piero angela

VITA, STUDI E RICORDI DEL GRANDE PIERO ANGELA: “FINO AL 1968 NON MI SONO OCCUPATO DI DIVULGAZIONI SCIENTIFICHE. LE MIE FREQUENTAZIONI ERANO PIÙ ARTISTICHE. INCONTRAI PIÙ VOLTE JEAN COCTEAU E MARC CHAGALL. ATTORI COME GÉRARD PHILIPE E YVES MONTAND"

Antonio Gnoli per “la Repubblica”

 

alberto e piero angelaalberto e piero angela

Tra i personaggi storici che hanno fatto la televisione italiana Piero Angela occupa un posto tutto suo. Egli è l' eccezione che si fa per un momento norma, come fu per Alberto Manzi, educatore straordinario. Il prossimo anno compirà novant' anni.

 

Si è preparato scrivendo un libro ( Il mio lungo viaggio, edito da Mondadori) in cui racconta gli anni dell' infanzia, la prima giovinezza, la passione per il jazz, il giornalismo, l' impegno nella divulgazione scientifica. Ha il dono della chiarezza e della sintesi. Non sembra neanche nato in Italia: «Ho vissuto molto all'estero, viaggiare tantissimo mi è servito anche per togliere alla lingua italiana gli orpelli notarili», dice. Sediamo in cucina, un luogo insolito ma è qui, nella sua casa romana, che c' eravamo visti l' ultima volta alcuni anni fa: «È il posto che prediligo, con mia moglie praticamente viviamo in questo spazio.

franca maria ferrero piero angelafranca maria ferrero piero angela

 

Sei un abitudinario?

«Diciamo che difendo le buone abitudini, o meglio quelle inclinazioni che si formano quando sei piccolo».

 

Sei nato alla fine degli anni Venti.

«È incredibile se penso a quali trasformazioni il Paese, la società, la gente sono andati incontro».

 

Com' eri da bambino?

«Abbastanza normale: pochi amici con cui giocare, pochi giocattoli, poco divertimento. La sera a letto presto. La mattina all' alba sentivo i rumori di mio padre che si alzava alle sei per andare a lavoro».

 

piero angelapiero angela

Cosa faceva?

«Era il direttore di una clinica psichiatrica a San Maurizio Canavese. Durante la guerra vi ho trascorso un lungo periodo».

 

Non da paziente spero.

«Ci trasferimmo lì con tutta la famiglia. Rispetto ai bombardamenti su Torino, quel lembo di provincia piemontese ci pareva un luogo sicuro».

 

E cosa facevi?

«Le giornate trascorse in clinica mi sembravano interminabili. Avevo imparato a giocare a bridge. Uno dei compagni di gioco era Sergio Segre. Grazie a un suo libro di memorie, scoprii anni dopo che mio padre aveva salvato molti ebrei accogliendoli nella clinica sotto falso nome».

 

Che uomo era tuo padre?

«Era nato nell' Ottocento, un secolo che misurava o imponeva una distanza considerevole da me. Ci siamo parlati pochissimo; quando avrei voluto conoscerlo meglio, conversare con lui, non fu più possibile. Morì che avevo vent' anni. Come psichiatra aveva studiato a Parigi con Joseph Babinski, un allievo di Charcot. Fu un uomo austero molto diverso nel carattere dalla leggerezza e dal sottile umorismo che animavano lo sguardo e la parola di mia madre».

 

piero angela e osvaldo bevilacquapiero angela e osvaldo bevilacqua

Cosa hai preso da loro?

«Da mio padre il rispetto delle regole. Sono cresciuto in una società dei doveri. Nessuno allora mi ha mai detto che avevo anche dei diritti. Contava molto di più essere onesti e solidali che non rivendicare o esigere qualcosa che ti spettava. Mi sono formato in un' etica della frugalità. Ancora oggi faccio fatica a sprecare il cibo. Infine mio padre mi ha trasmesso, forse involontariamente, lo spirito scientifico; mentre mia madre mi ha dato un certo ottimismo e la passione per la musica».

 

Sei stato sul punto di diventare un buon jazzista di professione.

piero angela (2)piero angela (2)

«Diciamo che ho molto amato il jazz. Con mia sorella avevamo iniziato a prendere lezioni di pianoforte. Affrontarle era ogni volta un tormento. All'arrivo dell' insegnante ci chiudevamo in bagno. Smisi perciò di prendere lezione. Il pianoforte mi piaceva e molto liberamente continuai a esercitarmi. Fu ascoltando i primi dischi di musica jazz che mi appassionai al genere».

 

Cosa vedevi nel jazz?

«La libertà di interpretazione. Mentre il classico ti costringe a stare dentro una partitura - non a caso chi la interpreta è, per quanto geniale, un esecutore - il jazz apre all' improvvisazione».

piero angelapiero angela

 

Dai l'idea di essere più un normativo che un trasgressivo.

«Le regole sono fondamentali nella vita civile come in quella politica. Nell' arte la cosa si fa più problematica. Ma libertà non è sinonimo di facilità, non significa fare ciò che si vuole. Ho passato intere notti a studiare scienza e a migliorare la mia tecnica pianistica».

 

Al pianoforte hai preferito la televisione.

«Il mio ingresso in tv è stato casuale. Fu grazie a una collaborazione musicale che mi avvicinai a quell' ambiente. Poi ci fu un concorso radiofonico. Partecipai e lo vinsi. Erano i primi anni Cinquanta. Iniziai a lavorare alle radiocronache, nella redazione di Torino. Conobbi tra gli altri Enzo Tortora, cominciava allora a collaborare con la Rai. Nacque tra noi un' amicizia durata tutta la vita».

PIERO ANGELA PIERO ANGELA

 

Che effetto ti fece la sua vicenda giudiziaria?

«Terribile sia per l' accanimento mediatico che per la superficialità con cui furono condotte le indagini».

 

A cosa ti riferisci?

«Intanto a testimonianze risibili fatte da personaggi improbabili. Vista la gravità di certe imputazioni, associazione di stampo camorristico, avrebbe dovuto esserci, da parte delle autorità, l' obbligo come minimo di verificarne l' attendibilità e invece niente. Fu solo un allucinante "concorso a premi" di false accuse, così lo definì ironicamente Enzo, che in prima istanza lo vide condannato a dieci anni. Solo tre anni dopo fu assolto con formula piena».

MILLI CARLICCI PIERO ANGELA LIVIA AZZARITI MILLI CARLICCI PIERO ANGELA LIVIA AZZARITI

 

Tu lo vedesti in carcere?

«Sì, andai a trovarlo. Pensavo di incontrare un uomo distrutto e invece era più combattivo che mai. Arrabbiato e smagrito. È pazzesco, dissi, ciò che accade a un innocente. Lui batté i pugni sul tavolo: "Io non sono innocente, sono estraneo!" Era l' Italia degli anni Ottanta, non il Medioevo».

 

Tu avevi vissuto molto all' estero.

«Ero stato corrispondente tra Parigi e Bruxelles per tredici anni: dal 1955 al 1968».

 

PIERO ANGELAPIERO ANGELA

Ti occupavi già di divulgazione scientifica?

«Pochissimo. Le mie frequentazioni erano più letterarie e artistiche. Incontrai più volte Jean Cocteau e Marc Chagall. Attori come Gérard Philipe e Yves Montand e il mitico Jean Gabin. La Francia di quegli anni era lacerata dal conflitto algerino. Parigi non sapeva come uscirne. Alla fine il presidente della Repubblica René Coty si rivolse al generale de Gaulle. Gli chiese di salvare il Paese. E questo fece».

 

Concesse l' indipendenza all' Algeria.

«Non poteva fare altro, le colonie non avevano più molto senso. Come conseguenza ci furono vari attentati contro il generale, a uno de Gaulle sfuggì per un soffio».

PIERO ANGELA PIERO ANGELA

 

A proposito di attentati ne racconti uno contro quello che sarebbe diventato il futuro presidente: François Mitterrand.

«Fu un falso attentato. Conobbi il presunto attentatore: Robert Pesquet. Un uomo piuttosto basso e corpulento. Mi disse che era stato incaricato di uccidere quello che allora era un promettente senatore della sinistra. Pesquet mi confessò che contattò Mitterrand avvertendolo che lo volevano morto».

 

PIERO ANGELA   PIERO ANGELA

«Per stima, ammirazione, paura, non lo so. Credo non se la sentisse e dunque lo avvertì. Poi aggiunse molto lucidamente che se l' attentato non l' avesse fatto lui, altri ci avrebbero provato e gli propose di simularne la dinamica. Infatti Mitterrand raccontò di essersi salvato per miracolo da una raffica di mitraglia sparata contro la sua macchina la notte tra il 15 e il 16 ottobre del 1959».

 

I giornali dell'epoca parlarono dell'attentato?

«Con il necessario clamore. Lo stesso che ci fu per le rivelazioni che mi fece Pesquet. Ma questa storia finì ben presto nel dimenticatoio. Credo che l' Eliseo abbia preferito rimuoverla».

PIERO ANGELA    PIERO ANGELA

«Di un mezzo che spiegasse le cose, possibilmente senza annoiare e opprimere. Per pura curiosità sono andato a vedermi a caso una giornata di programmazione televisiva del 1978. C' erano le due reti Rai e iniziavano allora le televisioni commerciali».

 

Cosa hai scoperto?

«Che la televisione di allora osservava ancora uno schema educativo: il varietà del sabato sera durava un' ora e mezza e nell' ambito di quella giornata magari avevi mezz' ora dedicata a Ignazio Silone. Queste erano le proporzioni».

 

Hai nostalgia di quella televisione?

«No, anche se la televisione di oggi è fondamentalmente basata sull'emotività. L' informazione stessa è massimamente emotiva. Alcuni obiettano: se non fai così la gente se ne disinteressa. Replico che questa è solo la via più sbrigativa per dare informazioni. Esiste un modo più razionale, ma non per questo meno avvincente. Approfondire un argomento vuol dire anche trovare le tecniche di un racconto».

PIERO ANGELA  PIERO ANGELA

 

Più o meno è quello che hai fatto occupandoti di scienza.

«Ma anche di società e di politica. Prendi quest' ultima. Hai la sensazione che stia davvero operando per il bene comune?».

 

Sai meglio di me che non lo fa. Ma su questo perfino la politica finge di essere d' accordo.

«Non lo fa perché il suo orizzonte si limita all' emotività del presente. Agli interessi di parte e al fatto che gli si chiede di fare cose che non sono di sua competenza».

 

Ossia?

«Per esempio produrre ricchezza. La politica ha il compito di distribuire la ricchezza, non di crearla. Purtroppo si finisce col credere a quei politici che dicono: "Fammi vincere e io ti darò di più: ti darò più lavoro, più soldi, più benessere". Falso. La creazione della ricchezza, con cui paghi tutto questo, non dipende dalla politica».

 

Forse dipende anche dalla politica.

PIERO ANGELA  PIERO ANGELA

«La politica contribuisce alla crescita di un Paese. Ma non può distribuire una ricchezza che non ha creato. Può aiutare con scelte mirate le imprese, gli individui, i soggetti meno forti. Ma lo sviluppo di un Paese dipende da altri motori, tipici delle società avanzate e che fanno la differenza. Pensa solo alla ricerca, l' ambito che credo di conoscere meglio. Investiamo meno della metà di ciò che investono gli altri Paesi. Eppure sono le conoscenze nuove che producono ricchezza ».

 

A proposito di nuove conoscenze come valuti l' uso del digitale e del web?

«Siamo ancora dentro una grande rivoluzione tecnologica che sta cambiando radicalmente i nostri stili di vita, ma anche i modi di pensare. Siamo sufficientemente maturi per gestire simili strumenti?

PIERO ANGELA PIERO ANGELA

Posto che la potenzialità è enorme, occorre anche proteggerci dagli effetti negativi. La rete non è solo un consorzio di illuminati, un' accademia di liberi pensatori. Ci trovi di tutto. Gente aggressiva, frustrata, credulona. Si sono formati in rete gruppi di persone convinti che il pianeta sia stato invaso da forme rettiliane e che Obama e la Regina d' Inghilterra ne siano gli emissari!».

 

Pensi a qualche forma di controllo?

«Come fai? Qualunque blogger può vomitare in rete ciò che vuole. Non è la censura che potrà risolverlo. Ci vorrà molto tempo e il futuro mi pare un fattore poco incoraggiante».

 

Il tuo modo di affrontare i problemi è sempre stato all' impronta di un certo ottimismo.

«Oggi devo fare uno sforzo enorme per continuare a esserlo. Ho l' impressione che gli uomini non abbiano tratto la lezione su quanto di peggio ci sia accaduto. Il passato non ci dice più nulla e il futuro, ripeto, è avvolto da un grande punto interrogativo».

 

Eppure questo nuovo secolo era iniziato nel migliore dei modi.

«È iniziato come una partita a scacchi. Improvvisamente, però, non sai più quale sarà la posizione della scacchiera tra venti o trenta mosse».

PIERO ANGELA PIERO ANGELA

 

Cosa vuoi dire?

«Immagina i due giocatori. Da un lato ci sono i "neri" che difendono il fanatismo, le armi nucleari, la corruzione, le promesse elettorali e via via sempre più giù; dall' altro ci sono i "bianchi" che appoggiano l' intelligenza, il merito, la capacità di risolvere i problemi, la stabilità, lo sviluppo. Ecco. Non so come finirà questa partita, di cui alla fine ci parleranno solo gli storici del 2100».

 

E forse non sarà una bella cronaca.

PIERO ANGELAPIERO ANGELA

«Rischia di essere molto malinconica come tutte le cose che decadono. Ricordo che quando ero in Francia seppi che La Bella Otero viveva a Nizza. Decisi di intervistarla. Le mandai un gran mazzo di rose rosse. E il giorno dopo bussai alla sua porta. Dallo spiraglio mi disse che non voleva incontrare nessuno. Chiesi alla portiera se quella donna uscisse mai di casa. Mi rispose che la mattina andava a fare la spesa. Decidemmo, con la piccola troupe televisiva, di aspettarla. Il giorno seguente la vedemmo varcare il portone. Era piccola, dimessa, povera. Viveva con un vitalizio che le passava il casinò, probabilmente il dono elargito da qualche antico ammiratore. La filmammo senza che lei se ne accorgesse».

 

A cosa pensasti?

franca maria ferrero piero angelafranca maria ferrero piero angela

«Che la grandezza, la bellezza e lo splendore non sono eterni. Quella donna racchiudeva in sé tutto ciò che la Belle Époque aveva rappresentato. Nessuno poteva immaginare quanto sarebbe venuto dopo. Di questa storia la sola cosa che mi consolò è che almeno La Bella Otero mise sul balcone le rose che le avevo regalato».

Ultimi Dagoreport

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…