prostituzione omosessuale

ESTATE, TEMPO DI ARCHEO DELITTI - LA STORIA DI VITO MICHELE MILANI, 39ENNE PUGLIESE TROVATO MORTO IN UNA CANTINA DI TORINO NEL GENNAIO 1998 - ERA STATO STRANGOLATO, CON LA LINGUA TRA I DENTI, SCUOIATO, UN BRACCIO DISARTICOLATO, IL TRONCO MUTILATO DELLE GAMBE, LO STOMACO SVUOTATO E RIEMPITO DI STRACCI E GLI ERANO STATI ASPORTATI I GENITALI - MILANI SI PROSTITUIVA E SI CAPI’ SUBITO CHE IL DELITTO ERA MATURATO NEL GIRO OMOSESSUALE - DOPO LE PRIME INDAGINI, LE PROVE PERMISERO DI INCHIODARE L’ASSASSINO CHE ERA…

Gianluigi Nuzzi per “Specchio - la Stampa”

 

Il corpo di Vito Michele Milani, 39 anni, era sezionato in più parti, semicarbonizzato, nascosto nelle cantine dell'orrore nel palazzo di via Maria Ausiliatrice 50 a Torino. Per accedervi bisognava aprire una porta, trovata chiusa a chiave da quell'inquilina che il 25 gennaio 1998 nemmeno riconobbe lo scempio, anzi ritenne di aver intravisto delle insolite «pelli di animali» ammucchiate. Perché questo pugliese di Bitonto era arrivato nella città della Mole? Chi conosceva qui, chi lo aveva ospitato?

coltello insanguinato

 

E, soprattutto, come si interrogavano i carabinieri del Ros nelle loro prime informative, quale «nesso logico lo lega allo stabile di via Maria Ausiliatrice o ai condomini»? Chi lo aveva trascinato nella cantina degli orrori per strangolarlo e poi depezzare il corpo? Il macabro omicidio era un enigma avvolto dal mistero assoluto. La mutilazione del corpo di Vito Michele spegne una vita da fragile fantasma, da girovago invisibile tra Italia e Francia.

 

Un'ombra difficile da tracciare, consumata nel sottoscala della prostituzione maschile, alla periferia del campo visivo dei più. Fin dai 14 anni Vito Michele aveva iniziato a scappare da casa, a risalire fino al nord, «traendo, verosimilmente, il sostentamento - sottolineavano gli inquirenti - con l'offerta di prestazioni sessuali, sia ad uomini che a donne». I familiari più volte erano andati a riprenderlo a Milano, ma il ragazzo poi puntualmente fuggiva di nuovo. Così durante il servizio militare, a Orvieto e poi a Viterbo: Milani lasciava la caserma e si eclissava.

PROSTITUZIONE OMOSESSUALE

 

A fine 1993 era però tornato in Puglia, andando a vivere a casa dei genitori. Trascorreva le giornate senza quasi mai uscire, quelle poche volte ciondolava per le vie del paese, ammazzando i pomeriggi al circolo ricreativo di quartiere o a casa dei parroci delle chiese di zona. Con loro si confidava, svelando episodi della sua vita segreta, tra prostituzione e ambienti omosessuali che frequentava. Lì rimase fino al 5 dicembre 1997 quando senza alcun preavviso, si allontanò di nuovo, promettendo che avrebbe fatto rientro entro pochi giorni. L'ennesima menzogna di una vita celata.

 

Nel borsone, Vito Michele infilò qualche indumento e 150mila vecchie lire, l'ultimo sussidio mensile ricevuto come soggetto affetto da disturbi psichici, prima di sparire per l'ultima volta e venir ritrovato mesi dopo nello scantinato della scuoiamento. Una scoperta che lasciò la città non solo scossa dalla brutalità delle sevizie ma incredula che la malvagità umana possa arrivare a tanto. I giornali strillavano titoli choc sul «delitto del depezzato» ma gli inquirenti faticavano a raccogliere un primo indizio.

 

via Maria Ausiliatrice a Torino

Il corpo ritrovato prono con la lingua tra i denti, scuoiato, un braccio disarticolato, il tronco mutilato delle gambe, lo stomaco svuotato e riempito di stracci. C'era da partire da due soli punti: gli inquilini del palazzo e la prostituzione esercitata dalla vittima. Un particolare, quest' ultimo che proiettava gli investigatori in un ambiente particolarmente chiuso, diffidente, impermeabile alle indagini, con l'omosessualità ancora vissuta nel pericoloso segreto del tabù.

 

Sul primo fronte non si raccoglieva niente: nessuno degli abitanti di quel palazzo pareva conoscere la vittima. L'unico ad averla vista accompagnarsi con un altro inquilino risultò inattendibile. Sull'altro punto, la particolarità di aver trovato i genitali e il pene del Milani sezionati e riposti in un sacchetto di plastica, a differenza di tutti gli altri resti del corpo disseminati per metri in modo casuale, induceva a ritenere che l'assassino, il torturatore avesse agito spinto da un movente di matrice sessuale.

 

E la conferma pareva arrivare dai polsi trovati legati dietro la schiena e da un tubicino per l'aerosolterapia, presente nel sacchetto e che poteva esser servito per un gioco erotico magari finito male, segnato da supplizi inferti alla vittima. A Torino Vito Michele pareva aver vissuto da fantasma. Nessuno sembrava essersi accorto della sua esistenza e chi l'aveva fatto, evidentemente, oggi scongiurava di non essere accostato alla vittima per non solleticare quei mormorii, quel sordido chiacchiericcio che alimenta la gogna.

 

coltello

Non lo conoscevano i negozianti di quartiere, i sacerdoti del vicino santuario, non aveva mai ricevuto assistenza medica dal 118 o negli ospedali. La foto di Milani veniva mostrata a transessuali, travestiti e omosessuali della città: dai cinema a luci rosse alle saune, dai club alle palestre. Niente, Vito Michele si confermava un'ombra, anche nel giro della prostituzione da strada. In due mesi vennero contattati di notte 59 soggetti ma nessuno di loro fu utile. L'unico sterile segno di vita era costituito da tre multe ricevute perché sprovvisto di biglietto su treni a lunga percorrenza.

 

Carta straccia: risalivano al lontano 1992. Allora, come in un dannato gioco dell'oca, si ripartiva sempre dalla scena del crimine. Si sapeva che il corpo era stato portato e abbandonato lì tra le 21.45 del 24 gennaio e le 3.30 del 25 gennaio del1998. Il medico legale Roberto Testi, incaricato dal tribunale, sottolineò che la rimozione degli organi era avvenuta in modo grossolano, «con le tecniche che usano i macellai, manovre che dimostravano una certa manualità ma non conoscenze anatomiche».

 

via Maria Ausiliatrice a Torino

Il rituale dell'assassino si era sviluppato in tempi diversi: aveva ucciso poi aveva sezionato il corpo, soffermandosi prima sui genitali e solo in un secondo momento, sugli altri organi; quindi, aveva tentato di bruciare i resti. E qui arrivò la prima indicazione importante: con ogni probabilità l'omicidio si era consumato proprio in quelle cantine. Un dettaglio chiave, che imponeva di controllare tutti gli inquilini. Nel palazzo abitavano diverse persone dedite al più vecchio mestiere del mondo, tra prostitute albanesi e travestiti. Ed emergono particolari.

 

Tra gli inquilini non era sfuggito il passaggio di giovani ragazzi a casa di un sarto ormai in pensione, tale Giuseppe Gillone, indicato dai vicini come omosessuale. «Mentre era nelle scale - racconta uno di loro - aveva notato Gillone parlare con un uomo dai capelli brizzolati, il quale gli disse: "Non ti preoccupare, te lo porto io un ragazzo. Vedrai che questo ci sta"».

 

polizia 1

«In più occasioni, quantomeno una volta a settimana - chiosava un altro - Gillone riceveva la visita di due uomini, che si trattenevano abitualmente in casa circa un'ora. Il giovane dell'apparente età di 25 anni e di corporatura esile aveva un evidente aspetto e comportamento da omosessuale». Questi dettagli fanno crescere l'attenzione sull'ex sarto: «Il giorno del rinvenimento del cadavere, Gillone ai militari che lo hanno escusso è apparso gravemente malato e bisognevole di continue cure, come dimostravano i numerosi medicinali, le diverse apparecchiature mediche presenti nell'alloggio e le dichiarazioni dei medici curanti».

 

Gillone offre un alibi granitico: «Da qualche giorno non esco di casa e ieri sera è venuta a trovarmi la dottoressa che mi segue nelle cure prescritte dall'ospedale. Nella circostanza lei mi ha applicato un'apparecchiatura che serve a controllare e registrare il funzionamento del cuore. Quest' ultima è stata da lei disinserita intorno alle tre di questa mattina». Ma chi è questo ex sarto? Da una parte nega con forza la propria omosessualità, dall'altra frequenta cinema porno, pubblica annunci erotici. Niente di indiziario se non fosse la particolare matrice del delitto e l'iperattività dell'anziano signore, dopo il ritrovamento.

PROSTITUZIONE OMOSESSUALE

 

Due giorni dopo l'omicidio chiede espressamente all'amministratore dello stabile la disinfezione della cantina. In realtà, si era già provveduto a far ripulire il corridoio comune del piano interrato ma a Gillone non basta, vuole l'intervento di una ditta specializzata. E quando l'ottiene, si capisce perché tanta insistenza. Quando l'operaio scende la scala degli orrori si ritrova ad aspettarlo proprio Gillone. A un certo punto, a sorpresa, l'ex sarto lo prega di igienizzare anche la sua, la numero 10.

 

Come se non bastasse, dopo un paio di giorni, il pensionato riesce a far venire persino il parroco per una benedizione dei locali. I sospetti si rafforzano quando viene sentita la dottoressa che Gillone aveva indicato come il medico che lo ha visitato proprio quella sera. Ma lei lo smentisce: non era andata dall'anziano paziente in visita domiciliare la sera dell'omicidio né gli aveva spento l'apparecchio medico la mattina successiva. Non solo. Dal telefono intercettato del pensionato arriva la conferma che conosceva la vittima, visto che in una conversazione si fa riferimento a un ricovero di Vito Michele in un ospedale in Francia, particolare vero ma che conoscevano solo i familiari più stretti.

coltello sangue

 

A questo punto i carabinieri perquisiscono casa di Gillone e trovano un apparecchio per l'aerosol e l'atlante di anatomia umana con infilato un segnalibro sulla pagina dei genitali maschili con le indicazioni su come procedere per evirarli. Poi, la cantina 10. Qui il luminol evidenzia tracce del dna della vittima vicino a un tombino. Il pensionato verrà condannato a vent' anni in primo grado, ridotti a 14 in appello: solo così chi ha vissuto da fantasma avrà forse pace.

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."