A VOLTE RITORNANO – TUTTI A LEZIONE DA LUCIANONE MOGGI, OGGI PIÙ CHE MAI RIMPIANTO DAGLI JUVENTINI: “TANTI PRESIDENTI DI SERIE A MI CHIAMANO OGNI GIORNO PER CHIEDERMI CONSIGLI” – E SI LEVA UN SASSOLONE DALLA SCARPA: “NON CACCIATE FERRARA, MA LA DIRIGENZA” – INTANTO BABBO NATALE REGALA ALLA VECCHIA SIGNORA IL RIENTRO NEI RANGHI DEL PIÙ PRESENTABILE DELLA TRIADE: ROBERTO BETTEGA…

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1 - LUCIANO MOGGI: "TANTI PRESIDENTI DI SERIE A MI CHIAMANO OGNI GIORNO PER CHIEDERMI CONSIGLI"...
Da www.stefanodiscreti.blogspot.com

Moggi e GiraudoMoggi e Giraudo

Nella trasmissione "Studio Stadio" condotta da Paola Delli Colli, che vede tra i protagonisti anche l'opinionista juventino Stefano Discreti, Luciano Moggi ha lasciato ai microfoni di Gold Sport il suo commento in merito alla giornata di calcio e l'intera settimana passata.

CAMPIONATO GIA' FINITO IN VETTA
"I primi 4 posti sono ormai già praticamente assegnati. L'Inter è inarrivabile in vetta mentre Milan e Juventus si giocheranno il secondo ed il terzo posto. La Roma arriverà quarta, sempre se però Totti verrà amministrato come un giocatore della sua età e struttura fisica deve."

MANCINI E MIHAJLOVIC
"Mancini al Manchester City? Farà bene. Ormai ha maturato l'esperienza giusta ed ha capito che quando perdeva era solo per colpa sua e della squadra non all'altezza.
Gli arbitri non si condizionano e questo lo dovrebbe capire subito anche il suo vecchio vice Mihajlovic, del quale ho trovato molto antipatiche le dichiarazioni rilasciate prima di Juventus-Catania."

bettega robertobettega roberto

PARMA RIVELAZIONE ANCHE PER MERITO MIO. E NON SOLO...
"Il Parma, nonostante la sconfitta contro la Roma, sta disputando un ottimo campionato perché è stata costruita molto bene. Se c'entro qualcosa io? Beh il presidente del Parma è mio amico e mi ha chiesto tanti consigli che io ovviamente gli ho dato.
Così come li ho dati anche a Zamparini, a Spinelli, al presidente del Siena, del Bologna e tanti altri.
E' forse un reato dare consiglio a coloro che continuano a chiamarmi?"

JUVE, DA CACCIARE SONO I DIRIGENTI E NON FERRARA
"Chi di certo non mi ha chiesto consigli è la Juventus ed i risultati si vedono. La squadra ormai è al minimo di autostima ma io Ferrara non lo esonererei anche perché dubito che prendendo la squadra in corsa Hiddink o Gentile farebbero meglio.

GIULIANO FERRARAGIULIANO FERRARA

E' la dirigenza che non va. Dopo una sconfitta come quella contro il Catania noi avremmo battuto i pugni sul tavolo e ci saremmo incazzati con tutti. Invece ho visto Blanc andare addirittura in conferenza con il sorriso sulla bocca...Ma come si può?

La squadra è stata costruita male, con attaccanti forti di testa ma nessuna ala. Avete visto poi Felipe Melo, ormai è un palo piantato in campo! Quando quest'estate io criticavo fortemente questo acquisto sbagliatissimo molti pensavano che il mio giudizio fosse dettato dal rancore....

Jean Claude BlancJean Claude Blanc

E che dire poi di Diego? Ormai è in crisi di identità ed è un peso per il gioco della Juve. Comunque è un buon giocatore e niente più.

La stagione bianconera non è sin qui fallimentare come si potrebbe pensare. In campionato in fondo la Juventus è ancora ad un punto dal Milan. A gennaio si potrà fare poco o niente sul mercato, meglio tenere saldo lo spogliatoio, eliminare un po' di nervosismo e recuperare il gruppo almeno dal punto di vista agonistico.
Chi sarebbe da mandare via subito sono i dirigenti, quelli che parlavano di TERZA STELLA...."

Roberto ManciniRoberto Mancini

CHAMPIONS LEAGUE: RISCHIANO TUTTE
"La Juventus è stata già fatta fuori, ma nel prossimo turno ,non me lo auguro per carità, potrebbero uscire sia Inter, che Milan e Fiorentina. La verità è una sola: in Europa non è stata competitiva la Juventus, ma non lo sono neanche gli altri. Il calcio italiano è in un momento di crisi e i giocatori preferiscono altri campionati all'Italia. O forse non c'è chi ha le competenze per andare a cercare i giocatori buoni all'estero...".

POCHE SPERANZE MONDIALI PER LA NAZIONALE
"Chi risente di questa crisi è la Nazionale italiana. Nel 2006 si è vinto perché oltre ai talenti c'era anche più organizzazione, anche grazie a me. Avete sentito l'ha detto anche Carraro al Processo? I giocatori poi allora furono stimolati dalle accuse di Calciopoli.
Oggi invece sono tutti più vecchi di 4 anni e non c'è ricambio generazionale. Non abbiamo chance di riconfermarci. Praticamente nessuna"

ZampariniZamparini

2 - E' IL GIORNO DI BETTEGA...
Ettore Boffano per Repubblica.it

Più che un regalo di Babbo Natale alle tristezze della Juve, sembra un augurio per il nuovo anno: con tutte le incertezze (ma anche con tutte le speranze) che ogni San Silvestro si porta con sè. Se però Roberto Bettega rientra a far da cavaliere alla Vecchia Signora, almeno una cosa è certa: è un pezzo di storia juventina che torna a saldarsi con il Bianconero.

Con, in più, l'impossibile quadratura del cerchio di questo tormentato ultimo quinquennio calcistico all'ombra della Mole: tra il "Bobby gol" dell'era bonipertiana da una parte (la Juve della quale Bettega era uno dei simboli italianissimi assieme agli "operai" Furino, Morini, Cuccureddu e Gentile) e, dall'altra, il vertice più discreto e meno coinvolto in quella Triade che componeva insieme con Giraudo e Moggi.

JOHN ELKANN PAPARAZZOJOHN ELKANN PAPARAZZO

Quasi tre anni dopo Calciopoli, che non lo aveva afferrato in nessuna accusa e in nessuna intercettazione (salvo una, ma nella quale parlavano proprio Moggi e Giraudo, per dire che lui, Bettega, non era troppo "furbo" per essere messo a conoscenza di certe cose), e dopo un "limbo" da consulente tenuto nascosto nel lavacro juventino della Serie B e del maquillage d'immagine dell'era Cobolli Gigli. Sino al luglio 2007, quando il suo nome era comparso, accanto a quello degli altri due vertici della Triade, nel registro degli indagati della procura di Torino per l'inchiesta sul falso in bilancio della Juve. L'unico neo nella fedina bianconera di "Bobby gol" che gli era costato persino quell'incarico da "carbonaro" per seguire il calciomercato della Signora azzoppata.


Due settimane fa, il tribunale ha assolto tutti e Bettega adesso torna così disponibile in questo tentativo ancora un po' confuso e per ora abborracciato di rimettere in sesto una Juventus senza più Gianni e Umberto Agnelli e affidata invece ai balbettii di John Elkann, Jean Claude Blanc, Ciro Ferrara e Alessio Secco. Il gioco della dirigenza bianconera è abbastanza scoperto: richiamare e subito un'icona dello juventinismo e anche un esperto del calciomercato (soprattutto quello estero) per tacitare i tifosi (affascinati dal simbolo che rientra) e forse tentare gli esami di riparazione nelle trattative di gennaio. Le incertezze, però, restano tutte aperte: che poteri effettivi saranno trasferiti, infatti, a Bettega? E quali saranno i suoi rapporti veri con il transalpino Blanc, il quale oggi assomma tre diverse cariche sociali (président, administrateur e directeur, come ironizzano i tifosi)?

JOHN ELKANN E FIGLIOJOHN ELKANN E FIGLIO BETTEGABETTEGA

Il più tranquillo di tutti, in queste ore, dicono sia proprio lui: l'ex vicepresidente della Triade bianconera. Forse perché sa di essere un frammento vivo di questa Juve che sta per riabbracciarlo o forse perché si prepara, per l'ennesima volta, a incarnare il ruolo del predestinato. Come da quell'inizio degli anni 60 del secolo scorso, quando il papà di Roberto, un operaio di origine veneta immigrato nella città della Fiat e della Juve, lo accompagnò per la prima volta all'allenamento dei "pulcini" bianconeri allenati dal mitico Mario Pedrale. È il sogno di un bambino nato a Torino il 27 dicembre 1950 e che in casa ha imparato a camminare e, assieme, a tifare Juventus.

E che ora può vestirne la maglia nelle esibizioni che, allora, precedevano al Comunale le partite casalinghe della Vecchia Signora. Da quel momento il sogno non si fermerà più e, tra il 1970 e il 1983, vorrà dire 326 partite in prima squadra e 129 goal, 7 Campionati, due Coppe Italia, una Coppa Uefa, una classifica dei cannonieri vinta in B e una in A, 42 maglie della Nazionale e 19 gol in azzurro. Agli inizi, anche un momento doloroso, poco consono agli ottimismi e ai lustrini bianconeri e forse più adatto alle sofferenze tragiche dei cugini granata: al termine del giorone d'andata del suo primo campionato bianconero e dopo aver già segnato 13 gol, Bettega scopre di avere una grave malattia polmonare. Dovrà stare fermo per mesi, ma alla fine vince la malattia e ricomincia una carrierà che sarà splendida.

Con una certa tendenza, quando era ancora calciatore, a studiare già da presidente, a imitare Boniperti e a ostentare lo "stile Juve" assieme, però, a una certa inedita "prepotenza" oratoria, nelle sue presenze in tv alla Domenica Sportiva, che non dispiaceva affatto ai fans bianconeri critici verso l'esagerato understatement bonipertiano e degli Agnelli di quell'epoca. Così come i tifosi si entusiasmeranno, durante il derby col Torino del 26 ottobre 1980, per una lite furibonda (e a colpi di "vaffan...") tra Bettega e l'allora "superarbitro" Luigi Agnolin.

Nel 1983 infide il congedo, una breve parentesi nel calcio del Canada e, nel 1994, la chiamata da parte di Umberto Agnelli alla vicepresidenza. Un ruolo esercitato spesso in una posizione defilata, ma senza mai rinunciare a quel suo carattere deciso ("arrogante" per gli antijuventini di sempre e per gli juventini critici della stagione della Triade) che ora fa sperare soprattutto i tifosi. Convinti che, se "Bobby gol" lo vorrà, potrà comunque prendersi tutto il potere necessario nella dirigenza di questa fragile Signora del dopo Calciopoli dove chi conosce davvero il calcio spesso non va neppure in tribuna.

 

 

 

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