DOVE C'E' UN FESTINO, CI SONO GUAI - A PORTO RECANATI DUE UOMINI SONO STATI ARRESTATI PER AVER VIOLENTATO UNA 35ENNE, SPOSATA CON FIGLI - SI ERANO RITROVATI A CASA DI AMICI PER UN APERICENA A BASE DI ALCOL E COCAINA – QUANDO IL VINO E' FINITO UNO DEI DUE HA PROPOSTO ALLA DONNA: "ANDIAMO A PRENDERLO DA ME. E GUIDI TU CHE SEI L'UNICA SOBRIA" - MA UNA VOLTA ENTRATI, HANNO TRASCINATO LA DONNA IN CAMERA DA LETTO PER ABUSARE DI LEI - UNO DEGLI INDAGATI SI DIFENDE: “ERA CONSENZIENTE, QUELLA NOTTE HA DORMITO CON ME”. MA DALLE CELLE TELEFONICHE…

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Andrea Pasqualetto per il “Corriere della Sera”

 

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Non se l'aspettava proprio dall'amico professore. Anche perché alla festicciola del 24 aprile non erano soli. Si erano ritrovati in sette, tutta gente matura, tre donne e quattro uomini, lei trentacinquenne, gli altri sopra i quaranta. Un «apericena» a base di vino e cocaina a casa del fratello del prof a Porto Recanati, su uno dei litorali più belli della riviera marchigiana.

 

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 Quella sera succede il vino era finito e a Osvaldo Iannuzzi, quarantaquattrenne insegnante di sostegno in un istituto tecnico, venne un'idea: «Andiamo a prenderlo... da me. Vieni anche tu che sei l'unica sobria e puoi guidare», avrebbe detto all'amica commessa, sposata con figli, e ad altri due, un cinquantaduenne e un terzo che lei non conosce nemmeno. 

 

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«È stato un inganno», sono convinti gli investigatori della Squadra Mobile guidati da Carlo Pinto che ieri hanno arrestato Iannuzzi e il cinquantaduenne, Giuseppe Padalino, muratore pluripregiudicato di origini piemontesi. Il motivo dell'inganno è tutto nel capo d'accusa del pm di Macerata, Rosanna Bonifazi: stupro di gruppo. Cioè, secondo la procura il professore e i due amici, una volta entrati in casa, più che al vino hanno pensato a lei. L'avrebbero presa con la forza e trascinata in camera da letto, dove si sarebbe consumata la violenza sessuale. 

 

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Questa, almeno, la ricostruzione dell'accusa. Iannuzzi si difende così: lei era consenziente, tanto che quella notte ha dormito con me. «Questa è una falsità, risulta con evidenza dalle celle telefoniche: lei è tornata a casa sua», replicano gli inquirenti. Come in altri casi analoghi, parlano i referti medici. Il giorno dopo la donna è andata infatti all'ospedale Torrette e poi al Salesi di Ancona, dove i dottori hanno riscontrato i segni tipici dello stupro. 

 

Sotto le braccia le ecchimosi causate, sempre secondo il pm, dalla stretta di chi la teneva con la forza, mentre il professore abusava di lei. Alla diagnosi ha fatto poi seguito il sofferto racconto della donna. «Anche se all'inizio non se la sentiva di denunciare la vicenda, per timore e vergogna», ricorda chi ha indagato sulla brutta vicenda. All'appello manca ora il terzo complice, sul quale la procura sta stringendo il cerchio. 

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Nel frattempo nel carcere di Montacuto con stati interrogati i due arrestati, che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Prima di tacere davanti al gip, Iannuzzi aveva comunque dato la sua versione dei fatti agli investigatori, affermando la sua innocenza e rigettando la ricostruzione della commessa. «Sì, ha voluto comunicare con forza la propria estraneità e l'infondatezza di quanto sostiene la parte offesa», ha confermato l'avvocato Luca Froldi che lo difende con il collega Giuseppe Lupi. 

 

VIOLENZA SESSUALE DI GRUPPO VIOLENZA SESSUALE DI GRUPPO

Di tutt' altro tenore, naturalmente, le parole dell'avvocato che assiste la donna: «Dopo mesi di grande preoccupazione è rassicurante vedere che la mia cliente è stata creduta». A chiudere la convulsa giornata, il questore di Ancona, Cesare Capocasa: «La violenza perpetrata sulle donne non può avere la parvenza di un nobile sentimento che non sia la volontà di dominio, la sopraffazione, l'odio, l'indifferenza per l'essere umano».

 

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