shakespeare and company

IL CORONAVIRUS RISCHIA DI FAR CHIUDERE LA "SHAKESPEARE & COMPANY", LA STORICA LIBRERIA ANGLO-AMERICANA DI PARIGI FONDATA DALLA MITICA SYLVIA BEACH: PER ANNI RITROVO DEI GRANDI SCRITTORI DI LINGUA INGLESE CHE ABITAVANO NELLA VILLE LUMIÈRE, TRA GLI SCAFFALI STRACOLMI DI LIBRI SI SONO RITROVATI TRA GLI ALTRI JOYCE, HEMINGWAY E FITZGERALD – OGGI GLI EREDI LANCIANO UN APPELLO PER SCONGIURARE LA SERRATA…

Giuseppe Culicchia per “la Stampa”

 

shakespeare and company 8

Chiunque in vita sua abbia messo piede alla Shakespeare & Company, la storica libreria anglo-americana di Parigi fondata dalla mitica Sylvia Beach, deve aver sperato di trovarvi - come nel film di Woody Allen Midnight in Paris - Hemingway e Fitzgerald in amabile conversazione con la proprietaria, com' era facile negli anni Venti del Novecento, o almeno d' imbattersi nei loro fantasmi. E oggi che la Shakespeare & Company rischia di chiudere, tutti i suoi aficionados sono chiamati a darle una mano.

Ma andiamo con ordine.

 

A Parigi si era nel 1919. Sul fronte francese la Grande guerra poi raccontata in Viaggio al termine della notte da Louis-Ferdinand Céline era finita da pochi mesi, e nella Ville Lumière si era tornati a vivere senza più l' incubo del possibile arrivo dei tedeschi, come già nell' assedio del 1871. Quell' anno, un' americana trentaduenne figlia di un pastore presbiteriano, nata a Baltimora nel 1887 ma già pratica della capitale francese - dov' era stata adolescente quando il padre venne nominato vice pastore dell' American Church in riva alla Senna - decise di aprire una libreria: si era innamorata di quella fondata al numero 7 di rue de l' Odéon da Adrienne Monnier, la Maison des Amis des Livres, che faceva anche da biblioteca circolante e ospitava letture con gli scrittori più celebri dell' epoca.

sylvia beach

 

La Beach e la Monnier divennero amanti, per poi convivere fino al 1955, quando la seconda si uccise. E però, in quel primo anno di pace dopo la carneficina che aveva insanguinato le trincee d' Europa, l' americana volle seguire le orme della nuova compagna di vita: e se dapprima aveva accarezzato l' idea di aprire una libreria francese a New York, fatti due conti - complice il cambio favorevole franco-dollaro - si mise in testa di far conoscere ai francesi la letteratura d' Oltremanica e d' Oltreoceano.

 

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Così, al numero 8 di rue Dupuyen, fondò la Shakespeare & Company. Certo non poteva immaginare i successivi sviluppi: Sylvia Beach non si arricchì mai - pare sia destino comune alla maggior parte dei librai - ma la sua libreria, che tre anni più tardi trasferì al numero 12 di rue de l' Odéon, divenne presto il luogo di ritrovo prediletto degli scrittori di lingua inglese che avevano eletto Parigi a loro residenza: e dunque da James Joyce - di cui Sylvia Beach in veste di editore pubblicò nel 1922 l' Ulisse, salvo poi essere tradita dall' irlandese quando questi passò alla Faber and Faber per Finnegan' s Wake - ai succitati Fitzgerald e Hemingway, che alla libraia e al suo negozio avrebbe poi dedicato pagine memorabili in Festa mobile. Ma non solo: perché da Sylvia presero a darsi appuntamento John Dos Passos ed Ezra Pound, Ford Madox Ford e Gertrude Stein, Thomas Stearns Eliot e Zelda Sayre Fitzgerald.

 

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Il crollo della Borsa di New York nel '29 diede inizio alla Grande Depressione, e anche la Shakespeare & Company patì le conseguenze della prima grande crisi finanziaria globale, tanto che a un certo punto la Beach pensò di chiudere. Cosa che durante l' occupazione tedesca poi fu costretta a fare, a causa dell' entrata in guerra degli Stati Uniti nel 1941.

 

Così, per tutti coloro che hanno amato quella libreria, che dal 1951 un altro americano, George Whitman, aveva riaperto in rue de la Bûcherie, tra la Senna e il Boulevard Saint-Germain, la notizia della situazione in cui la Shakesperare & Company si trova oggi, a causa del primo e ora del secondo lockdown, ha un che di luttuoso. Perché nel frattempo la libreria, ora gestita da Sylvia Beach Withman, figlia del secondo proprietario che in omaggio alla fondatrice così volle battezzare l' erede, era diventata un' istituzione anche per le generazioni a venire.

shakespeare and company 6

 

Tra i suoi scaffali e i suoi tavoli stracolmi di libri - venduti col timbro «Shakespeare & Company» stampigliato sulla prima pagina di ogni volume - era infatti passata negli anni Cinquanta e Sessanta anche la Beat Generation, all' epoca in cui Allen Ginsberg e Gregory Corso e Jack Kerouac bazzicavano gli alberghi economici dalle parti di rue Gît-le-Cur. Di modo che nei decenni successivi innumerevoli lettori hanno fatto tappa da quelle parti. Anche perché il buon Whitman, memore delle sue origini beat, in cambio di un po' d' aiuto era disposto a ospitare sui divani della libreria chiunque non avesse un budget tale da potersi permettere di dormire in hotel.

 

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È così che in questi giorni la figlia ha lanciato un appello chiedendo di soccorrere la cara vecchia libreria - che a causa della nuova crisi planetaria ha visto calare gli incassi dell' 80% e da mesi non riesce a pagare l' affitto, nonostante gli aiuti governativi - facendo acquisti non più tra gli scaffali dove forse si aggirano i fantasmi della Generazione perduta e dei poeti e narratori che cantarono l' utopia libertaria capace di incantare i Figli dei fiori, ma sul Web. Sylvia Beach Whitman spera infatti ormai solo negli acquisti on line.

 

sylvia beach e james joyce 1

Perdere quest' istituzione a 101 anni dall' apertura sarebbe un delitto. E chissà che i ragazzi e le ragazze che vi si sono recati sulle tracce dei loro eroi letterari, e magari hanno dormito sui suoi divani all' epoca in cui non avevano i soldi necessari a pagarsi un albergo nella Ville Lumière, oggi non vogliano dare il loro contributo. I fantasmi di cui sopra ne sarebbero di certo contenti.

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