massimo d'alema d alema armi colombia la verita

BAFFINO COLPITO E DISARMATO – IL GARANTE PER LA PRIVACY BOCCIA IL RECLAMO PRESENTATO DA MASSIMO D'ALEMA CONTRO “LA VERITÀ”, CHE HA PUBBLICATO GLI AUDIO DELLA TRATTATIVA PORTATA AVANTI DALL'EX PREMIER PER LA VENDITA DI ARMAMENTI AL GOVERNO COLOMBIANO DA PARTE DI FINCANTIERI E LEONARDO – IN UNA CONVERSAZIONE CON UNO DEI SUOI “SOCI”, MAX PROSPETTAVA “UN PREMIO DI 80 MILIONI DI EURO, QUESTA È LA POSTA IN GIOCO” – IL GARANTE HA RICONOSCIUTO “IL PRINCIPIO DI ESSENZIALITÀ DELL’INFORMAZIONE...” – VIDEO

ASCOLTA QUI L'AUDIO DI MASSIMO D'ALEMA SULLA TRATTATIVA DI ARMI CON LA COLOMBIA

 

Estratto dell'articolo di Giacomo Amadori per “La Verità”

 

D ALEMA

[…] Il Garante per la protezione dei dati personali ha bocciato il reclamo presentato da  Massimo D’Alema contro La Verità. L’ex premier ci accusava di aver violato la sua privacy pubblicando sul sito del giornale l’audio della trattativa portata avanti dallo stesso Baffino per la vendita di armi (caccia, corvette e sommergibili) al governo colombiano da parte di due società partecipate, Fincantieri e Leonardo.

 

provvedimento del garante che assolve la verita per l'audio di massimo d'alema

In più puntate avevamo messo online i passaggi più significativi della conversazione tra uno dei campioni della sinistra italiana ed Edgar Ignacio Fierro, un ex comandante dei gruppi paramilitari di estrema destra del Paese sudamericano, già condannato a 40 anni di carcere. In una colloquio del febbraio 2022 D’Alema prospettava per i suoi soci d’affari 80 milioni di euro di commissioni. Le sue parole erano inequivocabili, tanto da apparire un fake dell’intelligenza artificiale: «Noi stiamo lavorando perché? Perché siamo stupidi? No, perché siamo convinti che alla fine riceveremo tutti noi 80 milioni di euro […] un premio di 80 milioni di euro, questa è la posta in gioco».

provvedimento del garante che assolve la verita per l'audio di massimo d'alema

 

Un discorso che continuava così: «Non appena noi avremo questi contratti, noi divideremo tutto, sarà diviso tutto». A questo punto D’Alema andava in pressing: «Oltretutto tra alcuni mesi ci sarà la nomina degli amministratori italiani che potrebbero cambiare io spero di no, ma potrebbero cambiare. Questo potrebbe cambiare le cose. Dobbiamo concentrare lo sforzo per concludere questo accordo entro un paio di mesi».

 

[…]

 

massimo d alema

L’ex ministro degli Esteri ha lamentato che La Verità avrebbe messo online un audio captato a sua insaputa e senza il suo consenso. Ha addirittura insinuato che avessimo «manipolato» il file. Il Garante ha obiettato che «la raccolta dei dati contenuti nelle registrazioni audio non risulta essere stata effettuata» dalla Verità, «circostanza su cui pare concordare lo stesso reclamante escludendosi con ciò l’utilizzo di artifici e/o raggiri da parte del giornalista che ne ha avuto notizia da una fonte confidenziale».

 

Ha anche evidenziato che l’uso delle registrazioni «appare effettuato nel rispetto del principio di essenzialità dell’informazione». Infatti il Garante riconosce che abbiamo «pubblicato alcuni dei passaggi ritenuti rilevanti», e non l’intero audio, e che, in questa vicenda, occorre tenere conto «del ruolo pubblico dell’interessato la cui notorietà è indubbia, benché non operi più in ambito politico» e «dell’oggetto della conversazione, la quale non riguardava fatti personali del medesimo, ma vicende che coinvolgevano società a partecipazione pubblica, circostanza confermata anche dall’esame dell’audio integrale depositato» dalla Verità. 

 

CARLOS FERNANDO SILVA RUEDA

Inoltre, sottolinea il Garante, «tali circostanze hanno costituito oggetto di numerosi articoli e servizi giornalistici di approfondimento […], nonché di interrogazioni parlamentari promosse da vari esponenti politici con lo scopo di fare chiarezza sui ruoli ricoperti dalle persone coinvolte, evidenziando così un interesse generale a chiarire lo svolgimento dei fatti».

 

D’Alema ha ribattuto che da quattro anni non fa più politica, ma ha una società di consulenza che presta servizi nel settore energetico, ambientale e infrastrutturale, ad aziende private, dal cui novero sono escluse, «per policy interna», le partecipate, e ha provato a sostenere che la conversazione registrata «non ha avuto mai ad oggetto alcuna mediazione per la vendita di armamenti dalle società Leonardo S.p.A. e Fincantieri S.p.A. al governo colombiano, in quanto si tratta di attività vietata dalla legge», ma era «finalizzata a promuovere gli interessi» di alcuni suoi clienti che puntavano a «un contratto di concessione per lo sviluppo di un sistema portuale e per la realizzazione di opere in relazione ad un campo di energia elettrica in Colombia».

 

massimo d alema foto mezzelani gmt 015

Dunque gli 80 milioni sarebbero stati collegati a opere civili, anche se «queste ultime operazioni» erano subordinate al fatto che «il contratto di compravendita di navi tra Leonardo e Fincantieri ed il governo colombiano fosse andato a buon fine». A portare avanti l’affare sarebbe stato «un noto imprenditore italiano» (il più volte imputato Giancarlo Mazzotta) a cui l’ex segretario Pds sarebbe «legato da un rapporto di lunga amicizia».

 

D’Alema, inoltre, non sarebbe «mai stato coinvolto nell’attività del citato imprenditore», ma si sarebbe «limitato a esaudire una richiesta del medesimo di essere messo in contatto con i referenti di Leonardo e di Fincantieri, al fine di presentare loro la proposta di vendere navi al governo colombiano». E quindi se si è seduto davanti al pc per parlare con Fierro, l’ex premier lo avrebbe fatto solo per rispondere «ai quesiti dell’interlocutore colombiano riguardo all’attività di lobbyng svolta» da Mazzotta «per conto di Leonardo e/o Fincantieri».

 

massimo d alema vino 1

Ma la nostra difesa, rappresentata dall’avvocato milanese Claudio Mangiafico, ha rimarcato i punti deboli del reclamo e come la ricostruzione di D’Alema «non corrispondesse al contenuto effettivo della conversazione», confermando l’assenza di «manipolazione o alterazione» da parte del nostro giornale. 

LA MAIL INDIRIZZATA A MASSIMO DALEMA DEL DIRIGENTE DI LEONARDO PER LA VENDITA DI ARMI AI COLOMBIANIDALEMA E LE ARMI IN COLOMBIA - LE LETTERE DI PATROCINIO DELLA CAMERA EUROMEDITERRANEALA MEDIAZIONE DI MASSIMO DALEMA PER UNA VENDITA DI ARMI ALLA COLOMBIAMASSIMO DALEMA E LA VENDITA DI ARMI IN COLOMBIA - I DOCUMENTI CONTRAFFATTI CHE I BROKER ITALIANI HANNO PROVATO A RIFILARE A LEONARDO E FINCANTIERIVENDITA DI ARMI ALLA COLOMBIA - I DOCUMENTI DI LEONARDO E FINCANTIERI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…