CYBER BULLISMO? CYBER DASPO! - IL QUESTORE DI AOSTA, IVO MORELLI, VUOLE SEQUESTRATE IL TELEFONINO ("PER UNO O TRE MESI") AI BULLI CHE PUBBLICANO IN RETE I VIDEO DI EPISODI DI BULLISMO MA NON C'È UNA LEGGE CHE GLIELO PERMETTE – MA ANCHE SE VENISSE EMANATA COSA IMPEDIREBBE L'ACQUISTO DI UN ALTRO SMARTPHONE A COLORO A CUI È STATO SEQUESTRATO? - LASCIATE L'EDUCAZIONE DEI FIGLI AI GENITORI...

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Claudia Osmetti per “Libero quotidiano”

 

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Il "daspo smartphone". C'è già chi è d'accordo e chi la bolla come l'ennesima, inutile, trovata che non sortirà alcun effetto pratico. Ma il punto è che c'è un problema, a monte. Ed è un problema serio: il bullismo dilagante, quel fenomeno per cui alcuni ragazzi diventano sempre più spacconi, sempre più violenti (in una certa misura anche più crudeli) nei confronti dei loro coetanei. Prendi Verres.

 

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Verres è un paesino della Val d'Aosta, uno di quei borghi arroccati sulle Alpi con le vie acciottolate, tanto verde da perdercisi dentro e sì e no 2.500 anime. Non succede mai niente a Verres. O quasi.

 

Perché proprio lì c'è un piccolo polo scolastico frequentato da un migliaio di studenti (il plesso racchiude sia una scuola media che una superiore) che ogni mattina prendono il bus dai Comuni limitrofi e, solo nelle ultime settimane, a Verres, si è registrata una rissa tra ragazzine per ragioni "amorose", una rissa che è stata addirittura filmata con i telefonini, alla pensilina della stazione dei pullman, quattro giovanissime che se le danno di santa ragione, giacchino nero e zainetto appoggiato per terra, e poi «ci sono dei ragazzi che ancora non hanno capito quali sono le conseguenze di un'eccessiva modalità di divertimento, forse stimolata dal fatto di abusare probabilmente anche di alcolici» e si parla pure di «una spinta verso l'emulazione di quello che vedono sui social media».

bullismo scuola bullismo scuola

 

Lo dice il questore di Aosta Ivo Morelli. E non è che Verres sia improvvisamente diventata il ricettacolo di adolescenti scapestrati o teppistelli che, a conti fatti, non potrebbero neanche ordinare una birra al bar, per l'età che hanno. No. Succede a Verres, ma, oramai, succede dappertutto.

 

Trento, Pisa, Prato. Nelle grandi città manco a sottolinearlo: Roma, Milano, Palermo. Solo che, adesso, Morelli vuole optare per la linea dura. Tanto per cominciare ha indetto una riunione del Cosp, che è il Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica della Val d'Aosta, e hai detto niente.

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«Noi monitoriamo cosa pubblicano (sui social, ndr)», fa sapere il questore e all'occorrenza «possiamo anche porre in essere delle misure di prevenzione che impediscano al ragazzo l'utilizzo del telefonino per un mese o per tre mesi».

 

In tutto o in parte, il "sequestro" dello smartphone o «di qualsiasi altro apparato di comunicazione radiotrasmittente». Insomma, il "daspo" del cellulare: che è un po' come quando la mamma ti requisiva la Playstation, negli anni Novanta, però qui a farlo (se si arriverà a tanto) sarà l'autorità pubblica. E poi son dolori.

 

POLIZIA CELLULARE POLIZIA CELLULARE

Una misura drastica che, tra l'altro, non è nemmeno la prima volta che viene paventata. Nel maggio del 2016, infatti, durante le discussioni della commissione Giustizia e Affari sociali della Camera, era stata presa in considerazione l'ipotesi di introdurre una sorta di "confisca" dei cellulari per i ragazzi di almeno quattordici anni accusati di «atti persecutori mediante strumenti telematici e informatici» nonché l'obbligo di frequentare corsi di riqualificazione. Non se ne fece nulla: non c'è, oggi, una legge che consente di "requisire" iPhone e Galaxi o quel che è al bullo di turno.

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Però il bullismo è rimasto. Anzi, negli ultimi cinque anni è persino cresciuto: le molestie, in Italia, per bullismo o cyberbullismo, nel biennio 2021-2022, sono arrivare a quota 19.800 e su Facebook, Instagram e Twitter va pure peggio. Perché la rete è così, amplifica qualsiasi cosa. Specie quelle poco piacevoli.

 

Ora resta da capire come, un'eventuale "daspo" da smartphone, magari sperimentato per la prima volta proprio in Val d'Aosta o a Verres, possa essere applicato in concreto: ché non è mica una bazzecola.

 

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I più giovani, di scorciatoie, se vogliono, sanno inventarsene cento. Ma quel che è sicuro è che l'idea del questore Morelli (durante la seduta del Cosp è stato deciso anche di intensificare la presenza delle forze dell'ordine sul territorio ed è scattato il richiamo a una maggiore attenzione da parte dei genitori) è destinata a far discutere. Il che è il primo passo per affrontarlo seriamente, il problema del bullismo.

 

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