UN DOCENTE INDECENTE – LA FAMIGLIA DI UNA STUDENTESSA DI UN LICEO DI ROMA DENUNCIA I MESSAGGI “INAPPROPRIATI” CHE IL PROFESSORE DI 35 ANNI HA SCRITTO ALLA RAGAZZA: “TU ATTENTI ALLA MIA VITA. DAI BEVIAMO UNA BIRRA” – IL PROF LE AVREBBE SCRITTO SU FACEBOOK CON LA SCUSA DI CHIEDERLE COME FOSSE ANDATA UNA FESTA: “VI SIETE DIVERTITE? RIMORCHIO?” – L’UOMO, CHE OGGI INSEGNA IN UN ALTRO LICEO DELLA CAPITALE DICE DI NON RICORDARSI LO SCAMBIO DI MESSAGGI: “HO TALMENTE TANTE CLASSI..” – LE FAMIGLIE DEI RAGAZZI HANNO CHIESTO ALL'UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE DEL LAZIO E IL MINISTERO DELL'ISTRUZIONE DI…

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Da “Repubblica

 

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«Ragazza, tu attenti alla mia vita». E poi: «Vi siete divertite? Rimorchio?» Per attaccare bottone. Infine inviti a uscire insieme, per bere una birra o vedere una mostra. Sono le avances di un docente di quasi 35 anni a una sua studentessa di 16, a pochi giorni dall'uscita delle pagelle. Succede a Roma, al liceo Pilo Albertelli, il classico all'Esquilino, a due passi dalla stazione Termini. 

 

Dopo il caso del Montale - dove la dirigente era stata accusata da uno studente di aver intrattenuto una relazione via chat che si era poi concretizzata in un rapporto sessuale - questa nuova storia riapre la questione annosa e tutt' ora irrisolta della condotta "virtuale" di docenti e dirigenti sul web.

 

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«Un conto sono le chat di classe, utilizzate per scopi didattici, un altro è utilizzare i social e i servizi di messaggistica istantanea per parlare privatamente con gli studenti e le studentesse di tutto ciò che non è attinente alla scuola», spiegano le famiglie che, screenshot alla mano, si sono rivolte a Repubblica per denunciare il fatto.

 

Gli scambi di messaggi tra un docente e Susanna (nome di fantasia), risalgono a inizio giugno, pochi giorni prima dell'uscita delle pagelle. È il 2: alla 16enne manca una sola interrogazione per chiudere i libri in vista dell'estate. Il docente, che di lì a breve si sarebbe trasferito in un'altra scuola, le scrive su Facebook «con la scusa di chiederle come fosse andata una festa e informandosi non solo sul divertimento ma anche sul "rimorchio", interessandosi così a una sfera privata della ragazza», racconta a Repubblica un genitore.

 

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«Qui prende da schifo, tieni il mio numero di cellulare», scrive il docente a Susanna dopo appena qualche risposta su Facebook. Il docente invita anche la studentessa a dargli del tu. Perché - si giustifica così via messaggio - «odia le subordinazioni ». L'esortazione ad annullare la distanza tra i ruoli è una costante. Anche quando Susanna gli dice: «Ma non ce la faccio, è più forte di me». E quando ci riesce ammette: «Mi sono sforzata ».

 

Tra i passaggi che hanno fatto irritare di più le famiglie ci sono quelli in cui il docente invita la ragazza a uscire insieme per un brindisi alcolico, nonostante la minore età di Susanna: «Dai, quando finisci, birra subito».

 

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«Magari la birra la beve con gli amici nel weekend o alle feste, ma diverso è se a offrirgliela è il proprio insegnante», aggiunge un genitore dell'Albertelli. Scorrendo si leggono altri messaggi fuori luogo. «Mi spiace che non ti abbia salutata bene. Cerchiamo di recuperare al più presto», poi l'invito a vedere una mostra. Prima coinvolgendo anche «tutte le altre» compagne, che però sono in partenza. E allora «se vuoi venire te, io ti avverto», ribatte. «Meglio alla "pizzata"», risponde lei, imbarazzata. 

 

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E imbarazzata lo sembra anche quando lui si offre di darle un passaggio in macchina: «Sono un ottimo guidatore». Oggi il prof insegna in un altro liceo della Capitale. «Non mi ricordo di questi messaggi, ho talmente tante classi», dice a Repubblica . Frasi, dettagli e nome della ragazza non sembrano essere stati sufficienti per fargli tornare in mente quello scambio di messaggi risalente ad appena cinque mesi fa. «No, non voglio commentare», taglia corto. 

 

Le famiglie ora chiedono alla scuola una presa di posizione. E invitano l'Ufficio scolastico regionale del Lazio e il ministero dell'Istruzione a stilare finalmente un vademecum che contenga indicazioni sul giusto comportamento da mantenere coi propri studenti, al netto della guida che sta per lanciare l'Associazione nazionale presidi del Lazio.

 

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 «Questa vicenda - spiega Carlo Rossi, presidente del consiglio d'istituto dell'Albertelli - suggerisce che il Consiglio metta in cantiere anche la possibilità di adottare un Codice interno di comportamento chiaro, a tutela di docenti e famiglie. Se le avances fossero confermate sarebbe oggettivamente grave. La responsabilità sarebbe personale, ma macchierebbe il lavoro di tanti bravi colleghi e l'immagine del liceo»

 

 

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