casanova

CHIEDIMI CHI ERA CASANOVA: UN SEDUTTORE, UNA SPIA, UN CABALISTA, UN GIOCATORE, UNO SCROCCONE: IL LIBRO DI ALESSANDRO MARZO MAGNO RACCONTA TUTTE LE FACCE DEL “LATIN LOVER” VENEZIANO – MARINO NIOLA: “LA SUA FAMA DI SCIUPAFEMMINE LO HA RESO E LO RENDE SOSPETTO DI SESSISMO, DI FALLOCENTRISMO, DI LIBERTINISMO E DI TANTI ALTRI ‘ISMI’ POLITICAMENTE SCORRETTI. SOSPETTI IN BUONA PARTE INFONDATI. ANCHE SE CE L’HA MESSA TUTTA PER FARSI CONSIDERARE UN EROTOMANE”

Estratto dell’articolo di Marino Niola per “Robinson - la Repubblica”

 

Il ritratto di Giacomo Casanova realizzato da Johann Berka

Chi era Giacomo Casanova? Un seduttore, una spia, un falso mago, un cabalista, un alchimista, un giocatore, uno scroccone. Tutto questo insieme. Ma anche di più. Perché di personaggi del genere le cronache del Settecento sono piene. Ma nessuno di questi imbroglioni, ciarlatani e impostori è passato alla storia. Nessuno come Giacomo è riuscito a fare del suo nome proprio un nome comune. L’archetipo del «gran conquistatore, del seduttore privo di scrupoli», come recita un noto dizionario.

 

A raccontarci come e perché Casanova si è trasformato in un casanova è un bellissimo libro di Alessandro Marzo Magno, grande conoscitore della storia veneziana. In realtà l’unico che potrebbe contendere a Giacomo questo primato è Don Giovanni. La differenza è che il personaggio del dissoluto punito è nato dalla fantasia di Tirso de Molina e immortalato dal genio di Mozart. […]

 

biografia di casanova di Alessandro Marzo Magno

Perché per quanto la critica letteraria si sia sempre sforzata di neutralizzare la carica erotica casanoviana per esaltarne quella letteraria, Giacomo deve la sua fama al fatto di essere uno sciupafemmine. Il che lo ha reso e lo rende sospetto di sessismo, di fallocentrismo, di libertinismo e di tanti altri “ismi” politicamente scorretti. Sospetti in buona parte infondati, come provano le belle pagine di Marzo Magno. Anche se bisogna riconoscere che il nostro Casanova ce l’ha messa tutta per farsi considerare un erotomane.

 

Soprattutto quando lancia frasi petardo paragonando le donne a un libro «che, buono o cattivo, deve cominciare a piacere dal frontespizio: se questo non è interessante non fa venir voglia di leggere il resto». Una equipollenza per noi irricevibile, ma il nostro la afferma quasi trecento anni fa.

 

Peraltro, queste sparate sono mosse dal desiderio di stupire, da un principio di piacere più sensista che maschilista. Più illuminista che patriarcale. Il suo «principale impegno — scrive infatti nelle sue Memorie — è stato quello di coltivare i piaceri dei sensi. Non ne ho avuto un altro più importante».

 

Innamorato del femminile in tutti i sensi del termine, Casanova non esita a gettarsi nella mischia in difesa delle pari opportunità ingaggiando una battaglia contro la medicina ufficiale che crede nel legame tra utero e mente femminile.

giacomo casanova 1

 

Nel 1772 scrive addirittura un opuscolo dal titolo Lana caprina dove rovescia tutti gli stereotipi di genere. Affermando che le differenze psicologiche non hanno un fondamento fisiologico ma sociale e vanno attribuite all’educazione e alla condizione della donna. Per concludere affermando che in un certo pensiero maschile c’è poca mens (mente) ma molta mentula (pene).

 

Anche per questo le donne amano Casanova e non perché sia uno stallone. Ma perché avvertono in lui una complicità sensuale, mai dominante. Una condivisione di appetiti, una sorta di convivialità amorosa. Non a caso cibo ed eros vanno di pari passo. Se le donne citate nelle Memorie sono 116, i piatti sono centoventi. E ad ogni occasione erotica è associato un ricordo gastronomico.

 

Alessandro Marzo Magno

Anche se poi la presunta strage di cuori attribuita a Giacomo non regge alla prova statistica. Secondo l’autore, l’irresistibile seduttore in 42 anni di effettiva vita sessuale avrebbe avuto solo 116 incontri ravvicinati, che in media fanno meno di tre avventure all’anno. Per la precisione 2,7. Insomma, conclude Marzo Magno, «qualsiasi bagnino di Rimini o maestro di sci di Cortina ha fatto meglio di lui».

 

La differenza è che lo score di Casanova è piccolo ma sentito. Perché è sempre innamorato anche se solo per un giorno. Ad eccezione di Henriette che amerà per sempre. La incontra a Cesena ed entrambi si accendono come bengala. L’incendio divampa per tre mesi senza pause. A spegnerlo è lei che lo congeda perché è costretta a rientrare in Francia. Giacomo è inconsolabile.

 

donald sutherland casanova di fellini

Sulla via del ritorno piange lacrime disperate e nel gran gelo del San Bernardo non avverte né la fame né il freddo. Si annichilisce come il Cherubino delle Nozze di Figaro mozartiane, il paggio sedotto dal femminile e per questo seducente, che canta «Or di foco, ora sono di ghiaccio, ogni donna cangiar di colore. Ogni donna mi fa palpitar». È questo struggimento l’arma segreta di Casanova. Quella che si porterà dietro nella vecchiaia come una consolazione dolcissima e una ferita inguaribile. […]

federico fellini donald sutherland sul set di casanovacasanovaalain delon il ritorno di casanova

 

casanova

Ultimi Dagoreport

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…