FASCIO-FIGHETTISMI ALLA FRANCESE - BULLI E RAZZISMO AL LICEO ROMANO CHATEAUBRIAND, IL FIGLIO DELL’EX CONSOLE PICCHIATO E UMILIATO PERCHÉ NERO

Rinaldo Frignani per il “Corriere della Sera

 

liceo chateaubriandliceo chateaubriand

Ha cambiato scuola, ma i segni — fisici e psicologici — dei soprusi subìti per oltre quattro mesi non sono scomparsi. Botte e insulti razzisti fra i banchi esclusivi dello Chateaubriand, il prestigioso istituto francese frequentato soprattutto da figli di intellettuali, giornalisti, facoltosi professionisti, politici, attori, registi. E molti diplomatici, italiani e stranieri. Il top dell’istruzione e dell’apprendimento delle lingue, un’educazione di alto livello per un costo di almeno 7 mila euro all’anno.

 

Ma per un ragazzino di 13 anni, J. M. figlio dell’ex console di Francia nella Capitale, in carica fino ad agosto, sono state invece settimane da incubo: tre compagni di scuola più grandi, quattordicenni, italiani, gli hanno ripetuto «sei un brutto negro», lo hanno preso a schiaffi e calci durante la ricreazione.

 

Una persecuzione rivelata ora dalla madre e confermata dal preside Joel Lust, che parla di altri episodi di bullismo all’interno dell’istituto. «Nel febbraio scorso — racconta la donna — mio figlio, che aveva 12 anni e da tempo tornava spesso a casa da scuola con segni di contusioni, ha avuto dolori fortissimi all’addome e l’abbiamo portato in ospedale.

liceo chateaubriandliceo chateaubriand

 

Abbiamo scoperto che erano l’effetto di una tensione psicologica, prolungata e fortissima: solo a quel punto — prosegue la moglie dell’ex console, dipendente dell’ambasciata francese — ci ha confessato che dalla fine dell’anno precedente tre compagni di classe italiani lo colpivano con schiaffi e calci, insultandolo, almeno due-tre volte a settimana. Lo abbiamo messo in malattia e ad aprile ha cambiato scuola, perdendo l’anno. Ha subìto danni psicologici accertati. E ci sono molti altri casi simili: lì razzismo e violenza sono pratica quotidiana, “brutto negro” e “viva il duce” sono espressioni comuni. E molti lasciano ogni anno la scuola perché non vengono tutelati».

 

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Un’accusa precisa, circostanziata, quella della moglie dell’alto diplomatico francese. Non è chiaro se la donna abbia presentato denuncia anche alle autorità italiane, visto che per il momento a polizia e carabinieri non risultano fatti di questo genere. Ma i genitori degli alunni — sia quelli iscritti all’Ape (Associazione genitori alunni) sia all’Upel (Unione dei genitori) — hanno scritto all’Agenzia dell’insegnamento francese all’estero (Aefe) a Parigi per segnalare questo e altri episodi di bullismo e razzismo allo Chateaubriand, dove il tredicenne non sarebbe l’unica vittima e dove saluti romani, slogan fascisti, botte agli studenti più giovani non sarebbero una novità.

 

«Il fenomeno è molto più diffuso, molti non denunciano per paura e la scuola fa troppo poco», confermano i rappresentanti dei genitori che sui loro siti internet hanno da tempo inserito documenti e relazioni, nonché programmi con iniziative contro i bulli e l’harcelement , ovvero la persecuzione sistematica dei ragazzi.

 

Una questione molto sentita, quindi, nella scuola che fra gli ex alunni vede il ministro Marianna Madia, i figli di Michele Santoro ed Emilio Fede, dell’ex sindaco Franco Carraro, di Vasco Rossi e del presentatore Jocelyn, e cognomi del calibro di Eco, Comencini e Vanzina, Angela, Cocciante e Mastroianni.

 

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Alla scuola della Capitale — che ha conosciuto anche proteste e occupazioni — sono iscritti 1.500 ragazzi, dalle elementari al diploma superiore, di 30 nazionalità, divisi nelle sedi di Villa Borghese e Villa Patrizi (Porta Pia). Gli alunni italiani rappresentano il 60 per cento degli iscritti, i francesi appena il 15. Con il passare degli anni la rivalità è aumentata, con una netta prevalenza di studenti romani.

 

Ed è comparsa la politica, quella di estrema destra, che ha preso il sopravvento sulle comitive rap degli anni Novanta che avevano come punto di ritrovo i bar di piazzale Flaminio. «A quei teppisti la scuola non ha fatto nulla — accusa ancora la madre del tredicenne —, li hanno costretti solo a scrivere un compito sul bullismo».

 

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Immediata la replica del preside Lust, in carica da due anni e con un’esperienza di un quarto di secolo nell’insegnamento fra Madagascar e Canada: «Non è vero — ribatte —, sul caso abbiamo istituito una commissione interna, con una psicologa esterna, che all’unanimità ha concluso che si è trattato di episodi di intimidazione fisica e non di persecuzione. I tre sono stati sospesi per mezza giornata e abbiamo fatto incontri formativi in tutte le classi. È vero invece — ammette il preside — che ci sono stati episodi di razzismo e bullismo, ma sono stati limitati, come avviene in tutte le scuole, niente di più. L’anno scorso sono stati 3-4, come quello del figlio del console: uno di razzismo, uno con slogan fascisti, ma siamo sempre intervenuti con l’educazione».

 

Episodi che non sarebbero però usciti dalle mura dello Chateaubriand. «Sarebbe stato utile convocare i quattro ragazzi coinvolti e farli parlare fra loro», chiarisce la psicologa Sara Di Michele, membro esterno della commissione, che aggiunge: «La famiglia del tredicenne non ha voluto».

 

 

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