Anna Zafesova per “La Stampa”
VLADIMIR PUTIN ANATOLY CHUBAIS
Se un ex funzionario molto altolocato del Cremlino, che ha iscritto il suo nome nella storia non solo come padre delle privatizzazioni, ma come l'uomo che ha portato Vladimir Putin a Mosca, si sente male all'improvviso, la vicenda assume inevitabilmente tinte di giallo. Il diretto interessato, Anatoly Chubais, avrebbe smentito di essere stato avvelenato, o almeno di non credere a questa ipotesi, scrive il Financial Times citando una fonte vicina al politico.
In un comunicato Chubais ha affermato di trovarsi in una clinica europea con un'insorgenza acuta della sindrome di Guillain-Barre (una malattia autoimmune che colpisce i nervi periferici), «in condizioni medio-gravi e stabili». Ma un'altra fonte anonima che dice alla Reuters che del caso si sta occupando una imprecisata «intelligence europea», e la voce - successivamente rimasta senza conferma ufficiale - che degli esperti di chimica bardati in tute speciali avrebbero esaminato l'abitazione del politico - ovviamente alimentato dei sospetti se non altro a livello mediatico.
Vladimir Putin e Anatoly Chubais
Ad aggiungere tinte di giallo è infatti proprio il personaggio: Anatoly Chubais è uno degli uomini più odiati della Russia, l'ideologo del team di economisti liberali che all'inizio degli Anni 90 avevano riformato l'economia postsovietica con metodi da "terapia choc", e in particolare l'inventore e responsabile di quella privatizzazione che aveva lasciato milioni di russi comuni con dei "voucher" privi di qualunque valore, mentre il governo faceva nascere grandi agglomerati dei magnati che in seguito sarebbero stati ribattezzati "oligarchi".
vladimir putin anatoly chubais
Potentissimo all'epoca di Boris Eltsin, aveva perso da tempo influenza, ma era rimasto comunque intoccabile: faceva parte della cordata "pietroburghese", ed era stato proprio lui a trasferire a Mosca l'ex sindaco di Pietroburgo Putin, dopo che era rimasto disoccupato. Ed è a questo legame che alcuni osservatori moscoviti attribuiscono la discrezione con la quale Chubais aveva lasciato la Russia dopo l'invasione dell'Ucraina: nessun annuncio, nessuna dichiarazione pubblica, nessuna condanna o almeno dissociazione dalla guerra.
Quasi una dimostrazione di lealtà: scappato dalla Russia insieme a centinaia di migliaia di persone di idee liberali, ha però tenuto un profilo basso, non aderendo all'opposizione (che in buona parte lo odia almeno quanto i nostalgici sovietici).
Non stupisce dunque che quando un personaggio del genere all'improvviso, durante una vacanza in Sardegna, sente di stare perdendo l'uso di gambe e braccia, e viene ricoverato in terapia intensiva a Olbia per poi venire trasferito in una clinica svizzera, le congetture si sprecano.
Per curiosa coincidenza, proprio in questi giorni alcuni canali Telegram che sono legati (o vorrebbero sembrarlo) ai servizi russi, hanno pubblicato indiscrezioni su un attacco a Chubais e ai suoi uomini partito dai famigerati "siloviki", i falchi dell'ex Kgb capitanati da Nikolay Patrushev, considerato da molti l'uomo che instilla nel presidente le paranoie antioccidentali.
Anche Patrushev viene da Pietroburgo, e i conti in sospeso con i cosiddetti "liberali sistemici" potrebbero risalire addirittura agli Anni 90, quando era proprio Chubais, e non Putin, il pietroburghese più potente al Cremlino. Ora, mentre i medici dichiarano che le condizioni del politico stanno migliorando - la sindrome di Guillaine-Barre è solitamente curabile - i complottisti moscoviti continuano a fare ipotesi, da quella che Chubais si sarebbe nascosto in una clinica svizzera per evitare un vero tentativo di omicidio, a quella, contortissima, secondo la quale vorrebbe confermare al Cremlino di voler conservare il silenzio è la lealtà. Anche il fratello Igor - con il quale Anatoly non era in buoni rapporti, almeno politicamente - sostiene che è «un ragazzo robusto, guarirà», affidando questa dichiarazione al canale tv dell'esercito russo, Zvezda.
Auguri di pronta guarigione sono arrivati anche dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, che ha promesso «qualunque aiuto, se venisse richiesto». Sicuramente, l'emigrazione di fatto di Chubais ha segnato la fine di un'epoca trentennale in cui l'equilibrio al Cremlino si reggeva su una coabitazione tra falchi dei servizi e "colombe" più liberali. È sicuramente, la catena di strane morti di diversi top manager probabilmente molto informati di Gazprom e di banche russe spinge a seguire con attenzione il bollettino medico di uno degli uomini più informati su quello che è accaduto a Mosca e Pietroburgo negli ultimi tre decenni.
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