umberto bossi

BOSSI DI SEPPIA - I LEGHISTI DELLA PRIMA ORA VOGLIONO TRASFORMARE LA CASA DEL SENATUR IN UN MUSEO - A LANCIARE LA PROPOSTA E' STATO GIUSEPPE LEONI, PADRE FONDATORE DEL CARROCCIO: "QUELLA CASA E' UN PEZZO DI STORIA D'ITALIA, SE PO' MINGA VENDELA. LA SECONDA REPUBBLICA E' NATA LI'. E POI IL CAPO NON HA BUTTATO VIA NIENTE" - LA MITOLOGICA VILLETTA E' RIDOTTA MALUCCIO. CI SONO PROBLEMI AL TETTO E IL GIARDINO E' TRASCURATO. BOSSI LA COMPRO' NEL 1992 E...

Francesco Moscatelli per La Stampa

 

Villa di Bossi a Gemonio

«Compriamo all’Umberto un bell’appartamento, a 80 anni vivere in una casa su più piani è solo una gran fatica, e trasformiamo la villetta di Gemonio nel museo della Lega. Dieci euro a ingresso e in un paio d’anni l’abbiamo ripagata». La proposta arriva nei giorni della spaccatura fra Giorgetti e Salvini in cui i fedelissimi del Senatur hanno ricominciato a criticare il mai digerito Capitano.

 

Villa di Bossi a Gemonio 2

A lanciarla è Giuseppe Leoni, padre fondatore del Carroccio, architetto, aviatore, parlamentare per sei legislature. È uno dei pochissimi che ancora oggi va quasi tutte le settimane a trovare Bossi. «Quella casa è un pezzo di storia d’Italia, se pò minga vendela. La Seconda Repubblica è nata lì. E poi il Capo non ha buttato via niente: i fax, le lettere di Cossiga, gli originali dei discorsi fatti a Pontida, i regali, i cimeli, il mio intervento fatto nel 1985 in Comune a Varese che aveva corretto e rivisto lui, l’atto di costituzione della Lega Autonomista Lombarda, i manifesti elettorali e i simboli che presentavamo al Viminale. Non avevamo grafici. Erano idee dell’Umberto, che io poi disegnavo». Leoni immagina in grande una specie di mausoleo in vita: qualcosa a metà fra Il Vittoriale di D’Annunzio e una versione laica della casa-museo di Rosmini a Stresa, dove «il grande filosofo suggerì al Manzoni alcune pagine dei Promessi Sposi».

Villa di Bossi a Gemonio 3

 

Quella del museo è l’idea di un amico che vuole aiutare «l’Umberto» e ha innanzitutto un valore storico-nostalgico. In queste settimane che si preannunciano movimentate per il partito, però, la nostalgia sta assumendo anche un significato politico. Nei momenti di tensione i luoghi e i simboli identitari tornano d’attualità.

 

Villa di Bossi a Gemonio 4

«Il consiglio federale convocato a Roma, e non in via Bellerio, è stata l’ultima provocazione di Salvini» hanno evidenziato con fastidio esponenti della vecchia guardia. «Se non è stato convocato Umberto Bossi quello di giovedì sera non era un Consiglio federale, almeno per quanto conosco io lo Statuto della Lega» ha ribadito l’ex ministro delle Riforme Francesco Speroni. Come a suggerire a Giorgetti che rimettere al centro Bossi e il federalismo possa essere la via maestra per riformare il partito-personale di Salvini. Il ragionamento è che il Nord e le industrie reclamano Giorgetti e le sue capacità, anche Draghi si fida solo di lui, bisogna lavorare perché la sua linea abbia la meglio nell’assemblea di dicembre. E poi fra «la gente».

 

Giuseppe Leoni

La mitologica villetta, sede di tanti vertici del centrodestra (ci andava anche Berlusconi ogni volta che Bossi voleva mostrare il suo peso nella coalizione), è ridotta maluccio fra problemi al tetto, giardino trascurato, sticker dei ciclisti padani sbiaditi appiccicati ovunque e cancelli rivestiti di teli mimetici per tutelare la privacy della famiglia.

 

Bossi la comprò nel 1992. «La Manu (Manuela Marrone, la moglie di Bossi, ndr) cercava una casa vicino a Cittiglio, dove insegnava - racconta Leoni, che seguì la ristrutturazione dell’immobile -. Prima vivevano in un locale e mezzo ma, dato che l’Umberto continuava a far figli, avevano bisogno di più spazio». Due anni fa l’edificio era finito in vendita a 480 mila euro. Le agenzie immobiliari la definivano «villa indipendente di 400 metri quadrati in stile Liberty». Non se ne fece nulla nonostante il «camino del ‘700» e la «terrazza panoramica sulle montagne e sulle vallate vicine».

 

Giuseppe Leoni 2

«Bossi è stato un genio. Salvini invece prova inutilmente a imitarlo - tuona Leoni -. Adesso anche i quasi 200 parlamentari leghisti se ne stanno rendendo conto: stando agli ultimi sondaggi 70 di loro non verranno rieletti. La Meloni ci ha sorpassato». Il momento, per Leoni, è propizio: celebrare il passato glorioso significa oggi guardare avanti. «Quando vado a Gemonio parliamo a lungo. Il Capo sta in poltrona con il suo sigaro, legge, osserva tutto ciò che accade a Roma e come sempre mi spiega il suo punto di vista. La politica, come diceva Eraclito, è in divenire. Oggi ad esempio si parla del Quirinale e io una mia idea me la sono fatta. L’uomo giusto sarebbe Giulio Tremonti. Lui sì che ci farebbe fare bella figura».

Umberto Bossi

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”