FATE PRESTO, GLI ATTENTATI NON SONO FINITI - I DRONI AMERICANI HANNO SPARATO A KABUL CONTRO UNA CELLULA PRONTA A COLPIRE L'AEROPORTO: SI FA DI TUTTO PER EVITARE IL RIPETERSI DI UN MASSACRO COME QUELLO CHE HA AMMAZZATO 170 AFGANI E 13 SOLDATI USA - BIDEN ACCOGLIE LE SALME DEI MILITARI UCCISI, I REPUBBLICANI LO INFILZANO: "LA SUA È STATA UNA DELLE PEGGIORI DECISIONI DI POLITICA ESTERA DELLA STORIA AMERICANA, PEGGIO DI SAIGON" - E DURANTE LA CERIMONIA È STATO ATTACCATO PERCHÉ… - VIDEO

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1 - IL DRONE USA SPARA ANCORA: «PREVENUTO UN ALTRO ATTACCO»

Lorenzo Cremonesi per il "Corriere della Sera"

 

soldati americani aeroporto kabul soldati americani aeroporto kabul

L'incubo non cambia, anzi si fa ancora più preoccupante. Le autorità americane fanno di tutto per evitare che uno degli ultimi aerei carichi di marines possa venire abbattuto dall'Isis mentre decolla da Kabul.

 

Ieri i droni Usa hanno sparato contro quella che definiscono una «cellula che si apprestava a colpire l'aeroporto». Secondo il Pentagono è stata presa di mira un'auto imbottita di tritolo che avrebbe causato un'esplosione secondaria.

 

joe biden joe biden

Non è ancora stato chiarito se nello scoppio, o in un'altra esplosione, sia stata uccisa anche una famiglia di 9 persone, tra cui sei bambini, come riportano diversi testimoni e riferisce la Cnn.

 

I talebani intanto annunciano di essersi attestati attorno a tre porte di accesso dell'aeroporto. Mancano solo poche ore alla data finale del ritiro, fissata da Joe Biden per domani.

 

RAZZO CONTRO UN PALAZZO VICINO ALL AEROPORTO DI KABUL RAZZO CONTRO UN PALAZZO VICINO ALL AEROPORTO DI KABUL

E intanto l'intera operazione cambia carattere: da ponte aereo mirato a portare via le decine di migliaia di afghani e le loro famiglie che hanno collaborato con la coalizione internazionale recupero delle migliaia di soldati inviati a mettere in sicurezza l'aeroporto.

 

Lo sforzo è stato immane: in tutto oltre 114.000 afghani sono partiti con i voli Usa in due settimane (cui si aggiungono quelli del resto della coalizione, compresi i quasi 5.000 trasportati dagli italiani).

 

soldati americani aeroporto di kabul soldati americani aeroporto di kabul

E adesso sono solo duecento quelli in attesa nel terminal, il loro numero diminuisce di ora in ora. In parallelo si riduce anche quello dei soldati: da circa 6.000 due settimane fa a meno di 4.000 ieri sera.

 

Il Pentagono ribadisce che è «imminente» un nuovo attentato. Si fa di tutto per evitare il ripetersi di un massacro come quello di giovedì scorso, quando l'esplosione di un kamikaze e l'intensa sparatoria che ne è seguita avevano causato la morte di 170 afghani e 13 soldati Usa.

 

caos all aeroporto di kabul caos all aeroporto di kabul

Tuttavia, lo scenario è ormai completamente cambiato. «Le folle in attesa sono scomparse. Da due giorni la strategia americana era stata di convocare via mail o WhatsApp i singoli aventi diritti all'imbarco, caricarli su bus e farli arrivare al terminal nel modo più rapido possibile. Ma ormai non c'è più nessuno», ci racconta Mohammadot, che era uno dei candidati, ma come tanti ha rinunciato. «Troppo pericoloso. Proverò a partire più tardi via terra verso il Pakistan», aggiunge.

 

soldatessa americana con una neonata in braccio soldatessa americana con una neonata in braccio

Con l'assottigliarsi del perimetro di sicurezza, l'attacco diretto si fa sempre più facile. Il commando eliminato ieri pomeriggio pare fosse in un'auto che cercava di avvicinarsi. Fonti locali segnalano che sono rimasti uccisi anche nove civili, diversi i bambini.

 

Dove gli americani si ritirano, i corpi scelti talebani guadagnano terreno. Le loro unità migliori sono adesso attestate a pochi metri dalle piste. «Siamo già dentro il perimetro. Controlliamo le tre porte più importanti. Gli americani sono asserragliati al terminal e dove si trovano i radar», ha dichiarato uno dei loro portavoce, Zabihullah Mujahid. Ma il Pentagono ieri sera ribadiva che i talebani restano fuori dal perimetro cintato.

 

attentato all aeroporto di kabul attentato all aeroporto di kabul

La dirigenza talebana fa sapere che considera le minacce americane di voler continuare a colpire l'Isis anche dopo il ritiro, come una «provocazione» che viola gli accordi di Doha. Il contrasto è destinato a creare tensioni gravi nel prossimo futuro.

 

«Non è vero che l'Isis è presente in Afghanistan. Questa è un'aggressione americana. Non hanno alcun diritto di operare militarmente nel nostro Paese», ha spiegato a Tolo tv il mullah Abdullah Quasib, uno dei loro rappresentanti alle trattative che hanno avuto luogo a Doha e si sono concluse con l'accordo del 29 febbraio 2020.

 

attentato all aeroporto di kabul 9 attentato all aeroporto di kabul 9

Questi è anche è tornato a condannare il recente bombardamento dei droni Usa presso Jalalabad, che secondo il Pentagono avrebbe «eliminato» almeno due militanti del Califfato. Tra le accuse formulate dai talebani contro i soldati americani ieri c'è anche quella di aver sparato sulla folla al momento dell'attentato di giovedì, provocando numerosi morti.

 

joe biden piange dopo l attentato all aeroporto di kabul joe biden piange dopo l attentato all aeroporto di kabul

Una delle prime prove utili a tastare quanto reale sia il loro desiderio di formare un governo «comprensivo», evitando bagni di sangue, sono i negoziati in corso con le milizie tagike asserragliate nella valle del Panshir. Ariana tv segnala che è aperto il dialogo con Ahmad Massoud nella cittadina di Charikar.

 

Ma i talebani hanno il coltello per il manico. «Entriamo senza incontrare resistenza», dicono. L'ambasciatore russo a Kabul, Dmitry Zhirnov, molto probabilmente non sbaglia nel dichiarare che, se appena lo decidessero, i talebani «potrebbero conquistare l'intera vallata del Panshir in poche ore».

 

2 - BIDEN ACCOGLIE LE TREDICI SALME, I REPUBBLICANI: PEGGIO DI SAIGON

Marilisa Palumbo per il "Corriere della Sera"

Accogliere i feretri dei soldati morti in missione all'estero è uno dei momenti più difficili per qualunque presidente, figuriamoci per Joe Biden, che aveva difeso la scelta di ritirarsi dall'Afghanistan con la volontà di non perdere altre vite americane.

 

biden a dover per il rientro delle salme dei soldati da kabul 7 biden a dover per il rientro delle salme dei soldati da kabul 7

Il cielo era grigio e soffocante ieri sulla pista dell'aeroporto della base militare di Dover, in Delaware, dove le bare dei militari uccisi nell'attentato dell'Isis-K di giovedì a Kabul sono sfilate davanti agli occhi dei familiari, del presidente, della first lady Jill, del segretario di Stato Antony Blinken e di molti altri membri del governo e dei vertici militari.

 

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Il silenzio era rotto solo da qualche singhiozzo. «Dignified transfer» si chiama questa cerimonia con la quale i feretri dei caduti in guerra, avvolti dalla bandiera a stelle e strisce, vengono accolti e trasferiti con tutti gli onori nei furgoncini neri che li riporteranno a casa, da una parte all'altra dell'America.

 

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Due delle tredici famiglie hanno scelto di non far riprendere la scena dalle telecamere. È solo dal 2009 che esistono foto e video di questi momenti. Da senatore Biden aveva attaccato George W. Bush che non consentiva alla stampa la copertura dell'arrivo dei caduti in America: «Li fa tornare di nascosto nel Paese», diceva, definendo la decisione vergognosa.

 

In qualche occasione si sono verificati episodi di tensione tra i familiari e le autorità. Successe a Donald Trump nel 2017, e lui da quella volta per due anni non mise piede a Dover, spedendoci sempre il vicepresidente Mike Pence.

 

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Niente di simile è accaduto ieri, ma alcuni dei parenti di questi ragazzi e ragazze, la maggior parte dei quali era appena nato o piccolissimo quando la lunghissima guerra afghana è cominciata, avevano già manifestato alla stampa la loro rabbia contro l'amministrazione.

 

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Come sia andata ieri lontano dalle telecamere non lo sappiamo, sappiamo però che il presidente è spesso al suo meglio quando si tratta di stabilire un legame con chi sta soffrendo. «Conosco quel buco nero in mezzo al petto», aveva detto giovedì parlando dalla Casa Bianca, lui che ha perso la prima moglie Neilia e la figlia Naomi in un incidente stradale nel 1972 e poi il suo adorato figlio Beau per un tumore al cervello che «gli è stato diagnosticato, come a tantissimi altri» tornando a casa dall'Iraq.

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Neanche l'empatia potrà però metterlo al riparo dalle critiche incalzanti dei veterani, come l'ex marine e scrittore Elliot Ackerman, che è intervenuto sul New York Times per dire che aver abbandonato gli alleati occidentali in Afghanistan vuol dire non capire, al contrario di quanto Biden proclama, il valore del termine «servizio».

 

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Di certo non lo proteggerà dagli attacchi repubblicani, che hanno usato il palcoscenico delle tradizionali interviste televisive domenicali per alzare il tiro contro il presidente. «La sua è stata una delle peggiori decisioni di politica estera della Storia americana», ha detto il capo dei senatori conservatori Mitch McConnell su Fox News: «Peggio di Saigon, perché dopo che i nostri aerei lasciarono Saigon, non c'erano più terroristi vietnamiti che progettavano di attaccarci qui sul nostro suolo».

 

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E il senatore Ben Sasse su Abc: «Joe Biden ha messo le nostre truppe in pericolo perché non aveva un piano di evacuazione». Su Twitter poi è montata tra gli account di destra una polemica sul fatto che Biden avrebbe guardato l'orologio mentre sfilavano le bare. Ma anche i democratici sono preoccupati: i numeri del gradimento del presidente continuano a scendere, e l'Afghanistan non è l'unica emergenza sul piatto. C'è l'uragano in Louisiana, e soprattutto il «capitolo» della pandemia che ancora non si riesce a chiudere.

 

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