Andrea Malaguti per “Specchio - La Stampa”
Poi la scienza si è seduta in tv e ha cominciato a litigare, trasformando i rigidi custodi del pensiero in lottatori di sumo e costringendo noi, spettatori attoniti, a indossare la casacca del nostro guru-anti-Covid-di-riferimento.
Ed è esattamente lì, in questa palude di logica aggressiva propalata da uomini con la sabbia nel cuore, tra l'autorevole cupezza di Galli e la temerarietà di Zangrillo, che sui teleschermi è apparso il volto rassicurante di Antonella Viola, professione immunologa.
Chiara, lineare, affidabile. Persino troppo, dunque sospetta. Troppo bionda. Troppo mamma. Troppo sexy. Troppo esposta. Troppo brava. Troppo machisicredediessere. Così l'hanno attaccata - ferita dice lei - passandola ai raggi X, salvo scoprire che dietro il camice bianco non c'era niente di strano, a parte un concentrato di studi, di titoli e di competenza - succede, esiste gente che ce la fa - e a questo punto sono nati i fan club.
Siamo volubili, si sa, dunque tutti a dire: hai visto che meraviglia, la Viola? Sono comparse schiere di uomini e donne imploranti, come se un meteorite stesse per cadere sulle loro teste e solo lei fosse in grado di salvarci. Lei. Ma chi è, lei?
Professoressa Viola, vuole sapere come sembra in tv?
«Come sembro?».
Serena.
«L'apparenza inganna».
È travolta dalla malinconia?
«Figuriamoci. Adoro ridere e divertirmi, ma non ho un rapporto facile con l'esistenza e posso essere musona. A volte vedo nero. Ma ho un lato pubblico e uno privato».
In pubblico bara?
«No. Ma credo che agli altri si debba cercare di dare il meglio di sé, non il peggio. I malumori me li tengo per me, anche se in verità mi sento come nella poesia di Ungaretti».
M' illumino d'immenso?
«Natale. Lasciatemi così/ come una cosa/ posata in un angolo/ e dimenticata».
Non succederà.
«Peccato, perché è uno dei primi pensieri che ho al mattino».
Come si spiega il successo?
«Ho il sorriso facile. In un momento come questo credo che serva. Nella fase iniziale i dibattiti erano affidati a colleghi che cercavano lo scontro. Una parte che ho sempre rifiutato. Davanti alla tv c'erano persone preoccupate, spaventate o depresse. E io volevo far passare un messaggio semplice: la scienza si sta occupando del problema e troverà la soluzione».
L'ha trovata?
«L'ha trovata».
Perdoni il dettaglio cretino: l'erre francese aiuta?
«Non lo faccio apposta. In famiglia ce l'abbiamo tutti. E non mi sono mai chiesta se mi piaccia o no».
La bellezza è un vantaggio?
«Sì, non ha senso negarlo. Anche se poi non è che io sia una bellezza da televisione. Però ho un viso solare, simpatico, che riscuote successo tra le donne, forse perché non stimola la competizione. Ho un sacco di ammiratrici».
Ammiratori no?
ANTONELLA VIOLA CON NUOVO TAGLIO DI CAPELLI DALLA GRUBER
«Ammiratori molti».
Le dicono cose sconvenienti?
«Anche. Ma sono abbastanza abituata. Vivo in un mondo prevalentemente maschile e conosco i complimenti e i corteggiamenti. Diciamo che non mi stupiscono».
il movimento del fare di flavio briatore 1
La infastidiscono?
«Sul lavoro moltissimo. Li ritengo inaccettabili, voglio essere considerata asessuata e tratto i miei collaboratori allo stesso modo. Contano solo le competenze. In privato è diverso. I complimenti e il corteggiamento fanno piacere».
Suo marito è geloso?
«Ma no. È tranquillo. Se fosse stato geloso non avremmo retto. Abbiamo viaggiato molto entrambi».
Che cosa fa nella vita?
«Il chimico. Si occupa di corrosione».
A tavola farete discorsi da mal di testa.
«In effetti io non capisco molto quello che fa lui e lui non capisce molto quello che faccio io. Fortunatamente abbiamo altri argomenti di conversazione».
State insieme da tanto?
«Ventisette anni. Ci siamo conosciuti in un pub. Presentati da un collega. E ci siamo piaciuti subito».
Questione chimica, fisica o metafisica?
gabriella nobile agente di antonella viola
«Credo che la chimica sia importantissima nel rapporto, ma poi ci sono tante altre cose. Si deve essere pronti a costruire un progetto comune. Noi siamo rimasti uniti perché siamo liberi e complici. Avevamo il mondo da conquistare. E volevamo una famiglia e dei figli».
Perché una bambina decide di fare l'immunologa?
«Diciamo che da bambina ho avuto diverse fasi. Però a Natale mi facevo regalare microscopi e telescopi».
Tra l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo ha scelto l'infinitamente piccolo.
«Capire come funziona il nostro corpo è affascinante. Sono molto curiosa, le risposte non mi bastano mai. Nel lavoro e nella vita. Come quando guardo i film con mio marito».
Che c'entrano i film?
«C'entrano. Per noi ormai è una gag. Io stoppo il film e gli chiedo: ma tu hai capito perché si comportano così? Lui mi risponde cose che in realtà so già, eppure non mi basta lo stesso».
Che film guarda?
«Secondo mio marito film che in tutto il mondo interessano al massimo dieci persone. Io direi piuttosto film d'essai. Storie che mi portano dove non sono mai stata».
Tipo?
«Parasite».
L'ha visto un sacco di gente.
«Vero. Allora dico Taxi Teheran, di Jafar Panahi».
Mai un cinepanettone?
«Non amo il cinema pop-corn. Ma con i miei figli ho visto tutti gli Harry Potter».
Quanto ha condizionato la sua vita essere nata a Taranto?
«Mah, è una domanda complicata. Magari nascere in una città che ha sofferto tanto, ai confini dell'impero, ha alimentato la mia voglia di affermarmi, di fare di più e anche di restituire qualcosa al mondo. Perché, se ci rifletto, io dalla vita ho avuto moltissimo».
Che cosa, per esempio?
«Sono nata sana, carina, in una bella famiglia. Mio papà insegnava tedesco al liceo, mia mamma si occupava di ginnastica riabilitativa nello studio di mio zio medico. E io e mia sorella, che oggi insegna italiano in Francia, siamo cresciute bene».
L'Ilva cosa ha rappresentato per voi?
«È sempre stata il mostro. Ricordo da bambina questo odore fastidioso, continuo e pungente. E la polvere rossa sul terrazzo dei miei genitori».
Oggi lo chiuderebbe Il Mostro?
«Sì. Cercando di riconvertirlo».
incendio all'ilva di taranto 5
Era una bambina prodigio?
«A scuola ero la più brava. Ho sempre amato studiare. Mi piace migliorare sempre e magari è una forma di egoismo. Anche se il mio obiettivo è restituire quello che prendo, come nella parabola dei talenti: più ricevi più restituisci».
Non era Darwin il suo eroe?
«Il più grande rivoluzionario di sempre. Perché me lo chiede?».
Per la parabola dei talenti. Lei è religiosa?
«Non sono cattolica, non vado a messa, però ho un rapporto personale con la divinità».
La divinità?
«Guido. Io lo chiamo così».
Un rapporto alla Battiato?
«Alla Battiato. La divinità c'è».
Professoressa, che cos' è il Basel Institute of Immunology?
«Cos' era. Purtroppo non esiste più. L'hanno chiuso nel 1999. Ci ho studiato per cinque anni. Era la Mecca dell'immunologia, tutti i migliori dovevano passare da lì. Contava il merito. E grazie ai finanziamenti di Hoffmann La Roche gli scienziati dovevano preoccuparsi solo di pensare. Ora invece lavoriamo su progetti legati ai finanziamenti e spesso siamo costretti a fare la ricerca che viene pagata».
La tv dà alla testa?
«No. A me no. Anzi, è una gran fatica perché ti espone alla critica e al giudizio degli altri che commentano non solo quello che dici, ma anche come lo fai e come ti vesti».
Qualcuno l'ha ferita?
«Briatore. Ero ospite di Formigli e si parlava della possibilità di aprire o meno le discoteche. Formigli mi stava facendo passare per la strega cattiva e io gli feci un sorrisino per dire: ehi, io non sono la strega cattiva.
Briatore fece un video in cui mi attaccava sostenendo che prendevo in giro gli operatori del suo settore e che non me lo potevo permettere visto che non avevo mai lavorato e dato lavoro a nessuno.
Invece io lavoro da sempre e sono almeno trent' anni che do lavoro a decine e decine di persone. Mi fece male. Ma ero all'inizio e in qualche modo mi vaccinò».
Quante scemenze avete detto voi scienziati quest' anno?
«Scemenze non so. Forse stupidaggini. Eravamo di fronte a una cosa totalmente nuova e qualche volta ci siamo lasciati andare alle interpretazioni invece di basarci sui fatti. Abbiamo sentito alcune cose pericolose. Ricordo quando c'era chi parlava di semplice influenza e quando questa estate c'era chi giurava che il virus fosse morto».
La scienza ne è uscita con le ossa rotte.
«Non direi. Parlare di vaccini è stato un bene, abbiamo attirato l'attenzione di tante persone sulla scienza e sulla ricerca. Ovvio che lo scontro non è mai piacevole. Diciamo che quello che può succedere nei nostri convegni stavolta si è visto in tv».
I suoi figli la prendono in giro?
«No, credo che siano orgogliosi di me».
Lei è orgogliosa di loro?
«Non sono una mamma orgogliosa, ma qui ci sta bene una delle mie massime: sono convinta che nella vita noi facciano bene se per un certo periodo siamo indispensabili e poi diventiamo completamente inutili. Vale nel lavoro e vale con i figli».
Baglioni o Venditti?
«Baglioni».
Quale Baglioni?
«Mille giorni di me e di te».
Super-romantica.
«No, è che sulla musica sono un po' arrogante. Credo di avere gusto».
Quindi Venditti canta male?
«No. Però Baglioni ha una melodia più ricca».
Scelga con arroganza un nome solo.
«Bach».
Questa non è arroganza, è spocchia.
«D'accordo. Allora Billie Eilish».
A "Un giorno da pecora" ha detto: i Maneskin sono fluidi.
«È vero. Rappresentano molto bene la sessualità dei giovani. Che è appunto fluida. Rispetto a noi, i ragazzi sono meno rigidi nelle rispettive posture e atteggiamenti».
La stupisce la polemica sull'omotransfobia e la legge Zan?
«Mi stupisce sì. Mi sembra banale e scontata l'idea dell'approvazione. Non capisco che cosa si stia aspettando».
i maneskin vincono l eurovision
Che fa, attacca la famiglia tradizionale?
«Io ho una famiglia molto tradizionale e una cosa la so per certo: una famiglia è caratterizzata dall'armonia e dall'amore che ci sono in casa. Il resto sono solo posizioni rigide, in genere di persone di una certa età».
Le piace la politica?
«L'adoro. Ma non è il mio mestiere, io faccio lo scienziato».
Se Draghi la chiamasse a fare il ministro della salute?
«Andrei di corsa. Come tecnico».
Draghi o Conte?
«Uuuuuh, no comment».
Non vale.
«A me Conte non dispiaceva. Si è impegnata tanto ed era forse più vicino alla gente di Draghi, che ha grande esperienza e curriculum, ma forse è un po' distante dalla vita reale».
Per chi ha votato?
«Non lo dico. Però in questi mesi sono stata considerata di sinistra da destra e di destra da sinistra».
Lo dico io: progressista.
«Lo sono, anche se in questo momento non è facile sentirsi rappresentati se si crede nella meritocrazia, nelle competenze, nella solidarietà e nell'Europa».
Sembra il manifesto di Letta.
«Sono curiosa di vedere che cosa farà, è una persona interessante, in effetti».
Perché il Covid risparmia i bambini?
ENRICO LETTA IN BICICLETTA SUL LITORALE PISANO - PH MASSIMO SESTINI
«Non esiste una risposta definitiva. Forse hanno minori recettori di cui il virus ha bisogno per entrare all'interno delle nostre cellule. O forse hanno un sistema immunitario più allenato per via dei raffreddori e delle infezioni. In ogni caso è molto importante vaccinare anche loro, perché possono essere vettori del Covid».
Che cosa ci succederà tra dieci anni?
«A causa dei vaccini, dice? Assolutamente nulla. Entrano nel nostro corpo, ci proteggono e si degradano».
Professoressa Viola, le fa paura il tempo che passa?
«A me no. A farmi paura è solo il tempo sprecato».
ANTONELLA VIOLA LUCIA AZZOLINA E ANTONELLA VIOLA