fallou e bassirou fratelli annegati nel piave

FINO ALLA FINE, INSIEME – LA TRAGICA FINE DI FALLOU E BASSIROU, DUE FRATELLI DI 14 E 18 ANNI, ANNEGATI NEL PIAVE MENTRE IL PIÙ GRANDE CERCAVA DI AIUTARE IL PIÙ PICCOLO – FALLOU SI ERA IMMERSO IN ACQUA PER UN BAGNO, MA È STATO TRASCINATO VIA DALLA CORRENTE E IL FRATELLO SI È LANCIATO PER TENTARE DI METTERLO IN SALVO: I DUE CORPI SENZA VITA SONO STATI TROVATI A UN CHILOMETRO DI DISTANZA DAL LUOGO IN CUI SI ERANO TUFFATI – IL RACCONTO DEGLI AMICI: “DUE SECONDI E NON C’ERANO PIÙ…”

Pierangelo Sapegno per "La Stampa"

 

fallou e bassirou, i due fratelli annegati nel piave 7

Noi non siamo solo Caino e Abele, noi siamo fratelli che si salvano, e che muoiono anche per salvarsi.

Come Fallou e Bassirou, annegati nelle correnti del Piave mentre il più grande cercava di aiutare il più piccolo, o come Ciccio e Tore, finiti in fondo a un pozzo e ai suoi misteri a Gravina di Puglia, morti insieme per non restar da soli, prima uno e poi l'altro, di fame e di freddo, in lacrime.

 

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Quando due fratelli muoiono così, ci prende sempre una sensazione strana, come se l'ingiustizia della vita per loro fosse già scritta. Il padre di Fallou e Bassirou ha spiegato che quei suoi due figli di 14 e 18 anni erano nati da donne diverse, erano sempre insieme e si volevano un bene dell'anima. Forse, non avendo la stessa madre avevano sofferto meno di gelosie o, forse, semplicemente, erano fatti così loro. Due bravi ragazzi, li descrivono in paese, dove vivevano, «perfettamente integrati». Il padre, senegalese, vive in Italia da tantissimi anni e fa l'operaio in una ditta della zona. Bassirou era una speranza dell'Atletica San Biagio, e correva i 100 e i 200 metri. Il fratellino voleva fare tutto quello che faceva il più grande, e prima o poi avrebbe provato anche lui a correre.

fallou e bassirou, i due fratelli annegati nel piave 4

 

L'altro pomeriggio erano andati a fare il bagno con tre amici a Fagarè di San Biagio di Callalta, il greto del Piave e dei suoi canali, spiagge di sassi e di ghiaia, e i ragazzi hanno raccontato che il primo a buttarsi era stato Fallou, il più piccolo di tutti, che non ha paura manco del diavolo, ma che dopo pochi secondi che era in acqua aveva cominciato a fare una faccia spaventata, perché la corrente era più forte di lui e non riusciva a star vicino alla riva, e allora Bassirou si era tuffato subito per aiutarlo, «ed è successo tutto in un attimo», hanno detto: «Noi non abbiamo fatto neanche in tempo a rendercene conto. Due secondi e non c'erano più, erano spariti».

 

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Un'altra tragedia nel fiume Hanno lanciato l'allarme e sono arrivati i carabinieri, e i soccorsi e anche un elicottero che ronzava in cielo per vedere se li trovava. E li hanno trovati un po' di tempo dopo a un chilometro o poco più dal punto dove si erano tuffati. La corrente li aveva rapiti per quel tratto e poi li aveva abbandonati come corpi estranei, come i tronchi d'albero che raccoglie nelle bufere. I vecchi lo sanno e lo dicono da sempre che bisogna stare attenti a fare il bagno nel Piave, e pure quest' estate che il fiume è in secca e sembra impossibile poterci annegare, gli infiniti rami delle grave, le pozze e le correnti e i mulinelli diventano alla fine trappole fatali.

 

fallou annegato nel piave

I gorghi del Piave continuano a scrivere un elenco terribile, una spoon river disseminata di croci che raccontano storie tristi, molte volte come quella di Bassirou, che voleva solo salvare suo fratello. Un anno fa, il tunisino Lamouchi Mhsenun si buttò per cercare di tirare fuori dall'acqua sua figlia di 14 anni e la sua amica. Ci riuscì miracolosamente, ma lui poi non ce la fece e morì. Il Piave non perdona. Pochi anni fa, un carabiniere si buttò in acqua per salvare un ragazzino, Davide Dalla Valle, di 15 anni, che aveva voluto fare il bagno a tutti i costi, e ci era riuscito a trascinarlo fuori dai gorghi, chiamare i soccorsi e portarlo in ospedale. Ma due giorni dopo Davide morì lo stesso. Ogni anno il Piave ci lascia una tragedia così, e perciò è difficile capire tanta imprudenza. Però, questa volta quello che colpisce di più è il destino dei due fratelli. Dicono che i veri fratelli sono quelli che ti scegli nella vita. Ma può esistere un fratello più grande di quello per cui sacrifichi la tua vita?

 

bassirou annegato nel piave

Il precedente di Ciccio e Tore Di Ciccio e Tore, non sapremo mai chi ha cercato di non lasciare solo l'altro. Sappiamo che Ciccio è morto per primo, ucciso dalle sue ferite, e Tore parecchie ore dopo, stroncato dalla fame e dal freddo, oltre che dall'emorragia, ma non sapremo mai chi dei due è caduto per primo in quel pozzo e chi gli è andato dietro. Forse non c'era nemmeno volontà, è andata solo così, come se Bassirou e Fallou avessero potuto morire lo stesso nella stessa maniera senza che uno cercasse di salvare l'altro.

 

Ma la storia di Ciccio e Tore è così piena di coincidenze da spiegare la vita, perché la vita alla fine poi è così: inspiegabile. Francesco e Salvatore Pappalardo, 13 e 11 anni, spariscono una sera, che li hanno visti salire nella macchina del padre. Li cercano per due anni e alla fine si convincono che è stato il papà, in un eccesso di violenza mentre li sgridava, a ucciderli. E lo arrestano. Ma due anni dopo la scomparsa dei bambini, Michelino, di 12 anni, precipita in un pozzo e fa un volo di 10 metri. Quel pozzo è in una casa di fantasmi, la chiamano la Casa delle cento stanze, nel centro storico di Gravina. Nell'800 era la dimora agreste della famiglia Pellicciari, aristocratici di Modena.

 

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Adesso era un rudere mezzo diroccato, odor di muffa e di monnezza, lì, in via della Consolazione, tra segrete, pozzi e scalinate con i gradoni sbrecciati, un luogo del mistero e delle tenebre. I pompieri lo salvano Michelino, dal pozzo di quella casa degli spiriti, ma lui quando torna su dice che c'erano due corpi sotto: sono quelli di Ciccio e Tore, restituiti dal destino per levare il padre dalla galera. E raccontarci com' erano morti di dolore per salvarsi insieme. Uno, il più piccolo, che vegliava l'altro, continuando a chiedere aiuto senza che nessuno sentisse le sue grida, e invocare Ciccio di parlare, di dire qualcosa, che lui adesso lo tirava fuori da lì. Perché non siamo tutti Caino e Abele.

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