angelo becciu

BECCIU HA TOLTO DI MEZZO TUTTI I SUOI NEMICI - GIANLUIGI NUZZI: “OGNI VOLTA CHE IL PAPA SCEGLIEVA UN UOMO DECISIVO PER PORTARE AVANTI LA RIFORMA DELLA CURIA, ECCO CHE QUESTI VENIVA IMPALLINATO DA SCANDALI, ACCUSE CHE POI PUNTUALMENTE SI RIVELAVANO INCONSISTENTI. ED ERANO TUTTI NEMICI DI BECCIU - SULLE ACCUSE A GEORGE PELL ORA CORRONO ADDIRITTURA VOCI DI BONIFICI CHE DAL SUD ITALIA SAREBBERO PARTITI ALLA VOLTA DELL’AUSTRALIA…”

Gianluigi Nuzzi per “la Stampa”

 

gianluigi nuzzi foto di bacco

Il Covid19 s' aggira come uno spettro nei sacri palazzi. Aggredisce monsignori, sacerdoti, segretari. E isola forzatamente Papa Francesco. Lo fiacca e priva della carica che arriva dalle folle, da una piazza San Pietro solitamente colma. Una clausura alla quale non siamo abituati, ancor meno lui, pontefice dell'abbraccio. Ma Francesco è consapevole di come questa sia l'unica condizione per preservare, oltre alla vita, il proprio ruolo. Inimmaginabile un conclave in piena pandemia, esponendo anziani cardinali a rischi imprevedibili di viaggi, riunioni e assembramenti.

 

MONSIGNOR ANGELO BECCIU

Così il Vaticano, fino alla detonazione del caso di Angelo Becciu, sardo di Pattada, classe 1948, entrato in seminario a 12 anni, elevato cardinale da Francesco nel 2018. Becciu rinuncia alle prerogative da cardinale, a ogni incarico nella curia romana, al diritto di entrare nel futuro conclave. Perché?

 

La ferita più profonda in Bergoglio non dev' essere provocata dal presunto malaffare, l'ipotizzato accaparramento familistico attribuito al porporato, il saccheggio celato e maleodorante del quale lo si accusa. Nemmeno dalla delusione psicologica per un uomo forse più narrato che ritenuto vicino. Bergoglio non è giudice terreno delle leggi. Non raccoglie indizi. Non misura prove in chiave giudiziaria. E così i fratelli cardinali che si stringono a lui godono dell'immunità proprio perché non è necessaria nel rapporto di fede e fiducia.

 

GEORGE PELL

Quindi, i flussi di soldi, attinti dall'Obolo di San Pietro e dirottati in Sardegna, l'accusa di peculato, indegna sì noi laici, ma tutto ciò a Santa Marta deve suonare più come effetti, aggravanti più che causa. Allora, perché? L'onta devastante, che pregiudica il rapporto, è la menzogna, il nascondimento. Il fatto che un cardinale menta al Papa, persino nella teologia di un pontefice assai radicato nell'indulgenza, nella misericordia del perdono, è insuperabile.

 

Quando un cardinale mutila la verità di aspetti sostanziali, ne leviga l'essenza per quella che Joseph Ratzinger indica come «l'ambizione umana al potere», l'abbraccio fraterno diventa irricevibile. È quindi questa la chiave d'accesso più logica per interpretare quanto avvenuto, sino al clamoroso ridimensionamento di Becciu, esposto ora sì alla giustizia della uomini avendo privato il Papa della fiducia. La formazione del convincimento in Bergoglio è stata lenta, solitaria. Ma deve aver unito i punti.

 

Giovanni Angelo Becciu

Ogni volta che sceglieva un uomo decisivo per portare avanti la riforma della curia, corridoio indispensabile per rilanciare la Chiesa nel mondo, ecco che questi veniva impallinato da scandali, accuse che poi puntualmente si rivelavano inconsistenti. Ed erano tutti nemici di Becciu. Così la scontro con George Pell, il cardinale australiano che stava svuotando i cassetti dei segreti e maneggi finanziari, scelto all'esordio del pontificato e messo in mora da un'inchiesta per pedofilia che si è vaporizzata definitivamente a processo.

 

GEORGE PELL

Pell è innocente, furibondo, convinto che dietro le accuse si sia celata una manovra curiale per screditarlo e anestetizzare la riforma del Papa. E in effetti così è stato. Con l'addio al Vaticano di Pell, tornato in Australia a difendersi, la segreteria per l'Economia che presiedeva è rimasto un monolite incompiuto. Creata proprio per bilanciare quella di Stato dove Becciu era eminenza grigia, priva di Pell, è stata di fatto via via rallentata nella crescita e svuotata nelle responsabilità. Sulle accuse a Pell ora corrono addirittura voci di bonifici che dal sud Italia sarebbero partiti alla volta del lontano continente: si vedrà se sono pettegolezzi, balle o verità.

 

LIBERO MILONE PAPA FRANCESCO BERGOGLIO

Di certo non è un caso isolato. Così lo scontro con Libero Milone, professionista serio, fondatore di Deloitte Italia dalla reputazione univoca. Era stato scelto da Francesco come primo revisore generale, super controllore di appalti e transazioni. Bergoglio lo incontrò nella sala d'aspetto di Santa Marta: «Vada avanti, non tema nessuno, non si fermi mai».

 

Quando Milone ebbe l'ardire di scartabellare la contabilità dei forzieri, i conti dei porporati, a iniziare da quelli di Becciu, percepì che qualcuno lavorava per creare distanza tra lui e il pontefice, che prima incontrava tutte le settimane. Il freddo divenne presto gelo. Fu messo alla porta con la perfida minaccia «o si dimette o l'arrestiamo», facendo riferimento a una presunta indagine contro di lui.

angelo becciu papa francesco 1

 

Peccato che di questa indagine non si è mai saputo nulla. Nemmeno se sia esistita davvero. La clamorosa defenestrazione conclude una partita cruciale nella storia della Chiesa, avviata da Benedetto XVI quasi dieci anni fa, quando percepì che la mondanità rapace era soverchiante, destabilizzante, capace di far brillare le colonne della Basilica. Quindi la meditazione, la rinuncia al pontificato, la messa in mora dell'italianità curiale, l'arrivo di Bergoglio.

 

LIBERO MILONE

«Attenti ai preventivi, alle spese» tuonava Francesco in sala Bologna nel luglio del 2013 agli esterrefatti cardinali, abituati a papi che si occupavano di anime e non di gestire lo sterco del demonio, il denaro. Bergoglio, invece, li scuoteva. E cosi la battaglia a bassa intensità del gesuita argentino per il controllo della Curia con la falcidia inesorabile, silente, di chi con le mani sul Vangelo godeva di fiducia mal riposta. Alla fine, come già raccontato a luglio proprio su queste colonne, era rimasto lui del potente triumvirato delle tre B: Bertone (arroccato nell'attico), Balestrero (spedito in sud America) e appunto Becciu di Pattada, il paese conosciuto in tutto il mondo per i coltelli affilati. E che ora si sono spuntati. Per sempre.  

             

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)

giusi bartolozzi almasri giorgia meloni carlo nordio

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA TRA LE MANI IL CAPRO ESPIATORIO PERFETTO PER LA FIGURACCIA SU ALMASRI: GIUSI BARTOLOZZI, CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, NORDIO. DEL RESTO, È UNA MAIL DELLA “ZARINA” A DIMOSTRARE CHE A VIA ARENULA SAPESSERO DELL’ARRESTO DEL TORTURATORE LIBICO GIÀ DOMENICA 19 GIUGNO, E NON LUNEDÌ 20, COME SEMPRE SOSTENUTO DA NORDIO – DI FRONTE ALL’IPOTETICA CACCIATA DELLA BIONDISSIMA GIUSI, PERÒ, NORDIO S’È SUBITO OPPOSTO: GIAMMAI! D'ALTRONDE LA DECISIONE, SECONDO IL MINISTRO, È STATA PRESA DIRETTAMENTE A PALAZZO CHIGI…

mantovano belloni almasri ursula von der leyen bjoern seibert gianni caravelli

BELLONI, UN ERRORE DOPO L’ALTRO. QUANDO SBATTÈ LA PORTA DEL DIS, ESSENDO ENTRATA IN CONFLITTO CON IL CAPO DELL’AISE, GIANNI CARAVELLI, COLPEVOLE DI NON FARE RIFERIMENTO A LEI MA AL SOTTOSEGRETARIO ALFREDO MANTOVANO, SCELSE IL MOMENTO MENO OPPORTUNO: L’ESPLOSIONE DEL CASO ALMASRI - DOPO LO SCHIAFFO A MANTOVANO, ORA HA MOLLATO UNA SBERLA A URSULA, DECIDENDO DI FARE LE VALIGIE ANZITEMPO NEL MOMENTO DI DEBOLEZZA MASSIMA DI VON DER LEYEN: LA QUESTIONE DEI DAZI E LA MOZIONE DI SFIDUCIA DEGLI EUROPARLAMENTARI DI ULTRA-DESTRA - E OGGI BELLONI SI RITROVA, COME DICONO IN CERTI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ‘’SENZA I CRISMI’’ DI AFFIDABILITÀ PER ASPIRARE A UNA PRESIDENZA IN QUALCHE PARTECIPATA DI STATO, DOVE URGE UNA PRESENZA FEMMINILE, COME L’ENI...

giorgia meloni ursula von der leyen elly schlein

FLASH! - AVVISATE MELONI: IL VOTO DI FRATELLI D'ITALIA NON DOVREBBE SERVIRE NEL VOTO DI SFIDUCIA PRESENTATA DA 76 EURODEPUTATI DI ESTREMA DESTRA NEI CONFRONTI DELLA COMMISSIONE E DI URSULA VON DER LEYEN - LA TAFAZZIANA MINACCIA DI ASTENSIONE DEL GRUPPO PSE DEI SOCIALISTI EUROPEI (PD COMPRESO) SAREBBE RIENTRATA: IL LORO VOTO A FAVORE DELLA SFIDUCIA A URSULA SAREBBE STATO COPERTO DALLA CAMALEONTE MELONI, IN MANOVRA PER "DEMOCRISTIANIZZARSI" COL PPE, SPOSTANDO COSI' A DESTRA LA MAGGIORANZA DELLA COMMISSIONE...