1 - IL BENZINAIO EROE È IN PERICOLO DI VITA
Alessandro Gonzato per “Libero quotidiano”
È finito sotto scorta Graziano Stacchio, il benzinaio che col suo intervento, lo scorso martedì sera, ha sventato la rapina alla gioielleria Zancan, a Ponte di Nanto. Per salvare la giovane commessa dalla minaccia delle armi di quattro banditi, Stacchio non aveva esitato ad affrontare un conflitto a fuoco, nel quale è caduto uno dei malviventi, Albano Cassol di 41 anni.
Il questore di Vicenza, per proteggere il benzinaio e la famiglia da eventuali ritorsioni dopo la morte del nomade pluripregiudicato, ha disposto la sorveglianza ventiquattro ore su ventiquattro dell’abitazione e del distributore, divisi da pochissimi metri. Una pattuglia controlla ogni singolo movimento, pronta a intervenire in caso di pericoli. Il timore di possibili vendette, evidentemente, è concreto.
Ma se il «cattivo» è davvero il benzinaio Stacchio, come certi giornali e alcuni commentatori sostengono più o meno apertamente, se in Veneto (il discorso potrebbe essere allargato anche ad altre parti d’Italia) non esiste alcun Farwest - termine utilizzato pure dal governatore Luca Zaia per descrivere l’incredibile escalation di criminalità degli ultimi tempi - perché il benzinaio è finito sotto scorta?
Qualcuno ha ipotizzato, con un velo di polemica, che c’è da chiedersi se la stessa necessità sarebbe stata ravvisata anche a parti invertite: i parenti del pluripregiudicato sarebbero finiti sotto protezione per paura di reazioni da parte dei familiari o degli amici del benzinaio? Ad accertare la dinamica della sparatoria penserà la magistratura. Domani sarà effettuata l’autopsia sul corpo del rapinatore e ne sapremo di più sulle dinamiche che hanno portato alla morte del quarantunenne trevigiano.
Per ora sappiamo che le prime analisi esterne sul cadavere parrebbero confermare la versione resa da Stacchio (al quale nel frattempo i carabinieri hanno sequestrato il fucile usato per sparare ai banditi e sospeso la licenza di caccia): Albano Cassol è stato colpito a una gamba, quindi si rafforza l’ipotesi che il gestore della pompa di benzina non abbia agito con intenti omicidi.
Quel che è emerso sin da subito con chiarezza, è invece il passato del malvivente, costellato di episodi criminosi: «Cassol - riferisce Igor Gelarda, dirigente nazionale del sindacato di polizia Consap - Lo scorso martedì, insomma, non era la sua prima volta.
«Cassol - prosegue Gelarda - era noto alle cronache e alle forze dell’ordine anche per una maxi rissa che nel 2000 costò a due carabinieri veneziani la frattura di naso, mandibole e costole». Il dirigente del Consap pone un paio di domande che, negli ultimi giorni, sono sfuggite dalle labbra di molti vicentini: «Cosa ci faceva ancora libero? A finire iscritto nel registro degli indagati deve essere solo il benzinaio o pure il sistema che ha permesso che Cassol fosse in libertà?».
Domande che sembrano non avere alcun senso per i familiari del nomade. L’ex compagna e suo padre chiedono di non essere attaccati. Vogliono giustizia. Sono pronti a denunciare chi, «come il sindaco di Abetone Joe Formaggio (è stato lui a far stampare le magliette in difesa del benzinaio, ndr)» ha usato «nei confronti nostri o di Albano termini che istighino a delinquere». I trascorsi criminali del loro caro li liquidano sostenendo che sì, «Albano aveva avuto un passato difficile, ma adesso stava lavorando regolarmente».
Non mangiano e non dormono più, fanno sapere. Domani assisteranno all’autopsia. Quindi dovrebbero costituirsi parte civile e chiedere a Stacchio - indagato per eccesso colposo di legittima difesa - un risarcimento dei danni. I familiari di Cassol, che vivono nel campo nomadi di Fontanelle, vogliono inoltre precisare ai politici locali di essere pure loro «razza Piave», del posto insomma.
Stacchio, intanto, ringrazia chi gli manifesta vicinanza e comprensione. Ribadisce che rifarebbe tutto. Che ha agito soltanto per difendere la cassiera del negozio: «Non mi sento né un giustiziere né un eroe» aveva detto. «Non avrei mai pensato di dover usare un'arma contro una persona. È stato terribile, mi dispiace».
2 - VICENZA, NOMADE UCCISO IN UNA RAPINA: I FAMILIARI CHIEDONO GIUSTIZIA
Da http://www.tgcom24.mediaset.it/
GRAZIANO STACCHIO - TORMENTONI SU INTERNET
12:43 - "Chi ha sbagliato, sia sparando, sia con parole esagerate, deve pagare". Lo chiedono i parenti di Albano Cassol, il nomade di 41 anni morto a Ponte di Nanto in un conflitto a fuoco durante un tentativo di rapina. La compagna Cristina, incinta, e suo padre Diego, non escludono di costituirsi parte civile nell'eventuale processo contro Graziano Stacchio, il benzinaio. Il questore ha stabilito che una pattuglia stazioni nel piazzale del distributore
I due familiari, riporta il Giornale di Vicenza, non alzano la voce ma le parole sono decise. Conversando con i giornalisti spiegano di "non sapere nulla del progetto di Albano e della rapina", di essere "amareggiati per la tragedia" e per le modalità con cui è avvenuta (Albano aveva avuto un passato difficile, spiegano, ma ora stava lavorando regolarmente), di non "mangiare e dormire più", ma di "volere giustizia".
Chiedono che i politici la smettano di "attaccarli", perché sono nati a Montebelluna, o a Treviso, o a Vicenza: "siamo anche noi razza Piave", sintetizzano. Nel concreto, in questi giorni vedranno un avvocato per concordare con lui le modalità per costituirsi parte civile nell'eventuale processo contro Graziano Stacchio, il benzinaio di Nanto, e chiedere quindi un risarcimento dei danni.
Scattano le misure di sicurezza - Il questore ha stabilito che una macchina delle forze dell'ordine stazioni giorno e notte nel piazzale del distributore di benzina di Stacchio. La pattuglia può così osservare anche la casa di Stacchio, che si trova a fianco del distributore. Il timore è che qualcuno possa prendere di mira il benzinaio per vendicare la morte di Cassol, che risiedeva in un campo nomadi a Fontanelle