ALBERTO GENOVESE, L’EPSTEIN A MISURA DUOMO - GABRIELE ROMAGNOLI: “PERCHÉ UN UOMO CHE PUÒ AVERE MOLTO CON LE PROPRIE QUALITÀ, MOLTISSIMO CON IL PROPRIO DENARO, FINISCE PER STRAPPARE QUALCOSA CON L'INGANNO E LA VIOLENZA, SENZA ALCUN CONSENSO? LA DROGA È UN ALIBI, QUELLO A CUI CI SI CONSEGNA PER POTER SUPERARE QUELLA LINEA E POTER FINALMENTE CONQUISTARE, SPACCARE E LASCIARSI ALLE SPALLE QUEL TROFEO CHE È UNA VITA ALTRUI”

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gabriele romagnoli gabriele romagnoli

Gabriele Romagnoli per La Stampa

 

Lo chiameranno «il lupo di piazza Cordusio». Come Jordan Belfort, reso ancor più celebre dall'interpretazione di Leonard Di Caprio, era stato "The wolf of Wall Street". Un mix di soldi, sesso e cocaina (dove con i primi non sembra potersi procacciare di meglio), di geniali intuizioni e cattive intenzioni, di ferocia a scatti e fame che non si placa, negli affari come nella vita.

 

Alberto Genovese, 43 anni, nato a Napoli e domiciliato a Milano, con attico sul Duomo e la Borsa, professione (nel linguaggio del suo mondo): digital raptor. Tradotto: predatore digitale. Un rapace della new economy e del vecchio andazzo: lavoro, guadagno, pago e mi prendo (quel che voglio). Parola chiave del suo vocabolario: disruption, spaccatura.

ALBERTO GENOVESE ALBERTO GENOVESE

 

Chi abbia frequentato una certa Milano l'ha sentita fino a non sopportarla più nelle conversazioni di imprenditori e manager. Spaccare è un verbo transitivo, che spesso si trasforma in riflessivo e colpisce chi aveva impugnato il machete finanziario. Il jet privato non decolla e il lupo finisce in gabbia.

 

Per capire il percorso di Alberto Genovese basta andare su YouTube e cercare i suoi interventi alle conferenze Noah, l'arca che raccoglie le diverse specie di animali evoluti dell'economia digitale, quelli che ne incarnano lo spirito, la diversità. Il suo primo intervento è nel 2012, a Londra.

alberto genovese alberto genovese

 

Ha 35 anni. Laureato alla Bocconi, esperienze lavorative importanti, da due anni, con un socio, ha fondato Facile.it, che in un inglese corretto ma dalla pronuncia incerta definisce "the number one insurance aggregator in Italy". E' timido. Porta gli occhiali, una montatura metallica molto semplice. Ha i capelli lisci e gli stanno retrocedendo un po' ovunque. La sua creatura sta andando bene: inventata su una terrazza romana, messa a punto nei fine settimana è uscita dall'acqua ed è salita sull'onda.

 

Nel 2014 la venderà a cento milioni per inventarsi altro: una compagnia assicurativa on line, un sito di vendite auto. Usa nomi infantili (da Facile a BrumBrum), seguendo il dettato di Steve Jobs: fare e far fare tutto come fosse un gioco. Quando riappare al Noah, nel 2019, di nuovo a Londra, Genovese è un'altra persona. E' un performer, scherza sul palco. Non ha più gli occhiali. I capelli sono scuriti, arricciati, coprono più spazio e continuano in una barba coltivata che gli dà sicurezza.

alberto genovese alberto genovese

 

Indossa un abito antracite modellato e una camicia bianca slim fit, aperta. Nel frattempo ha visitato 94 Paesi, fondato e spaccato società, ricevuto finanziamenti che sanno di riconoscimento. A Forbes, che lo ha chiamato per intervistarlo, ha detto: «Mi aspettavo più telefonate». Ha brevettato il "Genovese touch". E' andato da 0 a 100 in poco, troppo poco tempo.

 

L'arca era un posto sicuro, nel mondo all'esterno diluvia. Anche i ricchi si bagnano. Non sono le fiction e i film a inventare i vizi: semplicemente, li codificano. Li rendono standard, come certe marche di orologi. Qualcosa che i pubblicitari definiscono aspirazionale con una formula, ovviamente in inglese: must have. Devi averli, o sei nessuno.

 

alberto genovese alberto genovese

In realtà i "top di gamma" diventano tali proprio perché sfuggono a questa prevedibile caduta. Rimangono ossessionati dai loro giocattoli, invece di spaccarli li smontano e rimontano perfezionati, continuano a vestire per decenni con lo stesso maglione di cui possiedono in realtà dieci esemplari con diversi materiali e pesi.

 

Dormono a casa. C'è una ritualità già vista nelle serate a Terrazza Sentimento (una versione più raffinata del set che, agli stessi fini, ruspanti professionisti bolognesi hanno battezzato Villa Inferno). E' da quando le escort dell'allora premier si fotografavano nei bagni che viene imposta la consegna dei cellulari all'ingresso, anche questo gesto già si vede nei film sulle orge ad alta quota.

 

alberto genovese alberto genovese

Le videocamere che tutto filmano sono un'ossessione che facilmente si ritorce contro chi le piazza. Chi sorveglia i sorveglianti? A volte finiscono per farlo da sé. Il body guard all'esterno della porta chiusa dove avviene quel che non si deve sapere è una garanzia, spesso di un ricatto a breve.

 

Infine la stanza segreta, quella sì contiene un mistero. Questo: perché un uomo che può avere molto con le proprie qualità, moltissimo con il proprio denaro, finisce per strappare qualcosa con l'inganno e la violenza, senza alcun consenso? La droga è un alibi, quello a cui ci si consegna per poter superare quella linea e poter finalmente conquistare, spaccare e lasciarsi alle spalle quel trofeo che è una vita altrui.

 

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