hacker russi putin

FIGLI DI PUTIN – IL GENERALE RAPETTO: "L’ANALISI DEL CODICE MALEVOLO CHE IN QUESTI GIORNI HA FOLGORATO IN GIRO PER IL MONDO CENTINAIA DI SISTEMI INFORMATICI DI GRANDI ENTI ED IMPRESE RIVELA LA POSSIBILE ORIGINE RUSSA DELLA MASSICCIA AGGRESSIONE DIGITALE" - "LA CONFIGURAZIONE DEL MALWARE CONTEMPLAVA L’ESCLUSIONE DEI SISTEMI CHE AVEVANO COME LINGUA DI DEFAULT IL RUSSO" - "PER EVITARE DI FINIRE VITTIMA DEL RANSOMWARE PROVATE A INSTALLARE…"

Umberto rapetto per https://www.infosec.news/

 

HACKER RUSSI

L’analisi del codice malevolo – che in questi giorni ha folgorato in giro per il mondo centinaia di sistemi informatici di grandi enti, organizzazioni ed imprese – rivela la possibile origine russa della massiccia aggressione digitale.

 

Un attacco con firma e bolli?

Le venefiche istruzioni includerebbero precise indicazioni operative: il ransomware, destinato a cifrare archivi e documenti per poi chiedere un riscatto, non deve entrare in funzione se rileva l’impostazione del russo o di altri idiomi dell’area di influenza dell’ex Unione Sovietica come lingua base del computer o del server.

 

hacker

Un report della società di cybersecurity TrustWave evidenzia che la configurazione del malware contemplava l’esclusione dei sistemi che avevano come lingua di default il russo, l’ucraino, il tagiki, l’armeno, l’azerbaigiano, il georgiano, il kazako, il kirgiko, il romeno, l’uzbeco, il siriano e l’arabo.

 

Lontani i tempi dei missili intercontinentali che caratterizzavano la muscolatura degli storici contendenti della Guerra Fredda, ci si trova a dover fare i conti con ben altro genere di testate “nucleari” che sembrano riservare una capacità di azione chirurgica di estrema precisione. La constatazione del “selettore linguistico” all’interno dei virus informatici (qualunque ne sia la “razza”, dai worm ai malware, dagli spyware ai ransomware) costringe a fare i conti con chi ha predisposto un arsenale a dir poco sconvolgente.

hacker russi

 

Mentre si cazzeggia con i sogni di una salvifica Agenzia per la sicurezza cibernetica, c’è chi ha letteralmente “minato” le “electronic highways”, quelle autostrade dell’informazione che costituiscono il sistema cardiovascolare della civiltà contemporanea.

 

Falce, mouse e martello

hacker russi

In primo piano c’è la Grande Madre Russia, che sta riversando energie a profusione per mostrare la lucentezza di quel vecchio smalto che caratterizzava i “bei tempi”, per esibire la versione 2.0 (o ancor più recente) dell’inossidabile Armata Rossa, per far capire come sia possibile integrare pubblico e privato (e non solo) per acquisire la supremazia digitale. A quest’ultimo proposito va riconosciuta la maestria nell’amalgamare lo sforzo militare alle performance di bande criminali pronte a garantire un altissimo livello di minaccia persistente.

hacker russia

 

La scoperta del “filtro sintattico”, però, potrebbe essere marginale e persino fuorviante. Non è da escludere infatti che quell’elemento progettuale, senza dubbio suggestivo, sia stato predisposto da qualcuno che voleva che un certo attacco fosse riconoscibile e attribuibile ad un preciso “nemico”.

 

Il mondo è pieno di false sottoscrizioni. Ah, se potessero parlare i diari scolastici dei miei tempi con le note che, appioppate per l’irrequietezza in aula, non sono mai state firmate dai genitori… Non solo. Pensiamo a certi simpatici furfanti dell’hinterland napoletano che apponevano fasulle indicazioni “made in China” sui prodotti contraffatti a poca distanza dal Vesuvio, pur di depistare chi ne voleva conoscere l’origine.

hacker russia

 

Ci penserà l’Agenzia, come il gigante buono della Ferrero?

Poco importa (anche se in realtà sarebbe fondamentale risalire alla matrice dell’evento) chi sia stato a sferrare il colpo che ha azzoppato (anche in Italia) i clienti di Kaseya. Il problema della nostra fragilità cibernetica non è quello della presente, passata o futura manifestazione acuta. Il vero dramma è la cronicità della nostra incapacità a fronteggiare una emergenza (e ancor meno una guerra) informatica.

HACKER RUSSI

 

Chi sventola traguardi a portata di mano e vuol far credere che in pochi mesi l’Agenzia sarà pronta a ringhiare dinanzi a qualsivoglia avversario, provi a raccontarci della gracilità dell’infrastruttura tecnologica che trasporta le informazioni, che garantisce la regolare erogazione dei servizi essenziali, che permette alle “cose” di funzionare.

 

Le mani cinesi sulla nostra spina dorsale e non è un massaggio

Qualcuno, che sorride invece di preoccuparsi, spieghi come le reti digitali siano “annodate” da apparecchiature (router, switch…) la cui reale (e non dichiarata) attività non è conosciuta nemmeno dagli operatori di telecomunicazioni che le hanno installate.

 

hacker 3

Qualcun altro (non vorrei gravare sempre sugli stessi interlocutori) dica come sono stati ispezionati i dispositivi Huawei e ZTE che costituiscono i gangli vitali del sistema nervoso nazionale.

 

Sarebbe bello che la collettività fosse rassicurata, non con l’aspersione di slogan attraverso i turiboli della stampa addomesticata ma chiarendo – ad esempio – che non si corre il rischio di intercettazioni che arrivano fino a Pechino o di interruzioni improvvise della Rete causate da istruzioni preprogrammate o da indebiti comandi impartiti da remoto da chi ha creato quegli aggeggi.

 

Un piccolo consiglio

hacker 4

Prima che mi si additi come il solito disfattista, vorrei dare una banale dritta per superare la “sindrome di Kaseya” e per evitare comunque di finire vittima di quest’ultimo ransomware.

 

Nessuna certezza che funzioni perfettamente, ma sono parecchi gli esperti a ritenerla una valida precauzione: sugli apparati con sistema operativo Windows provate ad installare una tastiera virtuale impostata con la lingua russa e – come le trecce d’aglio per scacciare i vampiri streghe – il pc dovrebbe (ripetiamolo, dovrebbe) venir risparmiato dalla malaugurata cifratura indebita dei dati.

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)