ERA MIO PADRE – NEL LIBRO “NELLA CAMERA OSCURA” LA SCRITTRICE FEMMINISTA SUSAN FALUDI NARRA CON IRONIA E MALINCONIA L’INEDITO RAPPORTO CON IL PAPÀ CHE HA SCELTO DI DIVENTARE DONNA – DOPO UN QUARTO DI SECOLO SENZA ALCUNA NOTIZIA FALUDI RICEVE UNA FOTO DEL PADRE, CHE A 76 ANNI È VOLATO IN THAILANDIA PER ESSERE OPERATO: DOPO UN BOMBARDAMENTO ORMONALE ORA È UN’ATTEMPATA SIGNORA CHE...

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Mirella Serri per "La stampa"

 

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La fotografia che riceve Susan, dopo un quarto di secolo trascorso senza notizia alcuna di suo padre István, lo ritrae appoggiato al tronco di un albero in posa civettuola. Indossa una camicetta azzurra ricamata e una gonna rossa.

 

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Le gambe non si vedono ma il papà, che ha cambiato il nome in Stefànie, preferisce i tacchi alti e le scarpette bianche. Il 76enne genitore transgender, alla sua tarda età è volato in Thailandia, dove è stato operato per una modica cifra e, con l’ausilio del bombardamento ormonale, si è trasformato in un’attempata signora con un po’ di calvizie. Nel racconto Nella camera oscura la giornalista e scrittrice Susan Faludi narra con ironia e tanta malinconia il nuovo e assolutamente inedito rapporto con il papà che ha scelto di diventare donna.

 

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La Faludi, classe 1959, le cui opere dedicate al movimento femminista sono state inserite in America nella lista dei «25 bestseller degli ultimi 25 anni da leggere assolutamente », mette in scena un appassionato corpo a corpo con la figura del genitore. Chi era Istvan Friedman (ha anche mutato cognome) e come si è trasformato? Bellissima e commovente è la prima parte del libro in cui la Faludi lentamente supera il risentimento di figlia abbandonata.

 

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Emigrato da Budapest negli States, il giovane István, è stato un vero «despota» in famiglia. Non ha mai risparmiato le botte alla moglie - a cui ha proibito, tra le altre cose, di lavorare - e alla figlia anche per piccole ribellioni.

 

Quando la consorte avvia le pratiche di divorzio Istvan accoltella il suo presunto rivale e riesce pure a farla franca di fronte alla giustizia. Il papà, futuro transgender, nasconde un volto oscuro e criptico e ama molto le opere di Hans Christian Andersen, lo scrittore danese che in tante fiabe, La sirenetta o ne Il soldatino di stagno, ha celebrato il corpo martirizzato per amore.

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In America István tenta però di omologarsi agli esempi maschili più in voga e di adeguarsi all’ american way of life: costruisce trenini, scala montagne, dipinge la staccionata della villetta e organizza barbecue.

 

Quando Susan lo raggiungerà a Budapest, dopo l’operazione che ne ha modificato l’apparato riproduttivo, scoprirà che István- Stefànie è diventata una donna che mima tutti gli stereotipi della femminilità e che addirittura le rimprovera di non essere «normale » perché non è convolata a nozze con il suo compagno e ha rifiutato la maternità.

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Oltre alle vicissitudini private, la Faludi nel suo libro esplora anche il delicato tema della «fluidità » e della «transessualità» nella società attuale. La ricerca dell’identità è il fil rouge del racconto che spazia dalle vicende dei singoli individui a quelle d’intere popolazioni.

 

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Alla fine della Prima Guerra mondiale, dopo il trattato di pace firmato il 4 giugno 1920 nel palazzo del Grand Trianon di Versailles, l’Ungheria smembrata vide ridursi la sua popolazione da 19 a 7 milioni di persone e la superficie territoriale di due terzi.

 

Papà Faludi, nonostante sia ebreo e antinazista (i suoi genitori durante la guerra erano stati perseguitati dalle antisemite Croci Frecciate che governarono il paese dall’ottobre 1944 al gennaio 1945), proprio in nome della perduta identità della nazione ungherese ha dato il suo consenso a Viktor Orbán che promette di ricomporne il corpo originario e di riportare in patria gli «ungheresi etnici».

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La scrittrice si pone ripetutamente una domanda: l’identità è qualcosa che si sceglie oppure è una condizione a cui non ci si può sottrarre? Il papà per decenni ha rifiutato la religione della sua famiglia ma nelle ultime pagine del libro ritrova spontaneamente un intenso rapporto con l’ebraismo.

 

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La Faludi, nell’avvincente percorso storico, culturale, politico ed esistenziale, testimonia l’assenza di certezze nel mondo moderno dove l’identità è sempre più una conquista e non un imperscrutabile dato di fatto.

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