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CHAT PIENE, PIAZZE VUOTE -  COME AL SOLITO, NEL GIORNO DELL’ENNESIMA PROTESTA NO VAX SI SONO VISTI SOLO MINI CORTEI DISORDINATI, CON I CONSUETI SLOGAN TRITI E RITRITI SULLA DITTATURA SANITARIA - A MILANO I MANIFESTANTI, NON PIÙ DI 4 MILA, HANNO MARCIATO NONOSTANTE I DIVIETI: SU TELEGRAM PROMETTEVANO DI “BUTTARE SECCHI DI BENZINA CONTRO GLI AGENTI”

Andrea Galli per il “Corriere della Sera

 

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Affezionati ai pre-festivi, alieni alle regole e afflitti dal disordine gestionale al loro interno, anche stavolta i no vax hanno fatto quanto non dovevano. Dei tre punti di raduno raggiunti ieri per scandire i soliti slogan, uno soltanto era stato autorizzato (all'Arco della Pace), e invece i quattromila fra donne e uomini, cifra irrisoria in una metropoli, si sono trovati pure in piazza Duomo e piazza Fontana, da qui muovendo in corteo, sempre senza permesso, per mezza Milano, sostando nel mentre dinanzi alla sede Rai, accusata, al pari dell'intera categoria giornalistica, d'essere al servizio delle multinazionali del farmaco e in generale del potere.

 

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Che la giornata non abbia registrato degenerazioni né seguiti al delirio alla vigilia delle chat sulla piattaforma Telegram («Buttiamo secchi di benzina contro gli agenti»), non alleggerisce comunque la narrazione complessiva, che deve tenere conto di almeno una premessa.

 

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Anche dinanzi all'aggiramento delle norme (il questore Giuseppe Petronzi aveva vietato eventi itineranti quali il corteo), è di un'evidenza perfino banale la necessità di non governare le proteste con cariche e manganelli. Vero però che l'alternativa scelta, ovvero il dialogo, contrasta con la stessa forma di questi gruppi.

 

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Dialogare con chi? Mancano capi, mancano figure che dettano la linea, mancano interlocutori riconosciuti dalla maggioranza, manca perfino una conoscenza comune. Per dire, una volta giunti in piazza Fontana, molti hanno giurato d'ignorare che non si potevano organizzare assemblee lontano dall'Arco della Pace.

 

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E ancora: di nuovo in quel corteo, dominava l'incertezza sulla strada da prendere; qualcuno muoveva verso destra, qualcuno verso sinistra, qualcuno si guardava attorno e si affidava disperato alla geo-localizzazione sul cellulare per capire dove diamine fosse. Dopodiché, nella lettura, sarebbe certo un grave errore sottovalutare la pericolosa potenzialità del dissenso.

 

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Lo conferma la recente indagine della Digos, coordinata dai magistrati dell'anti-terrorismo (che proseguono il lavoro finalizzato a nuove misure), un'indagine su una formazione di no vax che aveva innescato otto indagati e il sequestro di armi; lo conferma l'insistenza, di sabato in sabato, dell'organizzazione di manifestazioni; lo conferma la crescita, nelle chat, di minacce e annunci bellici; e lo confermano il consolidamento dei «nemici», la piena identificazione nel volersi scagliare contro poliziotti come contro cronisti, l'acquisizione di notizie, condivise con i compagni attraverso i messaggi, di nominativi e indirizzi.

 

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Motivo per il quale, dalla procura alla prefettura, dalla questura al comando provinciale dei carabinieri, il controllo del particolare momento e dei suoi protagonisti - peraltro non catalogabili sulla base di punti in comune per età, provenienza, famiglie, lavoro, ruolo nella società - segue la sapienza e la lungimiranza, l'esame empirico e l'analisi investigativa.

 

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La distanza fisica, nel senso di non partecipazione, di elementi politici, al contrario dell'adesione di figure con peso istituzionale (si parla di un magistrato di Cassazione visto ieri nelle vie di Milano), fornisce ulteriori elementi a prova della fisiologica complessità dello scenario.

 

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