benjamin netanyahu israele gaza striscia di hamas

DAGOREPORT - PER NETANYAHU LA STRATEGIA È SEMPRE LA STESSA: FINCHÉ C’È GUERRA, C’È SPERANZA - IL PREMIER ISRAELIANO, DOPO LA SBERLA RIFILATAGLI DALLA CORTE SUPREMA, CHE HA OBBLIGATO ALLA LEVA ANCHE GLI ULTRAORTODOSSI, ALZERÀ ANCORA L’ASTICELLA E, PER NON FAR CADERE IL GOVERNO, APRIRÀ IL FRONTE DEL NORD DICHIARANDO GUERRA A HEZBOLLAH, IN LIBANO - UN CONFLITTO DEVASTANTE, CONSIDERANDO CHE LE MILIZIE FILO IRANIANE DI BEIRUT, HANNO UN ARSENALE DA 300MILA MISSILI (ALTRO CHE HAMAS) – ETTORE SEQUI: “L’INTERESSE ‘TATTICO’ DI NETANYAHU SEMBRA CONFLIGGERE CON L’INTERESSE STRATEGICO DI SICUREZZA DI ISRAELE…”

DAGOREPORT

BENJAMIN NETANYAHU - MEME BY EDOARDO BARALDI

Per Netanyahu la strategia è sempre la stessa: finché c’è guerra, c’è speranza. Il premier israeliano, che punta solo alla sua sopravvivenza politica, ha capito che il conflitto permanente è il suo miglior alleato.

 

Per questo, la sentenza della Corte Suprema sulla leva agli ultraortodossi è stata una sberla clamorosa sul suo faccino.

 

I giudici israeliani hanno dichiarato illegittima l’esenzione dalla naja per gli studenti delle scuole religiose, le “yeshivot”. Per “Bibi" è un grosso guaio: il suo governo si regge sull’appoggio dei super falchi Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, contrarissimi alla coscrizione per gli haredim. E non solo.

 

benjamin netanyahu itamar ben gvir

Come ha scritto l’ex Segretario generale della Farnesina, Ettore Sequi, sulla “Stampa”, “Netanyahu resta ostaggio dei propri alleati dell’ultradestra, da cui dipende la vita del suo governo e, in ultima analisi, la sua stessa sopravvivenza politica.  

 

Questi scomodi alleati sono contrari alla fine delle operazioni militari, ostili alla creazione di uno Stato palestinese e aspirano al pieno controllo della Giudea e della Samaria, cioè della Cisgiordania ove questo nuovo Stato dovrebbe nascere”. E ancora: “L’interesse ‘tattico’ di Netanyahu alla propria sopravvivenza politica sembra confliggere con l’interesse strategico di sicurezza di Israele e con l’interesse generale delle comunità internazionale”.

 

ettore francesco sequi foto di bacco

Netanyahu, che sulla leva agli ultraortodossi ha contro l’opinione pubblica (la maggior parte delle persone si chiede perché deve andare a morire a Gaza mentre quelli studiano la Torah), ha già in mente il prossimo passo: sta valutando di alzare ancora l’asticella, procedendo con la guerra a Hezbollah, in Libano.

 

Un conflitto già nell’aria, ma che sarebbe ancora più devastante di quello con Hamas. Le milizie filoiraniane di Beirut, infatti, hanno un mega arsenale di 2-300mila missili, e gli americani temono che potrebbero riuscire a bucare lo scudo israeliano Iron Dome.

 

L’escalation è più di una possibilità: da mesi Hezbollah lancia razzi verso Israele, costringendo lo Stato ebraico ad evacuare le zone di confine. In tutta risposta, Tel Aviv continua ad attaccare le postazioni militari del “Partito di Dio”, come ha fatto già questa mattina. Le diplomazie sono al lavoro per disinnescare una nuova escalation: il capo della Cia, Bill Burns, sta volando in Libano per tentare di placare gli animi.

 

RAFAH NADAL - MEME BY EMILIANO CARLI

ISRAELE, 'ATTACCATE POSTAZIONI MILITARI HEZBOLLAH IN LIBANO'

(ANSA) - L'esercito israeliano ha attaccato la notte scorsa "infrastrutture militari di Hezbollah" nelle zone di Sheba e al-Matmura nel sud del Libano. Lo ha fatto sapere il portavoce militare.

 

ONU, 'ALLARGAMENTO GUERRA AL LIBANO POTENZIALMENTE APOCALITTICO'

(ANSA-AFP) - Il capo umanitario delle Nazioni Unite ha espresso allarme per la prospettiva che la guerra di Israele contro Hamas a Gaza si estenda al Libano, avvertendo che sarà "potenzialmente apocalittica". "Lo vedo come il punto critico... È potenzialmente apocalittico", ha detto ai giornalisti a Ginevra Martin Griffiths, il cui mandato scade alla fine del mese.

 

ORA IN MEDIO ORIENTE SERVE LUNGIMIRANZA

Estratto dell’articolo di Ettore Sequi per “La Stampa”

GERUSALEMME - PROTESTE DEGLI SFOLLATI DEL NORD DI ISRAELE - FOTO DI MICOL FLAMMINI

 

[…] Netanyahu aveva enunciato tre obiettivi dopo il 7 ottobre: distruggere Hamas; liberare gli ostaggi; garantire la futura sicurezza di Israele.

 

Obiettivi oggi lontani. Hamas è stata gravemente indebolita e le sue capacità operative degradate, ma ancora è attiva. Anche i militari israeliani dubitano che sia possibile distruggerla.

 

Le organizzazioni terroristiche possono rinascere sotto diversa forma – Hamas 2.0 – o essere rimpiazzate da altri attori.

 

Solo i palestinesi possono delegittimare Hamas, ma devono essere aiutati a farlo, con il sostegno efficace a una Autorità Nazionale Palestinese riformata e con la prospettiva credibile di uno Stato, principio oramai prevalente nella Comunità internazionale. Il secondo obiettivo, liberare gli ostaggi, è gravemente compromesso. Molti sono morti e le azioni miliari per salvarli, alla prova dei fatti, non rappresentano la soluzione.

 

LEGA ARABA E STATO DI ISRAELE - NUMERI A CONFRONTO

L’illusione che la distruzione di Hamas e la liberazione degli ostaggi potessero andare di pari passo è svanita. Il terzo obiettivo, la futura sicurezza di Israele, è remoto. l’Iran ha rotto il tabù di un attacco diretto e massiccio contro Israele e continua a utilizzare i suoi strumenti di minaccia, Hezbollah, Houti, milizie sciite. Soprattutto, sta compiendo l’ultimo passo verso l’arma atomica che priverà Israele, in un futuro più o meno vicino, del monopolio nucleare nell’area e indurrà i paesi del Golfo a porsi interrogativi drammatici.

 

La crisi di aprile con l’Iran ha confermato che la sicurezza di Israele impone un accordo con i paesi arabi, il cui presupposto è a sua volta il cessate il fuoco a Gaza e la soluzione dei due Stati. Netanyahu, tuttavia, resta ostaggio dei propri alleati dell’ultradestra, da cui dipende la vita del suo governo e, in ultima analisi, la sua stessa sopravvivenza politica.

 

il sistema iron dome in funzione

Questi scomodi alleati sono contrari alla fine delle operazioni militari, ostili alla creazione di uno Stato palestinese e aspirano al pieno controllo della Giudea e della Samaria, cioè della Cisgiordania ove questo nuovo Stato dovrebbe nascere. Anzi, essi rivendicano un aumento degli insediamenti dei coloni in quelle aree. Ma vi è di più. Innanzitutto la tenuta del tessuto sociale interno di Israele, messo a dura prova già prima del 7 ottobre e ora fiaccato dalla polarizzazione politica interna e dalla crisi degli ostaggi.

 

itamar ben gvir passeggia sulla spianata delle moschee

I militari israeliani sono frustrati poiché il governo, malgrado una pronuncia della Corte Suprema, mantiene l’esenzione dal servizio militare per gli studenti ultraortodossi (oltre 65.000), mentre le forze armate sono sotto pressione da mesi e molti riservisti sono sottratti alle occupazioni civili e produttive.

 

A ciò si aggiunge l’impatto della lunga campagna militare sull’economia israeliana e il problema, tuttora irrisolto, degli oltre 60.000 israeliani in fuga dalle zone di confine con il Libano a causa dei missili di Hezbollah, con evidenti conseguenze economiche e sociali. In questa situazione è rischioso pensare di aprire un fronte di operazioni contro Hezbollah che il governo israeliano invece non esclude.

 

ETTORE FRANCESCO SEQUI E Shawn Crowley

Un ultimo punto, ma cruciale. La situazione degli oltre 2 milioni di palestinesi a Gaza […]rende urgente un piano chiaro ed efficace per il “giorno dopo”. Per contro, la mancanza di una prospettiva concreta di cessazione delle operazioni militari esclude un coinvolgimento di alcuni Stati arabi nella gestione e ricostruzione della Striscia e incide pesantemente sull’immagine internazionale di Israele.

unita speciali radwan di hezbollah

 

Il piano del Primo Ministro israeliano per il «day after» appare quello del “giorno per giorno” e, in prospettiva, di una strisciante annessione di fatto della Cisgiordania. Non sembra esservi una strategia ma piuttosto un calcolo di breve periodo, a costo di creare un cuneo con l’alleato americano che preme invano per un cessate il fuoco e per un piano post bellico. L’interesse «tattico» di Netanyahu alla propria sopravvivenza politica sembra confliggere con l’interesse strategico di sicurezza di Israele e con l’interesse generale delle comunità internazionale.

 

GLI INSEDIAMENTI SEMIPERMANENTI DELL ESERCITO ISRAELIANO - STRISCIA DI GAZA

[…] tra non molto queste contraddizioni possono esplodere nella intera regione. Il grande campo profughi in cui si è trasformata Gaza non può essere eterno, per ovvi motivi umanitari, innanzitutto, ma anche perché rischia di creare o ispirare i jihadisti di domani; di fomentare le opinioni pubbliche di molti Paesi musulmani; di indebolire Israele nel mondo e di trasformare la questione palestinese in un monopolio o strumento di un Iran sempre più armato e aggressivo.  […]

unita speciali radwan di hezbollah MURALE CHE INNEGGIA AGLI ATTACCHI TERRORISTICI DI HAMAS, A BEIRUT unita speciali radwan di hezbollah unita speciali radwan di hezbollah unita speciali radwan di hezbollah COMUNITA LGBT PER GAZA - MEME BY OSHO

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