UN BOSS SOTTO STRESS - IL CAPO DEI CASALESI, MICHELE ZAGARIA, DETENUTO AL CARCERE DI OPERA, E’ DI NUOVO A PROCESSO PER AVER DEVASTATO CELLE E TELECAMERE E MINACCE ALLE GUARDIE - ASCOLTATO DAL GIUDICE HA RIFERITO DI ESSERE STRESSATO DALLE CONTINUE VISITE DI INVESTIGATORI CHE GLI CHIEDONO DI PENTIRSI - DI COSE DA DIRE NE AVREBBE MOLTE: A PARTIRE DAL CONTENUTO DELLA FAMOSA PEN DRIVE A FORMA DI CUORE CHE AVEVA CON SÉ AL MOMENTO DELL'ARRESTO, E CHE È SVANITA NEL NULLA…

Cristina Bassi e Luca Fazzo per “il Giornale”

 

arresto di michele zagaria 1

A mandarlo fuori di testa, racconta, è il silenzio. «Se ci fosse almeno il rumore di uno sciacquone mi farebbe compagnia», ha detto una volta al suo difensore. Invece Michele Zagaria, il boss del clan dei Casalesi, catturato otto anni fa dopo una interminabile latitanza, è stato sepolto vivo nel reparto più duro del carcere di Opera: l'AR, la cosiddetta «area riservata», non prevista dalle leggi ma applicata di fatto ai detenuti così pericolosi che neanche il famoso 41 bis, il reparto ad alta sicurezza, è sufficiente a neutralizzarli.

 

il bunker dove si nascondeva michele zagaria 10

E nell'AR di Opera «don Michele» si è reso responsabile di una serie di minacce e di violenze che lo hanno fatto finire di nuovo sotto processo, assistito dall'avvocato di fiducia Paolo Di Furia: concretamente irrilevante, perché Zagaria è già gravato da numerosi ergastoli. Ma la vicenda ha causato il suo trasferimento d'urgenza al remoto carcere di Tolmezzo. Ed è da lì, in videocollegamento, che è apparso nei giorni scorsi in tribunale, nell'udienza a suo carico per le sue imprese ad Opera: devastazioni di celle e telecamere, minacce alle guardie e al direttore dell'epoca Giacinto Siciliano.

il bunker dove si nascondeva michele zagaria 11

 

Il tutto appesantito dall'aggravante mafiosa che il pm Stefano Ammendola ha deciso di applicare, ritenendo che Zagaria, nonostante l'isolamento ferreo, continui a farsi forza di prestigio e alleanze. La nuova inchiesta contro il boss camorrista è stata tenuta segreta dai vertici dell'amministrazione penitenziaria, ed è venuta alla luce solo ora che il processo è approdato nell'aula della Sesta sezione penale del tribunale. Lì, nel suo collegamento video, Zagaria - apparso segnato e provato - ha spiegato i motivi della sua perdita di controllo: il gangster dice di essere stressato dalle continue visite di investigatori che gli chiedono di pentirsi.

 

il bunker dove si nascondeva michele zagaria 9

«Ormai ne saranno venuti un centinaio», ha detto. Di cose da dire ne avrebbe molte: a partire dal contenuto della famosa pen drive a forma di cuore che aveva con sé al momento dell'arresto, e che è svanita nel nulla con tutti i suoi segreti. «Ma io - dice Zagaria - non ho alcuna intenzione di pentirmi». A Michele Zagaria vengono contestati ben undici reati, commessi tra il 5 e il 19 maggio 2018. Tutto, in realtà, inizia con una sorta di tentativo di suicidio: la mattina del 5 maggio l'agente del Gom (i reparti speciali della polizia penitenziaria) di servizio all'AR rossa vede Zagaria con un sacchetto di plastica in testa.

 

arresto di michele zagaria 3

Ma quando arrivano i rinforzi, Zagaria si toglie il sacchetto e si scatena, prendendo un manico di scopa e iniziando a menare fendenti contro le telecamere di sorveglianza che lo controllano 24 ore su 24. Cinque giorni dopo, il detenuto ricomincia ad agitarsi, sbattendo il «blindo», lo spioncino della sua cella; quando le guardie bloccano il blindo, «il detenuto Zagaria non domo ha continuato a creare disordine sbattendo la porta di ferro del bagno, provocando un rumore assordate e mettendo a rischio la sicurezza della sezione».

arresto di michele zagaria 6

 

Poi il boss attacca una telecamera e la lancia in corridoio, e spacca l'altra. L'episodio più grave è di pochi giorni dopo, quando rientrando in cella Zagaria prende di petto l'agente che gli aveva fatto rapporto per i fatti precedenti, gli dà due schiaffoni su un orecchio, e quando in qualche modo lo immobilizzano continua a gridare «sei un pezzo di merda, sei un pezzo di merda». Minacce che durante un colloquio con i medici manda anche al direttore Siciliano: «Il direttore io lo paragono a una busta di immondizia e io l'immondizia la butto fuori». Tra le aggravanti contestate a Zagaria, avere oltraggiato gli agenti «in un luogo aperto al pubblico quale è considerato il carcere».

arresto di michele zagaria 4arresto di michele zagaria 5il bunker dove si nascondeva michele zagaria 7

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO