ilva

COME MUORE L’ILVA - ALTIFORNI SPENTI E 100 MILIONI DI ROSSO AL MESE, COSÌ TRAPASSA LA PIÙ GRANDE ACCIAIERIA D'EUROPA - ARCELORMITTAL NON FA PIÙ NEANCHE MANUTENZIONE - LA RABBIA DEGLI OPERAI: "NON CAMBIANO NEMMENO I BULLONI, FINIRÀ COME ALLA THYSSEN" - NELL'ULTIMO ANNO CI SONO STATI ALMENO 20 INCIDENTI GRAVI - GLI INTERVENTI PER MITIGARE L'IMPATTO AMBIENTALE SONO REALIZZATI SOLO A METÀ, IL REGISTRO TUMORI NON È MAI STATO CREATO E I POLITICI A TARANTO NON SI FANNO PIU’ VEDERE..

Giuseppe Salvaggiulo per “la Stampa”

 

ilva lavoratori 2

Di giorno l'aria sembra più tersa e Tamburi una periferia normalmente degradata; a sera la ciminiera dell'Ilva sbuffa senza protervia e la si scruta con meno inquietudine. Eppure gli interventi per mitigare l'impatto ambientale sono realizzati solo a metà. «All'ambiente ci ha pensato il mercato», sospira il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci. La più grande acciaieria d'Europa inquina di meno solo perché lavora a un terzo della capacità. Se produce, uccide. Se non uccide, fallisce. L'equazione resta irrisolta, a otto anni dal sequestro giudiziario e dall'esproprio statale.

 

Sui muri restano le scritte «Riva boia» e ogni sabato da quindici settimane 5.931 tarantini di 61 associazioni scrivono al premier per chiedere la chiusura dell'Ilva. I sindacati parlano di «fabbrica in abbandono». Il maxiprocesso con 44 imputati per disastro ambientale è ancora in primo grado. Il registro tumori non è mai stato creato. Il monitoraggio ambientale è parziale. I politici si almanaccano su ipotesi fantasiose, dall'idrogeno alla riconversione in parco giochi.

ilva 1

 

«A che punto siamo? A nessun punto», taglia corto il sindaco. Di chi sarà l'Ilva, se come e con quali continuerà a produrre acciaio, ancora non si sa. Fino al 2012 l'Ilva sfornava ogni anno almeno 8 milioni di tonnellate d'acciaio, con punte di 10,5. Riva non abbassava la produzione nemmeno nei momenti ci crisi, «la competitività dipende dai magazzini sempre pieni», diceva. Sotto i 6 milioni di tonnellate, è strutturalmente in perdita: servono grandi volumi con costi fissi alti.

 

Oggi viaggia fra 3 e 4 milioni di tonnellate e brucia 100 milioni di euro al mese. Due altoforni su cinque, tra cui il principale, sono fermi. Si potranno riaccendere solo quando saranno completate le migliorie ambientali. Nel 2023, secondo il piano del ministero. Troppo tardi, forse.Tragedia umana e industriale senza unità di tempo, di luogo e di azione. Due anni fa è entrata in scena ArcelorMittal, che se l'è aggiudicata, dopo una controversa gara, con la formula dell'affitto d'azienda finalizzato all'acquisto. Benché sia il più grande produttore di acciaio del mondo (80 miliardi di fatturato), secondo i sindacati sta facendo di tutto per mandare l'Ilva in malora.

ILVA E TUMORI

 

«Non cambiano nemmeno i bulloni», allarga le braccia uno dei 3.500 operai ancora al lavoro (4.000 sono in cassa integrazione). Sostiene Franco Rizzo, capo del sindacato di base Usb, che nell'ultimo anno si contano almeno 20 incidenti gravi: «Ormai non si fanno più manutenzioni, rischiamo di fare la fine della Thyssen». Per non dire dei quattro suicidi in tre mesi. Le relazioni sindacali sono tese. Nel primo incontro dopo quattro mesi, l'amministratore delegato Lucia Morselli si è presentata con una borsa con la scritta «Non disturbare, sto salvando il mondo» e quando il primo sindacalista ha cominciato a parlare si è messa a sfogliare un giornale. ArcelorMittal ha decapitato la prima linea di manager e verticalizzato la gestione.

 

ILVA DI TARANTO

Anche fatture di piccoli importi devono passare dal Cda. L'indotto (oltre 6mila addetti) attende 50 milioni per fatture che le banche si rifiutano di scontare. A Taranto sospettano che il piano fosse prendersi l'Ilva non per rilanciarla, ma per impedire alla concorrenza lo sbarco in Europa e portarsi i clienti nelle due acciaierie in Francia, recentemente potenziate del 30%. Da un anno, con diverse motivazioni (volatilità regolatoria, incubi giudiziari, mutate condizioni di mercato), ArcelorMittal minaccia di andarsene, recedendo dal contratto.

 

E il governo la rincorre e fa concessioni. Di questi giorni il tira-e-molla su 200 milioni di canoni di affitto non pagati, anche se rinegoziati a marzo. «Ragionano con logiche finanziarie, non industriali», sostiene il sindaco. Il ministro Stefano Patuanelli non nasconde perplessità su ArcelorMittal. Il governo lavora a una nazionalizzazione bis, con Invitalia. Possibile una chiamata alle armi anche di Eni, Saipem, Fincantieri e banche di sistema. Il governatore Emiliano vuole entrare con l'Acquedotto Pugliese. Tutte ipotesi, finora nulla di concreto.

 

OPERAIO ILVA

In campagna elettorale, a parte Boccia (Pd), i ministri hanno pensato bene di non farsi vedere a Taranto. In primis Di Maio, che pure ha girato i paesi della provincia. Il M5S, che prometteva di chiudere l'Ilva, è passato in due anni dal 45% al 10%. Di questo passo, l'Ilva lentamente muore. Non un delitto con un carnefice, non un atto politico rivendicato, non un piano ma una inesorabile consunzione. «Sarebbe una follia, perché l'Ilva è ancora una Ferrari», si scalda Federico Pirro, economista pugliese che la studia da anni e fece parte anche del pensatoio creato da Riva («Gratis, però»).

 

E non solo perché «nonostante tutto è ancora la fabbrica italiana con più addetti diretti, più di Mirafiori», con 8.277 dipendenti a libro matricola e circa 20 mila famiglie coinvolte in tutta Italia. L'Ilva vale almeno un punto di Pil, fornisce l'industria del Nord, fa girare un porto invidiato sin dal terzo secolo avanti Cristo, quando Taranto era capitale del Mediterraneo occidentale.

 

incendio all'ilva di taranto 2

«Qualcuno - dice Pirro - ha pensato al danno devastante sulla bilancia commerciale e all'impatto fiscale di una chiusura?». Benché governo e sindacati ripetano il mantra «esuberi zero», qualunque piano industriale credibile dovrà contarne almeno 2.500. Ma nessuno vuole intestarseli, e allora meglio guadagnare tempo. A spese del contribuente: oltre 6 miliardi già iniettati dal 2012, altri 3 (almeno) per il nuovo giro di giostra. Taranto vive sospesa e osserva le convulsioni romane con la sindrome dell'abbandono.

 

«La pazienza sta finendo», ha detto il vescovo Filippo Santoro. Nel frattempo, c'è vita oltre l'Ilva. Le aziende prendono commesse all'estero e si emancipano dal giogo della monocommittenza. I tarantini ripopolano il centro storico abbandonato da decenni. Spuntano b&b e gli stranieri ciabattano sul ponte girevole anche durante la pandemia. Arrivata dalla Toscana, in cinque anni la direttrice Eva Degl'Innocenti, oltre a far crescere visitatori del 50% e incassi dell'80%, ha reso il museo archeologico parte di una nuova identità culturale. Ha convinto bambini e nonni a disegnare, raccontandosi, le mappe della città che è «la più disprezzata d'Italia dai suoi abitanti». Com' era prima dell'Ilva, per immaginare come potrà essere dopo.

incendio all'ilva di taranto 5

Ultimi Dagoreport

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…