giuseppe pignatone giovanni falcone paolo borsellino pietro giammanco

AVEVA RAGIONE PAOLO BORSELLINO: LA PROCURA DI PALERMO ERA UN COVO DI VIPERE – LA NOTIZIA DI GIUSEPPE PIGNATONE INDAGATO PER “FAVOREGGIAMENTO AI BOSS” RIAPRE IL VASO DI PANDORA SUI VELENI DEL TRIBUNALE DI PALERMO NEL 1992: ALL’INDOMANI DELLE STRAGI IN CUI VENNERO UCCISI FALCONE E BORSELLINO, TUTTI I COLLEGHI SI ACCREDITARONO COME "AMICI" O "EREDI" DEI DUE MAGISTRATI - TUTTI TRANNE PIGNATONE CHE RIMASE COERENTE ALLA SUA STORIA DI MAGISTRATO NELLA PROCURA DI PIETRO GIAMMANCO, ACCUSATO DI AVER OSTRACIZZATO IL LAVORO DEI DUE GIUDICI ANTIMAFIA…

Estratto dell'articolo di Lirio Abbate per www.repubblica.it

 

giuseppe pignatone 9

L’inchiesta che sta conducendo la procura di Caltanissetta ci riporta indietro di almeno trentadue anni e — prescrizione a parte — ricolloca tutto nel nido di vipere a cui aveva accennato Paolo Borsellino dopo l’uccisione di Giovanni Falcone. Rispedisce tutti indietro nel tempo e riscrive la storia dell’ufficio giudiziario palermitano che ha come spartiacque la notte del 19 luglio 1992, quando alcune ore dopo la strage di via d’Amelio veniva pensato e steso un documento contro l’allora procuratore Pietro Giammanco. Un atto di ribellione firmato da alcuni magistrati dell’ufficio di Palermo.

giovanni falcone paolo borsellino

 

Gli attentati mafiosi dell’estate del 1992 sono l’epifania per la magistratura italiana, soprattutto per quella palermitana. Fino ad allora comandava su tutto e su tutti il capo dei pm Giammanco, amico di molti politici democristiani, e nessuno dei magistrati si ribellava. E c’erano più fronti giudiziari opposti che si facevano la guerra per la carriera.

 

Nel 1989 Falcone diventa procuratore aggiunto. È stremato, fiaccato dalla congiura del “corvo” e dal fallito attentato all’Addaura che i suoi nemici, interni ed esterni, usano per screditarlo e isolarlo. Al Palazzo di Giustizia si ritrova solo. Da una parte Falcone, dall’altra Giammanco.

 

giuseppe pignatone 8

E qui entrano in scena anche gli “specialisti delle carte a posto”, qualificati nelle tecniche del sabotaggio e dell’insabbiamento con un uso chirurgico di norme, circolari e cavilli. Falcone protesta, ma ogni volta gli specialisti delle carte a posto hanno una giustificazione formalmente ineccepibile da opporgli. Giorno dopo giorno viene silenziosamente espulso dal Palazzo.

 

pietro giammanco paolo borsellino

Accerchiato e paralizzato, Falcone accetta la proposta di trasferirsi a Roma, al ministero di Grazia e giustizia. Ma dopo di lui l’obiettivo diventa il suo amico Paolo Borsellino, che lo aveva sostituito come procuratore aggiunto, ma è confinato alle indagini nella provincia di Trapani, e impedito a occuparsi della mafia palermitana.

 

Si ritrova più o meno nella stessa situazione in cui era Falcone, e quindi prova a evitare scontri frontali, aperti, portando avanti il suo lavoro nel modo migliore, creandosi una sua nicchia. Ma non è facile, e non sono molti quelli su cui può contare.

raul gardini

 

C’è un particolare che si ricollega a quella stagione raccontato da Antonio Di Pietro. Pochi anni fa rispondendo a una domanda di una giornalista, dice: «[…] Mani pulite, nasce come figlia di Mafia pulita. […] Raul Gardini non si suicida così, per disperazione, il 23 luglio 1993: si suicida perché sa che quella mattina, venendo da me, doveva fare il nome di Salvo Lima, che aveva ricevuto una parte della tangente Enimont da 150 miliardi di lire».

 

ANTONIO DI PIETRO CIRCONDATO DAI GIORNALISTI

Ecco la convergenza di interessi che lega protagonisti di primo piano del mondo dell’imprenditoria e della finanza e Cosa nostra su cui lavorano Falcone e Borsellino. Ma non c’è coesione nell’ufficio, il procuratore aggiunto scopre che vengono fatte attività investigative senza essere avvisato, o ancora, vengono prese decisioni per chiedere archiviazioni di inchieste senza essere informato. Un nido di vipere dirà.

 

giovanni falcone paolo borsellino

All’indomani del 19 luglio però, tutto cambia. Quasi tutti diventano “amici” di Paolo e di Giovanni. Si riaccreditano e riscrivono la storia come gli “eredi” di Falcone e Borsellino. Giuseppe Pignatone no, e lo spiega al Csm nell’audizione che ha fatto a Palermo dopo l’attentato. Lui rimane coerente con la sua storia di magistrato nella procura di Giammanco — che nel frattempo è deceduto senza mai essere stato sentito a verbale — sulla cui gestione delle inchieste indagano adesso i pm di Caltanissetta.

 

giuseppe pignatone 5

[…]

giuseppe pignatone 3raul gardinigiuseppe pignatone 4raul gardinifalcone borsellinogiuseppe pignatone 6giuseppe pignatone 7

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?