silvia romano

''SILVIA ROMANO NON È UNA COOPERANTE E LA SUA NON ERA NEANCHE UNA ONG''. LA VERITÀ È CHE IL SUO CASO DANNEGGIA IL VERO MONDO DELLA COOPERAZIONE, PER COLPA DI MICRO-ONLUS CHE FANNO ''VOLONTURISMO''. ERA LÌ ''CON VISTO TURISTICO, NEOLAUREATA, INESPERTA. IL SUO IMPEGNO ERA FAR GIOCARE I BAMBINI. I COOPERANTI SONO PROFESSIONISTI RETRIBUITI E ALTAMENTE SPECIALIZZATI. PENSARE CHE DEI VENTENNI IMPREPARATI POSSANO CONTRIBUIRE ALLO SVILUPPO DELL'AFRICA HA UN CHE DI PATERNALISTICO'' - E' STATA RAPITA DOPO DUE SETTIMANE DALL'ARRIVO

1. SILVIA ERA ARRIVATA IN AFRICA DA DUE SETTIMANE QUANDO E' STATA RAPITA. ''NON AVEVAMO NEANCHE FATTO INTEMPO AD ATTIVARE L'ASSICURAZIONE. LA DIFENDEVANO DUE MASAI COL MACHETE''

Dall'articolo del ''Messaggero''

 

silvia romano 11

Silvia era reduce da un’esperienza come volontaria in Africa, aveva fatto un colloquio e un corso on line e successivamente è stata mandata nel villaggio in Kenya. Conosceva l’inglese e aveva la qualifica di referente con diverse responsabilità. «Non fu mai lasciata sola - ha detto la fondatrice della ong Lilian Sora sottolineando che per la sicurezza c’erano due «masai armati di machete» ma uno di loro «era al fiume» quando è stata rapita. Silvia era arrivata il 5 novembre: «Non avevamo fatto in tempo ad attivare l’assicurazione», ha concluso.

 

 

2. “SILVIA ROMANO NON È UNA COOPERANTE. LE ‘ONG’ FAI-DA-TE MANDANO GIOVANI COME LEI ALLO SBARAGLIO”

Lorenzo Tosa per www.tpi.it

 

silvia romano 10

“Silvia Romano non era una cooperante e, tecnicamente, neppure una volontaria, ma una ragazza neolaureata, inesperta, che è stata incautamente esposta a rischi enormi da chi l’ha mandata in un villaggio sperduto del Kenya senza la minima sicurezza, né il rispetto dei più elementari protocolli di cooperazione internazionale. Silvia è vittima due volte: dei rapitori e di chi non l’ha protetta”.

 

Ogni parola è pesata, ogni virgola è frutto di anni di esperienza sul campo: dodici anni per l’esattezza – dal 2005 al 2017 – che Daniela Gelso, 43 anni, originaria di Saronno, ha trascorso in Africa occidentale e centrale, tra Guinea Bissau, Burundi e Costa d’Avorio, come Project manager per conto di alcune delle principali Ong italiane, francesi e portoghesi, prima di rientrare in Europa, in Francia, nel 2017, continuando a lavorare come manager in ambito sociale.

silvia romano 1

 

E, di fronte al clamore mediatico suscitato dal caso di Silvia Romano, offre una chiave di lettura nuova, fino ad oggi rimasta in sottofondo, coperta dalle urla da stadio, i commenti degli hater e le posizioni ideologiche su una vicenda in realtà molto complessa.”Facciamo subito una premessa” chiarisce Daniela. “A fronte della liberazione di una venticinquenne che per 18 mesi è stata tenuta in ostaggio da un gruppo armato, non posso che provare un profondo sentimento di gioia. Senza se e senza ma. A prescindere dall’abito indossato e dalla religione adottata e indipendentemente dal valore del riscatto pagato, perché la vita di un essere umano non ha prezzo”.

 

SILVIA ROMANO 2

Ma…

Ma sono rimasta colpita dall’estrema superficialità con cui, in questa delicata vicenda, è stato trattato il mondo della solidarietà internazionale, già vittima di una vera e propria campagna di delegittimazione nel nostro Paese. Tutti i mezzi d’informazione, nessuno escluso, definiscono Silvia “una giovane cooperante, in Kenya per conto di una ONG marchigiana”.

 

Cosa c’è di sbagliato in questa definizione?

SILVIA ROMANO 1

Più o meno tutto. 1) Silvia Romano non è una cooperante. Anzi, per essere precisi, non è nemmeno una volontaria, nell’accezione oggi in vigore nel mondo della cooperazione. Per intenderci, un Volontario delle Nazioni Unite beneficia di un contratto remunerato ed opera all’interno di uno specifico programma di sviluppo. 2) Africa Milele, la onlus con cui collaborava, non è una Ong.

 

D’accordo, fermiamoci per un attimo al ruolo di Silvia Romano. Chi era allora e cosa faceva questa giovane ragazza milanese nel villaggio di Chakama, dove il 20 novembre 2018 è stata rapita.

Se ci atteniamo ai fatti, Silvia è arrivata in Kenya a 23 anni, con un semplice visto turistico che non le consentiva di dedicarsi a nessuna attività di cooperazione internazionale. Neolaureata, inesperta, non aveva all’attivo nessuna esperienza professionale pertinente. Durante la sua permanenza a Chakama, il suo impegno umanitario consisteva semplicemente nel far giocare i bambini del villaggio.

silvia costanza romano

 

Che differenza c’è esattamente con un cooperante internazionale?

La differenza è abissale. I cooperanti sono professionisti retribuiti e altamente specializzati. Hanno un contratto di lavoro e sono coperti da un’assicurazione internazionale. I programmi di sviluppo in cui sono inseriti non consistono in opere di carità o assistenzialismo. Si tratta di strategie con obiettivi ben precisi.

 

Lei, ad esempio, che mansioni ha svolto nei suoi 12 anni in Africa?

In qualità di capoprogetto, le mie competenze spaziavano dalla gestione di attività complesse alla scrittura progetti nell’ambito di bandi internazionali, dalla rendicontazione finanziaria alla gestione di partenariati strategici, dal team management al reporting ufficiale. Il mestiere di cooperante, insomma, non si improvvisa: sono richieste specifiche competenze, una formazione ad hoc, tra cui anche – come nel mio caso – un master di secondo livello in Cooperazione e sviluppo, oltre alle varie specializzazioni, e ovviamente tanta esperienza sul campo. Anche la mia esperienza è iniziata nell’ambito del volontariato internazionale, seppure con qualche anno in più rispetto a Silvia ed una prima, significativa esperienza professionale in Italia.

silvia romano 2

 

Quell’esperienza che a Silvia mancava…

Vede, l’Africa è piena di villaggi come Chakama. Le associazioni fai-da-te che pretendono di salvare il mondo proliferano in tutta Europa. Ed ogni anno sono centinaia i ventenni che si affidano a sedicenti “Ong” per vivere un’esperienza di solidarietà in un Paese in via di sviluppo. Questo fenomeno in rapida crescita ha addirittura un nome: “volonturismo”.

 

In pratica, sta dicendo che Silvia Romano si è affidata a un’organizzazione improvvisata che l’ha mandata in Africa a suo rischio e pericolo?

Purtroppo è esattamente ciò che è avvenuto. Africa Milele Onlus è un’associazione piccolissima, sconosciuta, non accreditata dall’AICS (Associazione Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo, ndr), non iscritta a nessuna delle federazioni che raggruppano la quasi totalità delle Ong italiane. L’organigramma consultabile sul sito dell’associazione fa pensare ad una struttura a gestione familiare. Ho notato che ricorrono gli stessi cognomi (un caso?) e che la persona indicata come referente dei progetti in Kenya è la stessa persona che, al momento del rapimento di Silvia, era stato indicato come il guardiano che avrebbe dovuto vegliare sulla guest house di Chakama.

 

silvia costanza romano 4

Com’è stato possibile?

L’anno di svolta, il “liberi tutti”, è arrivato nel 2014 con la riforma della legge sulla cooperazione internazionale che ha, di fatto, riunito Ong, Onlus, fondazioni, cooperative sociali e associazioni culturali sotto un’unica etichetta, quella di Enti del Terzo Settore. Col risultato che tutti, anche le associazioni di provincia sono abilitate ad operare nell’ambito della solidarietà internazionale, anche in continenti difficili e complessi come l’Africa, mettendo a rischio in primis le ragazze come Silvia che si avventurano con tanti sogni e nessuna esperienza.

Di quali numeri parliamo?

I numeri sono impressionanti. Oggi in Italia esistono 336mila enti di terzo settore. Di questi solo 233 sono registrati presso l’AICS e, dunque, riconosciuti idonei ad operare nel settore ed a ricevere finanziamenti pubblici.

 

Di cosa si occupa precisamente Africa Milele?

lilian sora

È difficile saperlo con certezza. Il sito dell’associazione menziona generiche azioni rivolte ai bambini, alludendo agli ambiti della salute, dell’istruzione, dell’igiene, dell’alimentazione. Nessun bilancio certificato che rendiconti la gestione dei fondi raccolti, nessun rapporto annuale delle attività, nessun indicatore quantitativo e qualitativo. Non conosco direttamente né l’associazione né i suoi operatori, ma l’assenza di un qualsiasi dato concreto inerente le attività realizzate ed i risultati raggiunti è un messaggio eloquente per chi lavora nel settore. La cosa più importante di cui si è occupata quest’associazione è il sostegno scolastico di qualche bambino e la costruzione di uno spazio giochi all’aperto costato poche centinaia di euro, anche se l’informazione non è più disponibile, perché dopo il rapimento di Silvia tutti i contenuti del sito sono stati rimossi.

lilian sora 1

 

Che misure di sicurezza sono state prese dalla onlus a Chakama per tutelare Silvia? C’è stata una valutazione dei rischi?

La Presidente di Africa Milele Onlus, Lilian Sora, ha dichiarato a più riprese che Chakama non si trova in una zona a rischio e che il rapimento di Silvia non ha precedenti. Tanto basta per trarre un giudizio. Il fatto che il panorama della solidarietà internazionale sia in gran parte costituito da piccole realtà associative non esenta queste ultime dall’obbligo di garantire la sicurezza dei suoi operatori. Qualsiasi Ong seria assicura il suo personale in missione all’estero, ne segnala la presenza all’Ambasciata italiana, applica scrupolosamente un piano di gestione dei rischi, partecipa ai cluster nazionali (comitati tecnici che identificano priorità d’azione e linee di condotta), concorda i propri programmi di sviluppo con le autorità locali.

AFRICA MILELE

 

Cosa le ha dato più fastidio di tutta questa vicenda?

Il modo in cui è stata trattata dai media. Ogni volta che la stampa evoca i cooperanti italiani rapiti negli ultimi anni, dovrebbe citare Rossella Urru, capoprogetto del CISP sequestrata in Algeria nel 2011. Oppure Francesco Azzarà, operatore di Emergency, rapito in Darfur nello stesso anno. Dovrebbe parlare di Giovanni Lo Porto, cooperante in Pakistan per conto di una Ong tedesca, che purtroppo non ce l’ha fatta e non ha mai fatto ritorno in patria. Colleghi competenti e preparati, consapevoli dei rischi a cui andavano incontro e – soprattutto – inseriti in organizzazioni in cui il rispetto di norme e procedure di sicurezza è primordiale. La vicenda di Silvia Romano si avvicina piuttosto a quella di Greta e Vanessa, le due ragazze sequestrate (e poi liberate) in Siria qualche anno fa, che tanto clamore ha suscitato.

 

Cosa possiamo imparare dalla vicenda di Silvia Romano?

Lungi da me esprimere un giudizio di valore sulle motivazioni – certamente nobili – che hanno spinto questa ragazza a partire. Semplicemente, la convinzione erronea che dei ventenni privi di un’adeguata preparazione possano contribuire significativamente allo sviluppo locale sottende un atteggiamento paternalistico e perpetua gli stereotipi negativi legati al concetto di beneficenza. Idealizzare il loro impegno, anche se sincero, significa screditare il lavoro di chi opera sul campo con professionalità e abnegazione.

AFRICA MILELE SILVIA ROMANO

 

In conclusione, cosa si sente di dire alle tante (o ai tanti) Silvia che sognano di andare in Africa o in zone remote del pianeta ad aiutare il prossimo?

Di unire sempre i propri sogni e il proprio sano altruismo a una buona dose di coscienza e competenza, fondamentale in situazioni del genere. Di appoggiarsi ad una struttura credibile, solida e ben organizzata, un punto sul quale hanno già insistito autorevoli esperti del settore. Facciamo in modo che la vicenda di Silvia Romano – conclusasi fortunatamente con un lieto fine – diventi spunto di riflessione costruttivo sull’argomento, affinché nessun giovane venga più mandato allo sbaraglio sotto il paravento del No Profit. Perché, se è vero che “si può fare del bene solo se lo si fa bene”, le buone intenzioni – ahimè – non bastano.

Lilian Sora della Onlus Africa Milele

 

Ultimi Dagoreport

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

luigi lovaglio giuseppe castagna giorgia meloni giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone milleri monte dei paschi di siena

DAGOREPORT - È VERO, COME SOSTENGONO "CORRIERE" E “LA REPUBBLICA”, CHE L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA È “PERFEZIONATA E IRREVERSIBILE”? PIU' SAGGIO ATTENDERE, CON L'EVENTUALE AVANZAMENTO DELL'INCHIESTA GIUDIZIARIA MAGARI (IERI ED OGGI SONO STATI PERQUISITI GLI UFFICI DEGLI INDAGATI), QUALE SARÀ LA RISPOSTA DEGLI INVESTITORI DI PIAZZA AFFARI (GIA' MPS E' STATA MAZZOLATA IN BORSA) - POTREBBERO ANCHE ESSERCI RIPERCUSSIONI SUL COMPAGNO DI AVVENTURE DI CALTARICCONE, FRANCESCO MILLERI, CHE GUIDA L'HOLDING DELFIN LA CUI PROPRIETÀ È IN MANO AI LITIGIOSISSIMI 8 EREDI DEL DEFUNTO DEL VECCHIO - MA IL FATTO PIÙ IMPORTANTE SARA' IL RINNOVO AD APRILE 2026 DELLA GOVERNANCE DI GENERALI (PER CUI È STATA ESPUGNATA MEDIOBANCA) E DI MPS DEL LOQUACE CEO LUIGI LOVAGLIO (VEDI INTERCETTAZIONI) - INFINE, PIÙ DI TUTTO, CONTANO I PASSI SUCCESSIVI DELLA PROCURA DI MILANO, CHE PUÒ SOSPENDERE L’OPERAZIONE DELLA COMBRICCOLA ROMANA FAVORITA DA PALAZZO CHIGI SE INDIVIDUA IL RISCHIO DI REITERAZIONE DEI REATI (DA PIAZZA AFFARI SI MOLTIPLICANO LE VOCI DI NUOVI AVVISI DI GARANZIA IN ARRIVO PER I "FURBETTI DEL CONCERTINO''...)

putin witkoff marco rubio donald trump zelensky

DAGOREPORT – SI ACCENDE LA RIVOLTA DEL PARTITO REPUBBLICANO CONTRO TRUMP - I DANNI FATTI DA STEVE WITKOFF (SOTTO DETTATURA DI PUTIN), HANNO COSTRETTO L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A METTERE IN CAMPO IL SEGRETARIO DI STATO MARCO RUBIO CHE HA RISCRITTO IL PIANO DI PACE RUSSIA-UCRAINA - CON IL PASSARE DELLE ORE, CON UN EUROPA DISUNITA (ITALIA COMPRESA) SUL SOSTEGNO A KIEV, APPARE CHIARO CHE PUTIN E ZELENSKY, TRA TANTE DISTANZE, SONO IN SINTONIA SU UN PUNTO: PRIMA CHIUDIAMO LA GUERRA E MEGLIO È…

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?