1. TENSIONI E ACCUSE, L’ORA DEL DUELLO TV
Estratto dell’articolo di Viviana Mazza per il “Corriere della Sera”
L’ultima volta che i due sfidanti per la Casa Bianca hanno dibattuto in tv, il 27 giugno, si trattava di Joe Biden e Trump: la performance disastrosa del primo ha portato al suo ritiro dalla corsa. Nonostante i molteplici scontri virtuali, oggi al National Constitution Center di Philadelphia è la prima volta che Trump e Kamala Harris si incontrano faccia a faccia.
Con i sondaggi che li danno testa a testa, il dibattito trasmesso da Abc News alle 9 di sera locali sarà decisivo, non solo per il numero di spettatori sintonizzati ma per quanti lo vedranno attraverso i potenziali momenti «virali» diffusi il giorno dopo sui social.
preparazione dibattito tv tra kamala harris e donald trump
Harris si è preparata per i passati quattro giorni in un hotel a Pittsburgh, in Pennsylvania, con l’avvocata Karen Dunn, che la addestrò al dibattito vicepresidenziale contro Mike Pence nel 2020 e con l’ex consigliere di Hillary Clinton Philippe Reines a vestire (letteralmente, con tanto di abito blu e la cravatta) i panni di Trump. Harris ha studiato i precedenti dibattiti del rivale, in particolare contro Hillary.
Passeggiando con il marito Doug Emhoff durante una pausa, domenica, Harris ha detto ai giornalisti di sentirsi «pronta». «Pronta alle bugie», ha detto in un’intervista ieri. […]
IL TRUMP-OLINO DI KAMALA - VIGNETTA BY GIANNELLI
Ma Harris è anche la vice di Biden: cercherà da una parte di abbracciare i successi del presidente ma di prenderne le distanze sull’inflazione e il costo dei prodotti alimentari, temi che vedono gli elettori frustrati. Molti le consigliano l’approccio da «procuratrice». E punterà sui diritti riproduttivi, la principale vulnerabilità del rivale.
Trump dice che si prepara «da una vita» al dibattito e che «c’è poco che puoi fare: o sai le cose oppure non le sai». Allo stesso tempo ha messo in dubbio la correttezza di Abc News, affermando che potrebbero passare le domande in anticipo a Harris.
Il team che lo assiste include consiglieri come Mike Pompeo sulla politica estera e Stephen Miller sull’immigrazione, ma anche Tulsi Gabbard, ex democratica che mise in difficoltà Harris in un dibattito nelle primarie del 2020 contestandone i risultati da procuratrice e l’«ipocrisia» nel presentarsi come moderata o progressista a seconda della convenienza. […]
Lei spera che Trump esca fuori dalle righe, si lasci andare ad attacchi personali o accuse di brogli che possono alienargli gli elettori moderati. «Ci vorranno disciplina e concentrazione sovrumane per gestire Trump nel dibattito — avverte il ministro dei Trasporti Pete Buttigieg —. Non perché Trump sia un maestro nello spiegare le sue idee politiche, ma perché lo è nel trasformare ogni format televisivo in uno show su se stesso » .
2. L’ONDA DI KAMALA SI È GIÀ ESAURITA
Estratto dell’articolo di Viviana Mazza per il “Corriere della Sera”
A luglio, quando la vicepresidente Kamala Harris ha preso il posto di Joe Biden in corsa per la Casa Bianca, nessuno ignorava le sue vulnerabilità: una campagna fallimentare nelle primarie del 2020; da vicepresidente (come spesso accade) si era parlato poco di lei, ma quando se ne era parlato era stato in negativo, per interviste poco convincenti sull’immigrazione o per la tendenza del suo staff ad abbandonarla.
Gli americani l’hanno riscoperta da candidata, ma l’entusiasmo generato dal sollievo per la sostituzione di Biden e dalla sensazione di poter battere Trump mostra ora alcuni limiti.
KAMALA HARRIS A UNA CONVENTION COMUNISTA - FOTO MANIPOLATA PUBBLICATA DA TRUMP
Già nelle scorse settimane era chiaro che l’«onda» di Kamala Harris, il cosiddetto «convention bump» registrato nei sondaggi subito dopo la convention democratica era lieve e i dati erano stati accompagnati da mille corollari sulla capacità o meno di mantenere il vantaggio.
[…] Ora un sondaggio nazionale del New York Times /Siena College ha ridimensionato l’esuberanza dei democratici perché è il primo da un mese circa a dare Trump in testa: con il 48% contro il 47% (e di due punti se si considerano i candidati indipendenti). È solo un sondaggio — la media dei sondaggi vede ancora Harris in vantaggio di 1-3 punti — ma è molto rispettato.
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donald trump bacia kamala harris immagine fake generata dall ia
La campagna di Harris dice di non essere stupita. «Trump otterrà il 46-48% dei voti, non scenderà al 42 o al 44%», diceva già a margine della convention David Plouffe, stratega di Harris (e prima di Obama). «Niente panico», commenta lo stratega democratico Dan Pfeiffer: «Il messaggio di tutti i sondaggi è che la sfida sarà di strettissima misura».
E Steven Shepherd del sito Politico : «Lo slancio di Harris si è arrestato ma non rovesciato: sta ancora acquistando popolarità e gli elettori democratici sono tuttora molto più motivati di quando il candidato era Biden. È un testa a testa, come dimostrano i sondaggi negli Stati in bilico».
Al di là della distanza tra i due rivali, che è all’interno del margine di errore, i problemi principali di Harris sono due. Primo: il 28% degli elettori dice che ha bisogno di saperne di più della candidata (solo il 9% dice lo stesso di Trump).
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barack e michelle obama convention nazionale democratica di chicago 5
Inoltre, quasi la metà afferma che è «troppo a sinistra», l’accusa principale che le rivolge Trump. E due terzi degli interpellati la ritiene in parte responsabile per i problemi al confine con il Messico, altra linea d’attacco del rivale. «Nonostante il suo discorso alla convention fosse centrista e mirasse agli uomini (una buona idea) nel suo passato ci sono indubbiamente posizioni molto progressiste sia nella campagna del 2019 che al Senato», osserva un altro influente sondaggista, Nate Silver (dice pure che in quanto «donna nera», anche se presentasse le stesse esatte politiche di Biden, verrà giudicata più di sinistra).
Trump ha molte debolezze: l’aborto, il Project 2025, gli attacchi alla democrazia. Eppure solo il 55% nel sondaggio dice che eleggere lui è più rischioso che eleggere Harris (il 52% pensa che sia più un rischio lei). Il secondo problema della candidata è che in un’elezione in cui il «cambiamento» è una priorità (il 60% degli interpellati vuole voltare pagina rispetto a Biden), è Trump ad essere percepito come il candidato del cambiamento (dal 53%). Solo il 25% dice che Harris rappresenta il cambiamento, mentre il 55% vede in lei «more of the same» (un ripetersi del passato), slogan affibbiato a John McCain da Obama nel 2008. […]
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