità, insomma, viene subordinata (o soltanto collegata?) alla giustizia sociale.

 

Il film dovrà ottemperare ad alcuni obblighi specifici, elencati in un catalogo delle regole che somiglia a un manuale Cencelli delle discriminazioni. Per l’esattezza, dovrà soddisfare almeno due di quattro standard diversi.

 

oscars 2020 highlights parasite and bong joon ho takeover joaquin phoenix and brad pitt win their 1st ever oscar

Il primo, lo standard A, riguarda la «rappresentazione sullo schermo, i temi e la narrazione», cioè quello che vede il pubblico. Un film può venire candidato se almeno uno dei protagonisti, o uno dei comprimari di peso, appartiene a una minoranza razziale. E per non lasciare spazio a dubbi, vengono anche elencate: «Asiatico, ispanico/latino, nero/afroamericano, indigeno/nativo/nativo dell’Alaska, mediorientale/nordafricano, nativo delle Hawaii o di altre isole del Pacifico, altro».

 

Se proprio non si riesce, «almeno il 30% degli attori in ruoli secondari o minori dovrà provenire da almeno due dei seguenti gruppi sottorappresentati», cioè «donne, minoranze razziali, Lgbtq, persone con disabilità cognitive o fisiche, o che sono sordi o con problemi di udito». Terza possibilità, «la storia principale»: almeno quella dovrà vertere su uno dei gruppi sottorappresentati ma succitati. Insomma, basta che parli di donne, di minoranze, di disabilità, di tematiche omosessuali.

 

Il secondo standard, il B, considera invece la direzione artistica e il gruppo di progetto. Anche qui, bisogna soddisfare almeno uno di questi criteri. Il B1 recita: «Almeno due delle seguenti posizioni devono essere affidate a persone provenienti da gruppi sottorappresentati: direttore del casting, direttore della fotografia, compositore, designer dei costumi, regista, tecnico del montaggio, parrucchiere, truccatore, producer, designer della produzione, set decorator, tecnico del suono, supervisore agli efetti visivi, autore». E almeno una di queste deve appartenere a un gruppo razziale (sempre di quelli elencati prima) minoritario.

venezia in quarantena 7

 

Il B2 chiede soltanto che almeno «sei» posizioni di quelle non elencate (tranne gli assistenti alla produzione) siano affidate a gruppi sottorappresentati o di etnie minoritarie. E il B3 vuole che «almeno il 30%» della troupe del film appartenga alle ormai note categorie sottorappresentate.

 

Il terzo standard, il C, parla di soldi e opportunità di carriera, e per ottenerlo bisogna soddisfare entrambi i criteri presentati: «L’azienda che si occupa del finanziamento o della distribuzione del film deve prevedere stage e apprendistati pagati per i gruppi sottorappresentati».

 

cate blanchett a venezia

Per la precisione, gli studios più importanti o le aziende di distribuzione più grandi «devono avere in essere apprendistati o stage pagati per i gruppi sottorappresentati» e «soprattutto nel settore della produzione, della produzione fisicale, della post-produzione, della musica, degli effetti visuali, delle acquisizioni, della dsitribuzione, del marketing e della pubblicità». E quelli più piccoli e/o indipendenti? Per loro basta che ci sia almeno un minimo di due posizioni affidate a chi proviene dai gruppi sottorappresentati (ma almeno uno deve essere di una etnia minoritaria), negli stessi settori.

 

Il secondo criterio prevede che chi si occupa della produzione o del finanziamento del film offra opportunità di lavoro o di sviluppo delle competenze fuori dal capitolo di spesa per persone dei gruppi sottorappresentati. Non si specifica quante.

 

Infine lo standard D, che prevede un criterio solo: «La rappresentazione nel marketing, nella pubblicità e nella distribuzione». In questi settori, si specifica, «più posizioni dirigenziali interne dovranno essere coperte da persone provenienti dai gruppi sottorappresentati». E segue l’ormai noto catalogo.

anna foglietta 2

 

Una svolta, insomma, che punta ad accrescere la diversità in un settore a lungo dominato da uomini bianchi. Nonostante le polemiche, puntualissime, che hanno accolto il nuovo regolamento, va notato che – almeno a un primo sguardo – i requisiti non sono troppo costrittivi. In generale gli standard B e D sono quelli più semplici da soddisfare (le posizioni di truccatore o parrucchiere sono già occupate da donne, per capirsi), mentre è evidente che lo standard A sarebbe di maggior impatto, anche se (soprattutto nel caso di film storici) non può essere adatto a tutte le trame.

Ultimi Dagoreport

donald trump volodymyr zelensky donald trump nobel pace

DAGOREPORT – DONALD TRUMP È OSSESSIONATO DAL NOBEL PER LA PACE: LE BOMBE DI NETANYAHU SU GAZA E I MISSILI DI PUTIN SULL’UCRAINA SONO GLI UNICI OSTACOLI CHE HA DI FRONTE – CON “BIBI” È STATO CHIARO: LA PAZIENZA STA FINENDO, LA TREGUA NON SI PUÒ ROMPERE E NON CI SONO PIANI B, COME HA RICORDATO AL PREMIER ISRAELIANO MARCO RUBIO (IN GRANDE ASCESA ALLA CASA BIANCA A DANNO DI VANCE) – DOMANI L’ACCORDO CON XI JINPING SU DAZI, TIKTOK, SOIA E NVIDIA (E STI CAZZI DI TAIWAN). IL PRESIDENTE CINESE SI CONVINCERÀ ANCHE A FARE PRESSIONE SUL SUO BURATTINO PUTIN? SE NON LO FARÀ LUI, CI PENSERÀ L’ECONOMIA RUSSA AL COLLASSO…

giampaolo rossi rai report sigfrido ranucci giovanbattista fazzolari francesco lollobrigida filini

DAGOREPORT – RAI DELLE MIE BRAME: CHIAMATO A RAPPORTO L'AD GIAMPAOLO ROSSI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI DOVE SI E' TROVATO DAVANTI, COL DITO ACCUSATORIO, I PLENIPOTENZIARI RAI DEI TRE PARTITI DI MAGGIORANZA: GASPARRI (FI), MORELLI (LEGA) E FILINI (FDI) CHE, IN CORO, GLI HANNO COMANDATO DI TELE-RAFFORZARE LA LINEA DEL GOVERNO - IL PIÙ DURO È STATO IL SOTTOPANZA DI FAZZOLARI. FILINI SPRIZZAVA FIELE PER L’INCHIESTA DI “REPORT” SUI FINANZIAMENTI DI LOLLOBRIGIDA ALLA SAGRA DEL FUNGO PORCINO - ROSSI, DELLE LORO LAMENTELE, SE NE FOTTE: QUANDO VUOLE, IL FILOSOFO CHE SPIEGAVA TOLKIEN A GIORGIA NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO, PRENDE IL TELEFONINO E PARLA DIRETTAMENTE CON LA PREMIER MELONI... - VIDEO

giorgia meloni daria perrotta giancarlo giorgetti

FLASH – GIORGIA MELONI HA DETTO A BRUTTO MUSO AL RAGIONERE GENERALE DELLO STATO, DARIA PERROTTA: “QUESTO È UN ESECUTIVO POLITICO E NON TECNICO”. IL CENTRODESTRA HA GIÀ SILURATO IL DG DEL TESORO, ALESSANDRO RIVERA, HA LIQUIDATO L’EX RAGIONIERE BIAGIO MAZZOTTA E HA ACCOMPAGNATO ALL’USCITA IL DIRETTORE DELLE PARTECIPATE, MARCELLO SALA. ORA SE LA PRENDE ANCHE CON LA FEDELISSIMA DI GIANCARLO GIORGETTI, CHE NON È CERTO UNA PERICOLOSA COMUNISTA, NÉ UNA OSTILE “MANDARINA” IN QUOTA “DEEP STATE”. A DESTRA COSA PRETENDONO DA MEF E RAGIONERIA? CHE SIANO USI A OBBEDIR TACENDO? DAVANTI AI TRISTI NUMERI, NON CI SONO IDEOLOGIE O OPINIONI…

sangiuliano gasdia venezi giuli

SULLA SPOLITICA CULTURALE DELLA “DESTRA MALDESTRA” – ALBERTO MATTIOLI: “CI RENDEMMO SUBITO CONTO CHE DA SANGIULIANO C’ERA NULLA DA ASPETTARSI, A PARTE QUALCHE RISATA: E COSÌ È STATO. GIULI AVEVA COMINCIATO BENE, MOSTRANDO UNA CERTA APERTURA E RIVENDICANDO UN PO’ DI AUTONOMIA, MA MI SEMBRA SIA STATO RAPIDAMENTE RICHIAMATO ALL’ORDINE - CHE LA DESTRA ABBIA PIÙ POLTRONE DA DISTRIBUIRE CHE SEDERI PRESENTABILI DA METTERCI SOPRA, È PERÒ UN FATTO, E PER LA VERITÀ NON LIMITATO AL MONDO CULTURALE - IL PROBLEMA NON È TANTO DI DESTRA O SINISTRA, MA DI COMPETENZA. CHE BEATRICE VENEZI NON ABBIA IL CURRICULUM PER POTER FARE IL DIRETTORE MUSICALE DELLA FENICE È PALESE A CHIUNQUE SIA ENTRATO IN QUALSIASI TEATRO D’OPERA - (PERCHE' SULL’ARENA DI VERONA SOVRINTENDE - BENISSIMO - CECILIA GASDIA, DONNA E DI DESTRA, SENZA CHE NESSUNO FACCIA UN PLISSÉ?)’’

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA")