IL COVID METTE IN GINOCCHIO LA LEONESSA D’ITALIA - “A BRESCIA SIAMO AL LIMITE, OLTRE IL 50 PER CENTO È CONTAGIATO DALLA VARIANTE INGLESE” – LA PROVINCIA PIU’ESTESA DELLA LOMBARDIA ENTRA IN ZONA ARANCIONE "RAFFORZATA": SCUOLE CHIUSE DAGLI ASILI NIDO ALL’UNIVERSITÀ - COINVOLTI ANCHE OTTO COMUNI NELLA PROVINCIA DI BERGAMO E SONCINO (CREMONA) – BERTOLASO: “PIÙ CHE TERZA ONDATA, DIREI CHE È LA PRIMA CHE NON È MAI FINITA” - LA PROTESTA DI IGINIO MASSARI...

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Chiara Baldi per "la Stampa"

 

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Ieri all' ospedale di Chiari, l' unico «sporco», come vengono chiamati in gergo i nosocomi dedicati al Covid, c' erano cento pazienti ricoverati, di cui un terzo in terapia subintensiva, quindi attaccati ai caschi. «Siamo al limite. La nostra disponibilità è di 110 posti letto, poi dobbiamo chiudere tutte le specialità chirurgiche», spiega Mauro Borelli, direttore generale della Asst Franciacorta.

 

«I nostri pazienti hanno un' età media di 50 anni e oltre il 50 per cento è contagiato dalla variante inglese».

Il tempo, talvolta, sa essere «infame». E ieri, poche ore dopo l' annuncio della «zona arancione rafforzata», in provincia di Brescia era difficile che qualcuno trovasse un aggettivo più azzeccato per descrivere quello che sta succedendo.

 

«Il 23 febbraio 2020 aspettavamo il decreto che chiudesse dalla sera alla mattina le scuole. Oggi, esattamente un anno dopo, aspettiamo l' ordinanza di Regione Lombardia che chiude dalla sera alla mattina le scuole», commenta Valentina Bergo, assessora all' Istruzione del Comune di Rovato, 19 mila anime, il primo della Franciacorta che si incontra arrivando da Milano: è questa l' area in cui il virus imperversa maggiormente, proseguendo fino a Brescia città.

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A Rovato, in piazza Cavour, la principale del paese, alcuni tavolini dei bar sono occupati. Ma le 18, l' ora fatidica della chiusura, non sono ancora scoccate. «Sono le ultime ore di libertà prima della nuova chiusura», commenta una signora. «In un anno», spiega Bergo, «non è cambiato nulla, non si è imparato nulla, siamo ancora qua a chiudere i paesi e dire alle persone che non possono fare la loro vita. La luce in fondo al tunnel è il vaccino, sempre che arrivi».

 

Guido Bertolaso, consulente del presidente Attilio Fontana per il piano vaccinale, ha promesso proprio ieri un cambio nella strategia di somministrazione per dare priorità alle zone più colpite.

 

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Da settimane i dati della provincia più estesa della Lombardia - e la seconda per numero di abitanti, con più di 1, 2 milioni di persone in oltre 200 comuni - non fanno presagire nulla di buono.

 

Dal primo gennaio a ieri, quando ha registrato ulteriori 506 nuovi positivi in 24 ore, la Bresciana ha avuto in tutto 20.417 nuovi contagiati: una media di oltre 378 al dì. In più, c' è una massiccia presenza di varianti. La vicepresidente lombarda Letizia Moratti, annunciando il provvedimento che colloca tutta la provincia e altri otto comuni (sette della bergamasca - Viadanica, Predore, Sarnico, Villongo, Castelli Calepio, Credaro e Gandosso - e uno, Soncino, in provincia di Cremona) in «zona arancione rafforzata» - cioè con le scuole di ogni ordine e grado chiuse fino al 2 marzo -, ha detto: «In quest' area le varianti, che si manifestano soprattutto nella forma "inglese", sono presenti al 39 per cento del totale dei casi». Mentre per Bertolaso «a Brescia siamo di fronte alla terza ondata».

BRESCIA BOOM DI CONTAGI BRESCIA BOOM DI CONTAGI

 

«Più che terza ondata, direi che è la prima che non è mai finita: in un anno negli ospedali della zona non abbiamo mai avuto meno di 40 pazienti ricoverati e i reparti Covid non sono mai stati chiusi», commenta Borelli, dalla sua Asst. A Flero, 25 chilometri a sud est di Rovato, il sindaco Pietro Alberti, 63 anni, dieci giorni intubato a marzo, è pronto a spiegare ai suoi cittadini il nuovo sacrificio.

 

Ma avverte: «Dire che siamo soddisfatti per l' ennesima chiusura no, ma se è necessario siamo pronti a questo sacrificio. Certo - rimarca - Bertolaso ci ha promesso i vaccini e ora ci aspettiamo che vengano a farceli».

Iginio Massari Iginio Massari

Anche a Brescia città si respira aria di sconforto mentre, alle 17.30, si aspetta ancora che venga pubblicata l' ordinanza di Fontana. Nella sua pasticceria in via D' Acquisto a Brescia, Iginio Massari guarda il video del nipote che butta via la mascherina dopo aver saputo che la scuola chiuderà di nuovo: «Ora si sono inventati la zona arancione rafforzata, ma che vuol dire? Che, di nuovo, si stanno concentrando sulle persone e non sulla malattia. E siamo di nuovo noi commercianti a rimetterci».

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