Matteo Persivale per il “Corriere della Sera”
«Ho cominciato a comprare le fotografie che mi piacevano. Non volevo creare una collezione. Probabilmente, alla fine, è successo». Richard Gere possiede, tra i molti doni che la natura gli ha regalato, quello dell'understatement. Qualche anno fa in un'intervista con il Corriere della Sera minimizzò le conseguenze professionali del suo impegno a favore del Tibet che l'ha reso inviso a Pechino e per questo cancellato dalla lista degli attori arruolabili nelle grandi produzioni hollywoodiane (da esportare anche in Cina), spiegando di preferire i piccoli film indipendenti che trovava più interessanti, e di avere così più tempo per la pratica e lo studio del buddhismo.
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Affronta adesso con la stessa pacatezza anche la grande asta online «Fotografie dalla collezione Richard Gere» (Christie' s, dal 23 marzo al 7 aprile) che rappresenta uno degli avvenimenti dell'anno per il mercato dell'arte: va all'incanto una serie di capolavori assemblata con gusto tanto eclettico quanto raffinato: 156 lotti (la stima, bassa, intorno ai due milioni di dollari) con l'editing di Joslin Van Arsdale, che attraversano la storia della fotografia.
A cominciare dalle foto di pionieri dell'Ottocento come Gustave Le Gray e Carleton Watkins e proseguendo con i capolavori primo Novecento di Tina Modotti, Edward Weston, Manuel Álvarez Bravo e Alfred Stieglitz. Per finire con i contemporanei: da Richard Avedon a Herb Ritts . Proprio la presenza di Le Gray testimonia il gusto di Gere: i paesaggi (famosissimi i suoi mari in tempesta) del francese, tra i padri nobili della fotografia e straordinario innovatore delle tecniche di stampa, sono stati acquisiti da Gere quando ancora i prezzi dell'artista erano abbordabili (da quando lo sceicco qatariota Al-Thani se ne appassionò negli anni Novanta, le quotazioni sono inevitabilmente salite a dismisura: per qualche anno le immagini di Le Gray fecero record su record, rendendolo più di un secolo dopo la morte il fotografo più costoso del mondo). Richard Gere è anche fotografo: ha esposto in gallerie importanti e pubblicato nel 1997 (ricavato in beneficenza per il Tibet) un libro che ricevette ottime recensioni.
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L'amore per la fotografia lo accompagna da sempre: poco più che ventenne, da aspirante attore, diventò amico di un futuro maestro della fotografia, Herb Ritts. L'uomo che lo rese famoso con gli scatti - molto imitati da allora nel mondo della moda: sembrano curatissimi, furono in realtà improvvisati perché l'automobile su cui viaggiavano si era fermata nel deserto - di Richard sudato in canottiera e jeans attillati a una pompa di benzina, bellissimo (e ambiguo) nella luce del crepuscolo californiano come un novello Brando.
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«Affinata da anni sia davanti che dietro una macchina fotografica, la passione di Gere per la creazione di immagini e il collezionismo è in bella mostra in questa collezione meravigliosamente varia. Questi sono artisti che sono abili nel catturare le emozioni umane, che hanno emozionato Gere - ha scritto nel catalogo Darius Himes, responsabile internazionale delle fotografie di Christie' s - Sono esposti i punti salienti della collezione che rappresentano un riflesso del tempo che ha trascorso a Los Angeles, della sua ammirazione per i fotografi del ventesimo secolo e delle amicizie che ha stretto strada facendo».
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