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BAMBOCCIONI, È FINITA LA PACCHIA (E LA PAGHETTA) – UNA NUOVA SENTENZA DELLA CASSAZIONE HA STABILITO CHE, FINITI GLI STUDI, QUELLI DELL’OBBLIGO O LA LAUREA SPECIALISTICA, UN FIGLIO HA IL DOVERE DI RENDERSI AUTONOMO DAI PROPRI GENITORI E CERCARSI UN’OCCUPAZIONE IN GRADO DI MANTENERLO ANCHE A COSTO DI RINUNCIARE AL LAVORO DEI SOGNI - UNA SENTENZA CHE DÀ LA SVEGLIA ALLE FAMIGLIE NELL’ESTATE ITALIANA FATTA DI...

Caterina Soffici per “la Stampa”

 

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I figli non hanno più il diritto a farsi mantenere a oltranza dai genitori. L'ultima sentenza della Cassazione, la numero 17183 del 14 agosto già ribattezzata "addio bamboccioni" (brutta parola, ma almeno si capisce subito di cosa stiamo parlano) arriva come una bomba su questa estate italiana di balli e sballi e polemiche.

 

cassazione

È una svolta storica nel rapporto genitori figli e - diciamolo - ribalta finalmente una distorsione figlia di anni dove per tutelare giustamente i diritti dei minori si è passati all'eccesso opposto, si è cioè soppresso il concetto di dovere, primo tra tutti dovere di crescere, che poi è anche un diritto. Perché sempre diritti e doveri, nelle società sane vanno a braccetto.

 

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È una curiosa coincidenza: la sentenza arriva nei giorni in cui si discute ferocemente sulla movida e sullo sballo in discoteca, come se fossero diritti inalienabili delle persone. Non lo sono. Lo è quello dei gestori a essere compensati per i guadagni mancati, ma questo è un altro discorso.

 

I ragazzi hanno tutto il diritto di divertirsi - ci mancherebbe, per carità, non sia mai che si facciano mancare qualcosa - e non è necessario che passino le serate a giocare a briscola, ma in un anno come questo, il solo discutere sulle discoteche è qualcosa di sconcio. Quindi la sentenza della Cassazione è il pizzicotto che chiede all'Italia di risvegliarsi da questo chiacchiericcio estivo fatto di birrette pagate con i soldi di papà e di sopracciglia ad ali di gabbiano, di abiti firmati e selfie sorridenti sulla scogliera e tatuaggi mostrati con orgoglio italico sulla battigia.

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I giudici supremi, mentre ci si prepara al crollo, sembrano ricordare una cosa che proviamo a rimuovere da anni: a un certo punto è necessario prendersi le proprie responsabilità. Prepararsi a fare sacrifici. Mettersi in gioco in prima persona. Terminati gli studi, anche i figli devono adattarsi a trovare un'occupazione e mettere da parte velleità incompatibili con l'attuale mercato del lavoro.

 

Adattarsi. Parola poco conosciuta alla generazione dei nostri figli, che sono i figli di noi cresciuti negli anni Ottanta, e forse - anzi, sicuramente - è anche colpa nostra. Perché noi siamo venuti dopo i baby boomers e per noi è stato più difficile che per loro, ma a noi è stato raccontato che la vita deve essere piacevole.

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Noi siamo stati storditi dalle televisioni di Berlusconi e dalla pubblicità e dal grande autoinganno per cui fine ultimo di tutto era il divertimento, lo stare bene, il mangiare fuori, l'aperitivo e poi l'apericena e poi il successo facile delle veline che diventano ministre e poi gli chef e i cibi esclusivi delle boutique gastronomiche e gli impiattamenti e tutto il resto. Tutto però sempre al top, come direbbe l'ex socio della urlatrice del Twiga, che rivendica il diritto a tenere aperto, in nome della libertà del popolo. Ma la vita non può essere solo al top.

 

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E di certo non lo sarà per i nostri figli (i ventenni di oggi), ma anche per i figli dei baby boomer, i trenta e quarantenni che vivono ancora a casa, che non trovano lavoro, che devono espatriare per realizzare i propri sogni. Non sto ad elencare, che tanto i problemi li sappiamo. Sono anni che ne parliamo e ne discutiamo, ma la soluzione non è continuare a farsi l'apericena con i venti euro allungati dalla pensione della nonna, surfare sugli 80 euro di Renzi e planare sul reddito di cittadinanza, o farsi mantenere da papà e mamma (soprattutto da mamma, se sono separati, perché i padri spesso se la danno a gambe levate).

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Quindi la Cassazione dice che non c'è più obbligo per i genitori di mantenere figli maggiorenni non economicamente indipendenti quando hanno finito gli studi. Se non trovano il lavoro perfetto, si adattino a un lavoro non perfetto. Anche i loro genitori hanno fatto lo stesso, molto probabilmente.

 

Prima potevano rimanere nel limbo dell'eterna finta giovinezza in attesa del lavoro dei sogni. Ma il lavoro dei sogni non arriva così, perché te lo trova Maria de Filippi. Per diventare Uomini & Donne veri, non quelli al silicone dei social, è necessario faticare, sacrificarsi, impegnarsi.

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Ovviamente con le dovute eccezioni e i dovuti distinguo, perché è pieno di giovani che si impegnano e comunque non trovano altro che lo stage non pagato. Ma questa sentenza almeno rimette in ordine la dinamica tra generazioni.

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