agostino miozzo conte speranza

CONTE ALLA RESA DEI CONTI - L’APPUNTO DELL’EX COORDINATORE DEL CTS MIOZZO SULLE ZONE ROSSE E LA DEPOSIZIONE DI SPERANZA (CHE SMENTISCE LA VERSIONE DELL’EX PREMIER SU ALZANO E NEMBRO) METTONO NEI GUAI PEPPINIELLO- LA PROCURA CHIEDE DI VALUTARE L’INCRIMINAZIONE DELL’EX PREMIER AL TRIBUNALE DEI MINISTRI - LE CLAMOROSE INTERCETTAZIONI SULLA GESTIONE DEL COVID NEI FALDONI DEI MAGISTRATI DI BERGAMO TRA LE BUGIE DI SPERANZA E GLI STRAFALCIONI TECNICI: “MA LA PIOGGIA NON POTREBBE FERMARE LA PANDEMIA?”

Estratto dell’articolo di Franco Bechis da open.online

 

GIUSEPPE CONTE E ROBERTO SPERANZA AL SENATO CON LE MASCHERINE

Il messaggio Whatsapp è del 5 marzo 2020, ed è inviato a Maria Gramegna, dirigente medico della sanità lombarda nell’area della prevenzione. “Maria, scusa. Ma questa pioggia non potrebbe rallentare l’epidemia?”. A scrivere è Luigi Cajazzo, il massimo dirigente della sanità lombarda, deluso dalla risposta di Maria: “Tiene a casa la gente, per questo è utile, nulla di più”. Quel messaggio è fotografato nelle oltre 2 mila pagine di allegati dell’inchiesta della procura di Bergamo sulla gestione della emergenza Covid nel 2020 e sulla mancata zona rossa nella provincia bergamasca ad Alzano e Nembro.

 

Non è naturalmente il messaggio più importante fra i tanti sorprendenti contenuti nel faldone, ma fa capire come proprio in quei giorni decisivi (i primi di marzo) chi aveva in mano la gestione dell’emergenza non avesse la benché minima capacità di comprendere la gravità della pandemia in corso. E si affidasse probabilmente alle letture liceali dei Promessi Sposi dove Alessandro Manzoni utilizza una pioggia catartica e fortemente simbolica per lavare via la peste.

 

 

Scelte politiche e pareri tecnici

AGOSTINO MIOZZO

Erano davvero pochi ad avere coscienza di quel che stava accadendo, e gli errori anche tragici che emergono dalla inchiesta sono davvero molti, forse non penalmente rilevanti (gli stessi pm propongono con cautela questo tema), forse inevitabili per scarsa esperienza. Ma comunque errori. Dopo avere letto tutte le carte mi sento di dire che forse la responsabilità maggiore non emerge dalla classe politica che si è trovata all’improvviso a governare una emergenza che non conoscevano.

 

Forse chi fa riflessioni più di buonsenso e cerca sempre di promuovere soluzioni di cautela è proprio uno dei due principali imputati dell’inchiesta: l’allora ministro della Salute Roberto Speranza. Lui più di tutti spinge a chiudere prima di essere travolti completamente dalla tragedia, è lui a forzare la mano ai primi di marzo sia al presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro che indirettamente allo stesso CTS per evitare il contagio nelle scuole chiudendole tutte in tutta Italia (i tecnici erano contrari). Ci sono decine di sms a dimostrarlo.

conte speranza

 

 

L’ex premier Giuseppe Conte e l’ex ministro della Salute Roberto Speranza

Giuseppe Conte compare meno in quelle carte e quasi mai direttamente: viene descritto preoccupato fin dal caso Codogno, e preoccupato nei giorni decisivi di marzo anche delle ragioni degli imprenditori che frenano sulle chiusure e sulle zone rosse, perché non vuole mettere ko il sistema economico italiano. Ma non ci sono messaggi o colloqui diretti. Non c’è dubbio che le decisioni siano state prese dal premier e dal suo ministro della Salute, e questo era naturale.

 

giuseppe conte roberto speranza

I carteggi però dimostrano che nel momento più critico entrambi hanno forzato i tecnici a cambiare i loro pareri per adeguarli alle scelte prese dall’esecutivo. E così è accaduto (ad esempio sulla scuola). Meno naturale però che chi aveva fatto le scelte vere (Conte e Speranza) poi in pubblico non le abbia rivendicate, facendosi scudo delle decisioni “dei tecnici e degli scienziati” che in qualche caso addirittura la pensavano all’opposto.

 

Conte messo nei guai da un appunto di Miozzo

Il documento chiave puntato dai magistrati sulle responsabilità dell’ex premier Conte non è frutto di intercettazione o sequestro di messaggistica dei telefonini, e non è nemmeno un documento ufficiale. Si tratta infatti del verbale non previsto ufficialmente della riunione del Cts del 2 marzo 2020 alla presenza dell’allora presidente del Consiglio. A scrivere quegli appunti sulla riunione è stato l’allora coordinatore del CTS, Agostino Miozzo, che li ha consegnati alla magistratura di Bergamo il 18 giugno 2020.

 

miozzo

Quel giorno Miozzo scrive di aver citato davanti a Conte il caso di una casa di riposo dove si era diffuso il contagio e che il premier aveva dato indicazione di “cinturare la casa di riposo soltanto”. Sempre secondo gli appunti Conte avrebbe poi evidenziato che “zona rossa va usata con massima parsimonia, perché ha costo sociale, politico, non solo economico, molto alto. Occorre indicare misure che siano anche sostenibili, fattibili sul piano operativo”.

 

Negli appunti di Miozzo si affronta anche la possibilità di istituire altre zone rosse in Lombardia e altrove. Ma Conte risponderebbe: “Devo capire se questa misura può avere effetto contenitivo reale. Anche in chiave comparativa rispetto ad altre situazioni. Ovvero: comparativamente mi dovete fare capire se fra qualche giorno ci dobbiamo poi aspettare di creare tutte zone rosse, quindi occorre valutare la sostenibilità nel tempo… nelle prossime due settimane”.

 

giuseppe conte agostino miozzo

Quando il 12 giugno del 2020 Conte viene sentito come persona informata dei fatti dai magistrati di Bergamo sostiene di avere sentito per la prima volta parlare di ipotesi di zone rosse nel bergamasco solo “al termine del consiglio dei ministri del 5.3.2020”. I magistrati al momento della deposizione dell’allora premier non sono in grado di obiettare nulla. Ma quando sei giorni dopo ricevono il “verbale Miozzo” sulla riunione del 2 marzo, si sentono presi in giro. E si arrabbiano perché certi che le affermazioni di Conte “non corrispondono al vero”. Stessa cosa su un altro particolare della deposizione di Conte, che sposta sempre dopo il 5 marzo la sua conoscenza della gravità dei fatti nella bergamasca, mentre i magistrati sono in possesso di una mail inviatagli con molta chiarezza da Brusaferro e Giovanni Rezza il 4 marzo. Ad inguaiare Conte è pure la deposizione di Speranza che senza saperlo smentisce la versione del premier dicendo di avergli parlato della questione Alzano/Nembro sia il 3 durante i lavori Cts che il 4 marzo in un incontro faccia a faccia. Sono le bugie sul caso a spingere la procura a chiedere di valutare l’incriminazione dell’ex premier al tribunale dei ministri.

 

Speranza nega di partecipare al CTS e i pm scoprono che non è vero

pierpaolo sileri giuseppe conte roberto speranza sandra zampa

Anche per Speranza l’atto di accusa muove essenzialmente su bugie contenute nella sua deposizione in procura il 12 giugno 2020. Quando i magistrati che hanno in mano documenti e verbali gli fanno presente che già nella riunione del 26 febbraio 2020 del CTS erano chiari i numeri fuori controllo di Alzano e Nembro, Speranza risponde categorico a verbale: “Io di regola non assisto alle riunioni del CTS e non ho partecipato, quindi, nemmeno a quella del 26.2.2020.

 

LA BOZZA DI DECRETO PER LA ZONA ROSSA A NEMBRO E ALZANO

Nessuno del CTS mi ha riferito quali fossero le ulteriori aree della Regione Lombardia cui si fa riferimento in quel verbale…”. I magistrati però hanno copia ufficiale di quella riunione del 26 febbraio dove era stata verbalizzata la presenza del ministro della Salute con tanto di firma autografa in calce. Non solo – scrivono i magistrati – “risulta che il ministro Speranza abbia partecipato nel periodo 21 febbraio/6 marzo 2020 a sei riunioni del CTS, ossia il 21, 22, 26, 27 febbraio nonché il 2 il 5 marzo”. Certo sia nel caso di Speranza che in quello di Conte i fatti citati dai magistrati sembrerebbero preludere a un avviso di garanzia per falsa testimonianza, e non per epidemia colposa che è invece l’ipotesi di reato loro addebitata.

miozzo

 

 

giuseppe conte roberto speranza

(…)

 

 

 

Esercito a Nembro marzo 2020 3Esercito a Nembro marzo 2020 4

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DAL 2023 È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO LATITANTE TRA I NUMEROSI GALLI DEL  CENTROSINISTRA... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...