angelo becciu alberto perlasca giuseppe pignatone

CHE BUCO NELL'ACQUA PER I PM DEL PAPA! - IL TRIBUNALE VATICANO BY PIGNATONE BOCCIATO L'IMPIANTO PROCEDURALE DEI PM NEL PROCESSO A MONSIGNOR BECCIU E ALTRI IMPUTATI, ORDINANDO LA RESTITUZIONE DEGLI ATTI DI GRAN PARTE DELLE ACCUSE, PER NON AVER RISPETTATO I DIRITTI DELLA DIFESA - DOPO LA VICENDA DEI RESCRITTI DEL PAPA, CHE DURANTE L’INDAGINI, DA MONARCA ASSOLUTO, HA MODIFICATO LE NORME AGEVOLANDO L’ACCUSA, PUZZA DI BRUCIATO IL MANCATO DEPOSITO DA PARTE DEI PM DELLE TRASCRIZIONI E I VIDEO DEGLI INTERROGATORI DI MONSIGNOR ALBERTO PERLASCA, PASSATO DA PRINCIPALE IMPUTATO A GRANDE ACCUSATORE DI BECCIU…

giovanni angelo becciu

Emiliano Fittipaldi per https://www.editorialedomani.it

 

Il pasticcio vaticano si consuma di mattino presto. Quando il presidente del collegio dei giudici, Giuseppe Pignatone, con un’ordinanza a sorpresa ha deciso di bocciare una parte importante dell’atto d’accusa con cui i promotori di giustizia Alessandro Diddi e Gian Piero Milano hanno mandato a processo il cardinale Angelo Becciu e altri imputati eccellenti. Tutti accusati di aver depredato le finanze della Santa sede per la compravendita del palazzo londinese di Sloane Avenue.

 

ALESSANDRO DIDDI

Pignatone non è entrato nel merito delle varie fattispecie di reato. Ma annullando il rinvio a giudizio di figure centrali come il finanziere Raffaele Mincione, Fabrizio Tirabassi, Mauro Carlino e l’avvocato Nicola Squillace, e ordinando la restituzione degli atti di gran parte delle accuse rivolte [...] allo stesso Becciu, ha smontato l’intero impianto procedurale disegnato dai pm di papa Francesco. Rei, di fatto, di non aver rispettato i diritti della difesa e garantiti persino da un codice penale vetusto e poco garantista come quello vaticano.

 

LA BOCCIATURA

giuseppe pignatone

Pignatone accogliendo le istanze delle difese ha certificato che Diddi e gli altri promotori in molti casi non hanno effettuato interrogatori sui fatti oggetto dell’imputazione «né i fatti sono stati enunziati in un mandato», come invece vuole un articolo del codice penale.

 

Secondo gli imputati, in questo modo, «è stato leso in modo gravissimo il principio del contraddittorio» dal momento che sarebbero «stati rinviati a giudizio senza essere messi in grado di conoscere le contestazioni loro ascritte». E dunque senza potersi difendere in fase preliminare, con contraddittori che avrebbe potuto portare in teoria a un’archiviazione e non a un rinvio a giudizio.

 

giovanni angelo becciu papa francesco bergoglio

Diddi, uomo vicinissimo al papa e grande regista dell’accusa, a fine luglio aveva chiesto il rigetto dell’eccezione. Nell’udienza dell’altro ieri aveva invece tentato un colpo di coda, forse preoccupato dalle possibili decisioni di Pignatone: in un afflato di garantismo, aveva insolitamente chiesto che tutti i rinvii a giudizio da lui fatti gli fossero restituiti, per poter integrare il fascicolo con nuovi interrogatori e «garantire nel modo più ampio ed opportuno i diritti della difesa», evidentemente fino a quel momento non rispettati appieno.

 

RAFFAELE MINCIONE

VIZI PROCEDURALI

L’ex capo della procura di Roma però ha deciso di metterlo di fronte al fatto compiuto, e ha provato a mediare con un provvedimento accorto che sembra voler salvare capra e cavoli. Consentendogli contemporaneamente di non mettere la faccia su un processo che, senza aggiustamenti, partiva azzoppato da procedure viziate all’origine.

 

Il dispositivo non evita però la magra figura fatta non solo all’ufficio dei pm, ma all’intera istituzione che ne viene indirettamente coinvolta: Pignatone ha infatti dichiarato «fondata» la violazione da parte di Diddi e gli altri pm del codice penale, anche se solo per alcuni imputati. Che di fatto vengono stralciati dal processo, che va avanti almeno per ora solo su questioni minori: tutta la vicenda del palazzo londinese, cuore del fascicolo, dovrebbe infatti essere “congelata” visto che il rinvio a giudizio di uno dei massimi protagonisti – Mincione – è stato azzerato.

 

ALESSANDRO DIDDI

Anche nel caso di Becciu, per alcuni reati come il peculato in merito ai presunti finanziamenti illeciti alla cooperativa dei fratelli in Sardegna, si torna al punto di partenza. Tutti gli imputati dovranno essere ora richiamati dai promotori e interrogati sui singoli reati di cui non erano a conoscenza. Per l’accusa è una mezza Caporetto, ma poteva andare peggio. Se non nei fatti (è improbabile però che in tempi brevi si riescano a sentire tutti gli imputati), il disastro è nell’immagine approssimativa data all’esterno su un procedimento delicatissimo: la gestione delle procedure è stata quantomeno improvvida e non garantista.

 

 

Dopo la vicenda dei rescritti del papa, che durante l’indagine ha, da monarca assoluto della Santa sede, modificato le norme agevolando l’accusa, le polemiche hanno riguardato anche un’altra questione rilevante: quella del mancato deposito da parte dei pm di alcune prove considerate decisive. In particolare le trascrizioni e le video registrazioni degli interrogatori di monsignor Alberto Perlasca, passato da principale imputato a grande accusatore di Becciu.

 

ALBERTO PERLASCA

Interrogatori di cui Diddi e Milano hanno consegnato solo verbali in forma riassuntiva, e che secondo le difese presentano buchi e discrasie rispetto a quanto scritto in un altro memorandum depositato dall’ex amico di Becciu.

 

Pignatone la scorsa estate aveva già imposto ai promotori di consegnare tutti gli atti in loro possesso, e lo scorso 27 luglio Diddi «aderiva alla richiesta esplicitando», ricorda il capo del collegio, «che in proposito non c’è nessun problema». Salvo cambiare idea alla vigilia della scadenza, spiegando che la «divulgazione del materiale» porterebbe «grave e irreparabile nocumento dei diritti delle persone che hanno partecipato» all’interrogatorio. Questioni di privacy, insomma.

 

MISTERO PERLASCA

 

Pignatone invece è d’accordo anche stavolta con gli avvocati difensori che segnalano come quegli interrogatori (e altre chat sequestrate ma mai depositate) sono elementi indispensabili al corretto e completo esercizio del diritto di difesa. E ha così ordinato ancora una volta ai promotori del papa di depositare tutti gli interrogatori audio e video degli imputati e di monsignor Perlasca.

 

«Non si comprende come la tutela della riservatezza possa essere messa a rischio dalla pubblicità, propria della sede dibattimentale, di atti che per loro natura non sono sottoposti a segreto di dichiarazioni, come quelle di Perlasca, che lo stesso promotore ha indicato come fonti di prova e ha ripetutamente evocato per motivare la sua richiesta di citazione a giudizio degli imputati», chiosa il provvedimento del collegio.

ALBERTO PERLASCA

 

«Nel merito si deve in primo luogo osservare che il deposito degli atti richiesti dalle difese appare indispensabile al fine di assicurare la par condicio delle parti nella conoscenza degli atti e quindi il rispetto del principio del contraddittorio. Per altro non si può fare a meno di notare che il promotore di giustizia aveva chiaramente affermato che la videoregistrazione era stata effettuata con la piena consapevolezza e il consenso di tutti i partecipanti e che non c’era alcun problema che ne impedisse il deposito»

 

becciu

Pignatone chiede a Diddi di sciogliere anche un altro mistero mai chiarito dall’accusa: Perlasca, un tempo indagato, è stato definitivamente archiviato o è imputato in altri procedimenti segreti di cui nulla si conosce? E se è uscito dal processo, quasi sono i motivi per cui da sospettato numero uno dello scandalo londinese (è lui ad aver messo la firma su molti atti dell’affare del palazzo) è uscito infine del tutto indenne dalla vicenda?

 

Pignatone vuole saperlo, e come lui molti gli osservatori che non si aspettavano scontri così duri tra due uomini scelti direttamente da Francesco per gestire uno dei processi più delicati della storia recente della chiesa.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)

giusi bartolozzi almasri giorgia meloni carlo nordio

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA TRA LE MANI IL CAPRO ESPIATORIO PERFETTO PER LA FIGURACCIA SU ALMASRI: GIUSI BARTOLOZZI, CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, NORDIO. DEL RESTO, È UNA MAIL DELLA “ZARINA” A DIMOSTRARE CHE A VIA ARENULA SAPESSERO DELL’ARRESTO DEL TORTURATORE LIBICO GIÀ DOMENICA 19 GIUGNO, E NON LUNEDÌ 20, COME SEMPRE SOSTENUTO DA NORDIO – DI FRONTE ALL’IPOTETICA CACCIATA DELLA BIONDISSIMA GIUSI, PERÒ, NORDIO S’È SUBITO OPPOSTO: GIAMMAI! D'ALTRONDE LA DECISIONE, SECONDO IL MINISTRO, È STATA PRESA DIRETTAMENTE A PALAZZO CHIGI…

mantovano belloni almasri ursula von der leyen bjoern seibert gianni caravelli

BELLONI, UN ERRORE DOPO L’ALTRO. QUANDO SBATTÈ LA PORTA DEL DIS, ESSENDO ENTRATA IN CONFLITTO CON IL CAPO DELL’AISE, GIANNI CARAVELLI, COLPEVOLE DI NON FARE RIFERIMENTO A LEI MA AL SOTTOSEGRETARIO ALFREDO MANTOVANO, SCELSE IL MOMENTO MENO OPPORTUNO: L’ESPLOSIONE DEL CASO ALMASRI - DOPO LO SCHIAFFO A MANTOVANO, ORA HA MOLLATO UNA SBERLA A URSULA, DECIDENDO DI FARE LE VALIGIE ANZITEMPO NEL MOMENTO DI DEBOLEZZA MASSIMA DI VON DER LEYEN: LA QUESTIONE DEI DAZI E LA MOZIONE DI SFIDUCIA DEGLI EUROPARLAMENTARI DI ULTRA-DESTRA - E OGGI BELLONI SI RITROVA, COME DICONO IN CERTI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ‘’SENZA I CRISMI’’ DI AFFIDABILITÀ PER ASPIRARE A UNA PRESIDENZA IN QUALCHE PARTECIPATA DI STATO, DOVE URGE UNA PRESENZA FEMMINILE, COME L’ENI...

giorgia meloni ursula von der leyen elly schlein

FLASH! - AVVISATE MELONI: IL VOTO DI FRATELLI D'ITALIA NON DOVREBBE SERVIRE NEL VOTO DI SFIDUCIA PRESENTATA DA 76 EURODEPUTATI DI ESTREMA DESTRA NEI CONFRONTI DELLA COMMISSIONE E DI URSULA VON DER LEYEN - LA TAFAZZIANA MINACCIA DI ASTENSIONE DEL GRUPPO PSE DEI SOCIALISTI EUROPEI (PD COMPRESO) SAREBBE RIENTRATA: IL LORO VOTO A FAVORE DELLA SFIDUCIA A URSULA SAREBBE STATO COPERTO DALLA CAMALEONTE MELONI, IN MANOVRA PER "DEMOCRISTIANIZZARSI" COL PPE, SPOSTANDO COSI' A DESTRA LA MAGGIORANZA DELLA COMMISSIONE...