giuseppe calcagno marco manzo matteo messina denaro

IL CERCHIO SI STRINGE! ARRESTATI DUE FEDELISSIMI DI MATTEO MESSINA DENARO – IL BLITZ DELLA SQUADRA MOBILE DI TRAPANI, CHE HA PASSATO AL SETACCIO LA CASA DELLA FAMIGLIA DEL BOSS DI COSA NOSTRA – IL SEGNALE CHE I PIZZINI DEL LATITANTE ARRIVAVANO: “LA RICOTTA È PRONTA?” – LE REGOLE PER I BIGLIETTI: VANNO DISTRUTTI SUBITO DOPO LA LETTURA E LE RISPOSTE…

 

Salvo Palazzolo per www.repubblica.it

 

 

marco manzo

I pizzini di Matteo Messina Denaro arrivavano nelle campagne fra Mazara del Vallo e Salemi. La squadra mobile di Trapani ha individuato un altro anello della catena di comunicazione del superlatitante che sembra essere diventato imprendibile dal giugno 1993.

 

Questa notte, sono scattati due arresti. E sono state eseguite circa quindici perquisizioni: la polizia ha passato al setaccio anche l'abitazione della famiglia Messina Denaro, nel centro di Castelvetrano, dove abita l'anziana madre del boss. Nel salotto, l'immagine del padrino stile Andy Warhol, con una corona in testa. Il padrino venerato, il padrino diventato un fantasma.

MESSINA DENARO PIZZINI 1

 

Nel corso del blitz della squadra mobile diretta da Fabrizio Mustaro è stato arrestato l'ennesimo "postino" dei pizzini. È Giuseppe Calcagno, 46 anni, un fedelissimo dell'anziano capomafia di Mazara Vito Gondola, che era stato fermato cinque anni fa: proprio in quell'indagine erano emersi i nomi di Calcagno e di Marco Manzo, arrestato pure lui stanotte.

 

un ritratto di matteo messina denaro nella sua casa di castelvetrano

L'inchiesta coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dall'aggiunto Paolo Guido ha provato a svelare gli altri passaggi della catena di comunicazione del latitante, in un dialogo è emersa la traccia di un biglietto che sarebbe giunto da Messina Denaro. In questa indagine, il boss è indagato per tentata estorsione: su sua indicazione, la famiglia mafiosa sarebbe intervenuta per convincere i proprietari di un terreno a vendere.

giuseppe calcagno

 

Ci vediamo alla mannara" diceva Vito Gongola, che è morto tre anni fa. "Ho una rinisca (una pecora, ndr ) buona - sussurrava un altro favoreggiatore al telefono - quando vossia finisce di mungere la scannamu".  Sembrano usciti da un romanzo di Andrea Camilleri gli uomini che proteggevano la latitanza di Matteo Messina Denaro. Allevatori che parlavano in dialetto stretto al servizio del padrino che è diventato l'emblema della mafia 2.0. Un altro ancora chiedeva: "La ricotta è pronta?". Era il segnale che i pizzini del latitante erano arrivati. 'U zu Vito, il custode delle comunicazioni di Messina Denaro, nascondeva i messaggi sotto un masso, in campagna. 

 

Adesso, l'ultima tranche dell'indagine, coordinata dai sostituti Gianluca De Leo e Giovanni Antoci, ricostruisce le mosse di Calcagno e Manzo: il primo si occupava della rete di comunicazione del latitante, il secondo dei collegamenti con gli altri mandamenti; Manzo è uno dei picciotti del clan che nel 2008 incendiò la casa al mare del consigliere comunale Pasquale Calamia. L'esponente del Pd si era permesso di chiedere a gran voce l'arresto di Messina Denaro.

 

messina denaro

"L’indagine è un altro duro colpo agli assetti mafiosi nel territorio del latitante Matteo Messina Denaro - dice Fabrizio Mustaro -. Il lavoro investigativo ha disvelato che i 15 indagati e gli arrestati si sono adoperati per garantirne gli interessi economici, il controllo del territorio e delle attività produttive per aver favorito, in passato, la trasmissione dei pizzini del latitante".

 

MATTEO MESSINA DENARO

La squadra mobile ha accertato che i pizzini arrivavano in alcune date ben precise.  "Arrivano con la stessa carrozza", dicevano i mafiosi. Ma non si è ancora scoperta con certezza quale fosse la "carrozza" che portava i pizzini, chissà da dove.

 

Di sicuro, Messina Denaro imponeva regole precise per i biglietti: vanno distrutti subito dopo la lettura, e le risposte devono essere recapitate entro 15 giorni. Ma del contenuto dei pizzini continuiamo a non sapere nulla. Gli inquirenti hanno il sospetto che quei biglietti possano essere andati in giro per l'Europa. Viaggiava molto un fedelissimo di Gondola, l'imprenditore Mimmo Scimonelli. Si divideva fra il Vinitaly, per presentare il suo consorzio di produttori, e la Svizzera, dove aveva aperto alcuni conti. La caccia continua.

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