tank russi

GUERRA DI SFINIMENTOI RUSSI PROCEDONO LENTAMENTE COME UN RULLO COMPRESSORE, NON ESERCITANO TUTTA LA POTENZA DI CUI DISPONGONO E NON SEMBRANO AVERE FRETTA - LA STRATEGIA È ACCERCHIARE KIEV MINACCIANDO LA CATASTROFE: IL MOVIMENTO DELLA COLONNA CORAZZATA RUSSA LUNGA 60 CHILOMETRI SPIEGA COME FINIRÀ LO SCONTRO - L’ANALISI DI FABIO MINI E GIORGIO BATTISTI, DUE GRANDI GENERALI DELL’ESERCITO: "PUTIN STA DIMOSTRANDO CHE NON FA LA GUERRA COME LA PENSIAMO NOI"

Francesco Grignetti per www.lastampa.it

 

TANK RUSSI

C’è un mistero, quanto alla strategia dei russi, che soltanto gli addetti ai lavori, ad esempio i generali Fabio Mini o Giorgio Battisti, maestri dell’arte del combattimento, possono chiarire. La colonna corazzata lunga oltre 60 chilometri che dirigeva su Kiev, si è sciolta in più tronconi. Perché l’hanno fatto? Perché ora? E che cosa potrebbe accadere in futuro?

 

Sono interrogativi angosciosi, ma cruciali perché tutta la guerra ruota attorno alle mosse di questa colonna di migliaia di mezzi corazzati che è rimasta per più di una settimana enigmaticamente ferma. E poi di colpo s’è mossa.

 

carri armati russi

Fabio Mini, generale di corpo d'armata, già capo di Stato maggiore del Comando Nato per il Sud Europa, e successivamente comandante della missione Nato in Kosovo, è autore di un paio di libri fondamentali per capire le guerre d’oggi: “La guerra dopo la guerra. Soldati, burocrati e mercenari nell'epoca della pace virtuale” (Einaudi, 2003) e “Che guerra sarà” (Il Mulino, 2017).

 

Ebbene, il generale Mini è rimasto lui per primo stupito dalla strategia russa. Premesso che si scusa cento volte perché il suo discorso sembrerà crudele e cinico, tutto il suo ragionamento ruota attorno a una strategia, quella russa, per noi così distante.

 

Tank russi davanti alla centrale di Chernobyl

«Mi aspettavo anch’io – dice Mini – una guerra come la concepiamo noi occidentali. E cioè una tempesta di fuoco dal cielo per giorni, mirata sulle capacità dell’avversario, per distruggerne l’aviazione, la contraerea, i radar, la catena di comando e controllo.

 

Potevo immaginare che fosse accompagnata da un attacco elettronico e telematico che ne mettesse in ginocchio le infrastrutture e anche le capacità di comunicazione, di propaganda, d’informazione.

 

tank russi

Invece, con i russi bisogna riavvolgere il filo della memoria e tornare a molti anni indietro. Loro ci stanno dimostrando che non fanno la guerra come la pensiamo noi».

 

Secondo Mini, i russi procedono lentamente e spietatamente come un rullo compressore. Non esercitano tutta la potenza di cui dispongono. Non sembrano avere fretta. E non hanno l’incubo delle perdite umane, né le loro, né quelle dell’avversario, né quelle dei civili. La colonna corazzata, ai suoi occhi di stratega, è altra cosa dai combattimenti nell’Est e nel Sud dell’Ucraina.

 

tank russi 33

«Un conto è l’obiettivo tattico, che mi sembra essere limitato, si fa per dire, ad occupare l’intero Donbass e la fascia costiera in modo da ottenere una continuità territoriale tra Russia e Crimea, inglobando anche i porti come Mariupol e forse Odessa. Un conto è l’obiettivo strategico della colonna corazzata».

 

L’obiettivo strategico, per dirla più chiaramente, può essere l’accerchiamento di Kiev in modo da minacciare la catastrofe della capitale. Oppure può essere la carta di scambio con l’Occidente per far ritirare le sanzioni. O ancora, può essere un’arma di pressione per costringere il presidente Zelensky alle dimissioni.

 

colonna di blindati russi

Di certo, secondo Mini, non si ostenta al mondo una colonna corazzata del genere se non si ha uno scopo politico. E qui, in fondo, torniamo al classico di Von Clausewitz: «La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi».

 

Un discorso, quello del generale, che sembra rivolto soprattutto a chi dice che in queste settimane manca la politica: no, è politica anche questa, soltanto che è orribile perché si fa con le bombe e con il sangue.

 

putin

Anche un altro generale di corpo d’armata quale Giorgio Battisti, già comandante del Corpo d’Armata di Reazione Rapida della Nato in Italia, poi capo di stato maggiore della missione ISAF in Afghanistan, autore dei libri “Penne Nere in Afghanistan” (2004) e “ Storia Militare dell’Afghanistan” (2015), ritiene che la colonna corazzata non è stata lì ferma su una strada a caso.

 

vladimir putin

Battisti diffida di interpretazioni semplicistiche, e cioè che sia tutto merito della resistenza ucraina, pur eccellente e coraggiosissima, oppure che sia tutta colpa del caos della logistica russa. Nossignore, anche secondo Battisti, quella colonna è stata preparata, avviata verso Kiev, e poi fermata con uno scopo ben preciso.

 

«Semplificando, penso che il comandante dell’invasione abbia ovviamente pensato che occorrerà dare il cambio alla prima linea. I soldati della prima ondata dovranno essere sostituiti con quelli della seconda ondata. E la colonna servirà a questo».

 

bombardamenti in ucraina

Dalle fotografie che anche lui ha visto sui social, «penso che sia una colonna del tutto autosufficiente. Inframezzati ai carri armati e ai blindati per il trasporto truppe, c’erano camion con i teloni e autobotti. Sono la parte logistica che marcia con la parte combattente. Non penso perciò che i russi abbiano mai pensato di dover alimentare una colonna di soli mezzi da combattimento».

 

palazzo distrutto a kharkiv

Dopodiché, il generale Battisti pensa che sicuramente i russi non si attendevano una reazione così efficace da parte degli ucraini, che hanno aperto le dighe e allagato i campi, distrutto i ponti, bersagliati i rifornimenti e le colonne minori con i missili anticarro. Li hanno obbligati a muoversi su una sola strada.

 

soldati russi

«Anche il clima può avere giocato un ruolo; ho letto che il disgelo è arrivato prima del solito. E nei campi fradici dell’Ucraina, che è un territorio pieno di fiumi e di paludi, un carro armato da 50 tonnellate, anche se ha cingoli molto larghi, s’impantana subito. Per questo motivo devono stare tutti sull’asfalto. Ma se volessero, andrebbero avanti di forza. Invece, no».

 

volodymyr zelensky

Ora che sono trascorse le prime due settimane dall’invasione, di colpo però la colonna si è divisa in tanti rivoli. «Probabilmente si avvicina il momento di dare il cambio alla prima ondata, rimpiazzando gli effettivi nei diversi punti di raccolta. Prima ondata che peraltro non deve avere raggiunto tutti i suoi obiettivi. Ma come diceva già Napoleone, “il miglior piano di battaglia va sempre in frantumi al primo colpo di cannone”. Quindi i russi avranno avuto sicuramente un piano di riserva e ora lo vedremo all’opera».

Ultimi Dagoreport

pam bondi

DAGOREPORT - COME MAI L’INFORMAZIONE ITALICA SI È TOTALMENTE DISINTERESSATA DELLO SBARCO A ROMA DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, LA FOSFORESCENTE SESSANTENNE PAM BONDI, ARRIVATA CON TANTO DI AEREO DI STATO IL 10 DICEMBRE? - EPPURE LA FEDELISSIMA DI TRUMP NON SI È TENUTA NASCOSTA: HA ALLOGGIATO ALL’HOTEL ST. REGIS, SI E’ ATTOVAGLIATA AL BOLOGNESE DI PIAZZA DEL POPOLO, HA INCONTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA DI VIA ARENULA CARLETTO NORDIO, HA AVUTO L'INESPRIMIBILE GIOIA DI CONOSCERE IL VICEPREMIER MATTEO SALVINI A UN RICEVIMENTO DELL'AMBASCIATORE USA IN ITALIA, TILMAN J. FERTITTA. E, FORSE, LA BEN DOTATA DALLA NATURA PAMELONA HA PURE INCOCCIATO IL MINISTRO PIANTEDOSI - MA DELLA “VACANZA ROMANA” DELL'ITALOAMERICANA CARISSIMA A TRUMP, NON SI REGISTRA MANCO UNA RIGA SUI GIORNALONI DE' NOANTRI - VABBE', A NATALE BISOGNA ESSERE BUONI: MAGARI ERANO TUTTI TROPPO IMPEGNATI A SEGUIRE LA FESTILENZA DI ATREJU DEI FRATELLINI DI GIORGIA…

john elkann theodore kyriakou leonardo maria del vecchio

DAGOREPORT - L’OSTACOLO PIÙ TOSTO DELLA TRATTATIVA IN CORSO TRA IL MAGNATE GRECO KIRIAKOU E JOHN ELKANN NON E' L'ACQUISIZIONE DEL GRUPPO GEDI BENSÌ COME “RISTRUTTURARE” UN ORGANICO DI 1300 DIPENDENTI, TRA TAGLI ALLE REDAZIONI LOCALI, PREPENSIONAMENTI E “SCIVOLI”, DI CUI CIRCA 280 GIORNALISTI FANNO CAPO A “REPUBBLICA” E ALTRI 170 A “LA STAMPA” - LA PARTITA SUL FUTURO DEL QUOTIDIANO TORINESE, ASSET CHE NON RIENTRA NEL PROGETTO DI KYRIAKOU, NON ACCELERA CON LA CORDATA VENETA MESSA SU DA ENRICO MARCHI - NEL CASO LA TRANSIZIONE ELLENICA NAUFRAGASSE, LEONARDINO DEL VECCHIO HA CONFERMATO DI ESSERE PRONTO: “NOI CI SIAMO” - “NOI” CHI? ESSENDO “QUEL RAGAZZO'' (COPY ELKANN), DEL TUTTO A DIGIUNO DI EDITORIA, I SOSPETTI DILAGANO SU CHI SI NASCONDE DIETRO LA CONTRO-OFFERTA CON RILANCIO DELL’AZIONISTA DELL’IMPERO DEL VECCHIO, IL CUI CEO MILLERI È STATO ISCRITTO NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI CON CALTAGIRONE E LOVAGLIO, PER LA SCALATA DI MPS SU MEDIOBANCA-GENERALI - E DA TORINO, AVVISANO LE REDAZIONI IN RIVOLTA DI ROMA E TORINO DI STARE ATTENTI: DALLA PADELLA GRECA RISCHIANO DI FINIRE NELLA BRACE DI CHISSÀ CHI...

nietzsche e marx si danno la mano venditti meloni veneziani

VIDEO! “ATREJU E’ IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO, COME DIREBBE ANTONELLO VENDITTI” – GIORGIA MELONI CITA “COMPAGNO DI SCUOLA”, IL BRANO DATATO 1975 DEL CANTAUTORE DI SINISTRA. OVVIAMENTE MARX E NIETZSCHE NON SI DIEDERO MAI LA MANO, NÉ AD ATREJU NÉ ALTROVE. CIÒ È STATO ANCHE IMMAGINATO NELL’ULTIMO LIBRO DI MARCELLO VENEZIANI “NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO”. LO SCRITTORE IPOTIZZA COME MISE EN SCÈNE CHE LA SERA DEL 5 MAGGIO 1882 I DUE SI SIANO TROVATI IN UNA LOCANDA DI NIZZA (DOVE ENTRAMBI PASSARONO). NON SI CAPISCE BENE SE LA MELONI CI ABBIA CREDUTO DAVVERO – VIDEO

giorgia meloni balla ad atreju

GIORGIA, ER MEJO TACCO DI ATREJU! - ZOMPETTANDO COME UN MISIRIZZI, LA MELONI CAMALEONTE HA MESSO IN SCENA CIO' CHE SA FARE BENISSIMO: IL BAGAGLINO DI CORBELLERIE (''QUESTO È IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DANNO LA MANO'') E DI SFOTTO' SU ELLY SCHLEIN: "IL CAMPO LARGO L'ABBIAMO RIUNITO NOI... CON IL SUO NANNIMORETTIANO 'MI SI NOTA DI PIÙ SE VENGO O STO IN DISPARTE O SE NON VENGO PER NIENTE' HA FATTO PARLARE DI NOI" -UBRIACA DI SE' E DEI LECCAPIEDI OSPITI DI ATREJU, HA SCODELLATO DUE ORE DI PARACULISSIMA DEMAGOGIA: NULLA HA DETTO SU LAVORO, TASSE, SANITA', ECC - IDEM CON PATATE SULLA GUERRA RUSSIA-UCRAINA, SUL CONFLITTO STATI UNITI-EUROPA, SUL RUOLO DEL GOVERNO SU DIFESA E IL RIARMO EUROPEO - IN COMPENSO, HA STARNAZZATO DI VITTORIE DEL GOVERNO MA  GUARDANDOSI BENE DI CITARE MINISTRI O ALLEATI; SI E' INFERVORATA PER IL PARTITO MA NON RICORDA CHE L’HA FONDATO CON CROSETTO E LA RUSSA ('GNAZIO E' STATO DEL TUTTO OSCURATO AD ATREJU) - "GIORGIA! GIORGIA!", GRIDA LA FOLLA - OK, L'ABBIAMO CAPITO: C’È UNA PERSONA SOLA AL COMANDO. URGE UN BALCONE PER LA NUOVA MARCHESA DEL GRILLO - DAGOREPORT+VIDEO 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

NAZARENO, ABBIAMO (PIU’ DI) UN PROBLEMA - L’ASSEMBLEA PD DI DOMANI RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG PER SCHLEIN: I DELEGATI DISERTANO, A RIDOSSO DI NATALE, NESSUNO SPENDE SOLDI E TEMPO PER VENIRE NELLA CAPITALE AD ASCOLTARE UNA RELAZIONE SENZA DIBATTITO – LA MOSSA DEI PRETORIANI DI ELLY PER SCONGIURARE LA SALA VUOTA ED EVITARE IL CONFRONTO IMPIETOSO CON MELONI CHE CONTEMPORANEAMENTE FARA’ IL PIENO A ATREJU – SORGI: “BONACCINI ENTRERA’ IN MAGGIORANZA MA SE I RIFORMISTI NON DOVESSERO RICEVERE RASSICURAZIONI SULLE LISTE ELETTORALI, IL RISCHIO DI UNA EVENTUALE SCISSIONE, SI FAREBBE PIÙ CONCRETO…”

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)