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IL VIRUS E “GLI ULTIMI GIORNI DELL’ARTE” – ALESSANDRA MAMMI’: "JERRY SALTZ, CRITICO DEL ''NEW YORK MAGAZINE'', SCRIVE CHE IL VIRUS STA GIÀ DECIMANDO L’ELITARIO MILIEU DELL’ARTE NORD AMERICANA, A COMINCIARE DALLE GALLERIE NEWYORKESI. CHIUDERANNO ANCHE LE FIERE, LE SCUOLE D’ARTE E I MUSEI. ''IL VIRUS PUÒ UCCIDERE IL 99% DEGLI ARTISTI. RIMARRANNO QUELLI CHE…" - E IN EUROPA? LA FRANCIA HA CREATO UN FONDO D'EMERGENZA. L'ITALIA? MEGLIO NON CHIEDERE

Alessandra Mammì per Dagospia

 

Se lo scrive Jerry Saltz autorità in materia, critico del New York Magazine, un tempo voce dell’arte in “The Village Voice” nonché premio Pulitzer 2018, insomma se lo dice lui che siamo a “The Last Days of the Art World” forse bisogna credergli.

 

jerry saltz

Lui che ha vissuto i bei tempi andati quando  Marian Goodman aveva un’unica galleria e rispondeva alle telefonate in persona,  mentre John Cage spiegava la storia dell’arte davanti a una bottiglia di vino al Village ; lui che ha visto quel mondo di “vagabondi visionari zingari aristocratici squattrinati e geni nullafacenti” trasformarsi in professionisti firmatissimi, arrampicatori sociali,  collezionisti milionari e iperattivi artisti  agitarsi tutti al grido “ Greed became Form” (copyright: Francesco Bonami) sullo sfondo di  una valanga di soldi concentrati nelle “mani bianche” di una ristretta élite…

 

Ebbene in un lungo articolo su Vulture, Saltz ci spiega come il virus stia già decimando  l’elitario milieu dell’arte nord americana  a  cominciare dalle gallerie newyorkesi tutte chiuse per l’epidemia e molte poche ( causa affitti altissimi) in grado di sostenere a lungo il lockdown. Un processo che le porterà presto alla definitiva chiusura e all’allargarsi del gap che divideva il mercato medio dalle supergallerie globali.

 

pae white art basel

E se chiudono le gallerie medie e medie alte chiuderanno anche le fiere medie e medie alte, tanto che il Nostro preconizza la sopravvivenza della sola ARTBASEL a e forse chissà FRIEZE ma relegata di nuovo a Londra nel tendone di Regent’s Park.

 

Subito dopo tocca alle scuole d’arte. La San Francisco Art School, tra le più importanti della West Coast, ha già annunciato che non riaprirà i corsi ad ottobre. Ne consegue che agli artisti&professor verrà a mancare l’unico lavoro di reddito certo della loro vita, resa ancor più precaria dalla probabile chiusura delle gallerie di riferimento (vedi punto 1) .

 

 Anche gli artisti superstar probabilmente avranno qualche problema con conseguente ridimensionamento degli studi, degli stuoli di assistenti, degli eserciti di segretarie e addetti ad ogni possibile diversa funzione. Del resto quale artista,  anche non necessariamente star, non aveva finora almeno un assistente, se non altro per buona reputazione?

jerry saltz

 

Non parliamo poi degli scrittori d’arte, giornalisti specializzati, critici e blogger legati ai magazine, ai siti e alla sopravvivenza dei medesimi grazie alla generosa presenza di inserzionisti( gallerie- musei- case d’aste) che in questo nuovo scenario sembrano destinati a rarefarsi alquanto.

 

Ultima nota dolente della impietosa analisi di Jerry Saltz è il sistema musei.

Il Metropolitan che ha dovuto cancellare persino il Met Gala della moda un giochetto che ogni primavera gli porta  happy few disposti a pagare  35mila dollari ad ingresso, stima ora  una perdita che supera i 100 milioni di dollari e annuncia licenziamenti di tutti i collaboratori e i lavoratori part time. L’Hammer Museum lo ha già fatto: 150 dipendenti precari son già fuori e lo stesso si preparano a fare il Moca di L.A., il Moma di San Francisco e il Mass Moca perché negli Stati Uniti come sappiamo per licenziare l’intero staff basta una lettera, forse neanche raccomandata.

frieze 35

 

Ora ci dice Jerry Saltz per consolarci dallo sconforto, il virus non può uccidere l’arte che era vitale necessità anche nelle paleolitiche caverne. Ma può uccidere il 99 per cento degli artisti. Rimarranno, secondo lui, quelli che al posto della professionalità, efficienza, self confidence vera o presunta, avranno capacità di adattamento, senso del rischio, vera passione, resistenza al martirio e innato bisogno di fare arte anche sul tavolo da cucina con ragazzini urlanti intorno.

E’ questo il nuovo mondo dell’arte contemporanea che secondo Saltz sostituirà il circo glamour e ricco di feste e lazzi. Un mondo nuovo che già lui intravede, almeno a New York.

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Quello della vecchia Europa, invece, si aggrappa agli aiuti di Stato, ai fondi governativi che fanno  richiedere ad Hans Ulrich Obrist un New Deal Rooseveltiano per l’arte britannica   con un grande progetto di finanziamento pubblico che coinvolga oltre 3ooo artisti e compri pittura, scultura, murales…. L’ Art Council ha già riposto con  un pacchetto di emergenza di 160milioni di sterline che comprenderà però aiuti ai grandi musei, Tate in testa.

 

dario franceschini ritiro del pd all'abbazia di contigliano 3

In Germania  invece il ministro tedesco per la cultura Monika Grutters ha già annunciato di aver predisposto un fondo di 50 milioni per aiutare artisti, gallerie e istituzioni in difficoltà economiche peccato però che i non europei non hanno accesso al fondo e che per goderne bisogna essere iscritti alla previdenza sociale e guadagnare già di proprio un minimo di 15oo euro al mese.

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 La Francia infine ha creato un fondo di emergenza di 22 milioni per la cultura ma solo 2 destinati all’arte contro i 10 per la musica.

E l’Italia? Beh, forse è meglio non chiedere….

 

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