INGRANIAMO LA QUARTA – IN AUTUNNO L’INVITO ALLA SECONDA DOSE BOOSTER POTREBBE ESSERE ESTESO AGLI ULTRA 50ENNI O AGLI ULTRASESSANTENNI SANI. MA TUTTO DIPENDE DA UNA SERIE DI INCOGNITE: QUANDO E SE LE AZIENDE SARANNO PRONTE CON UN VACCINO BIVALENTE, CONTENENTE DUE CEPPI DEL VIRUS PANDEMICO (OLTRE A QUELLO ORIGINARIO DI WUHAN, LA VARIANTE OMICRON) CON L'AGGIUNTA DELL'ANTINFLUENZALE – MA TRA GLI ITALIANI STA SUBENTRANDO UNA STANCHEZZA VACCINALE…

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Paolo Russo per “la Stampa”

 

vaccino vaccino

Ieri sono partiti con la quarta dose in sei milioni, tra ultraottantenni e i fragili di età compresa tra 60 e 79 anni. Ma il moto perpetuo della campagna vaccinale anti-Covid non si ferma più e in autunno, tra fine settembre e ottobre, toccherà probabilmente ai 17 milioni di italiani da 50 anni in su non coinvolti in questa prima fase di somministrazione del secondo booster.

Anche se l'ennesimo richiamo verrà fatto questa volta con vaccini aggiornati sulla variante Omicron e le sue sorelle. L'annuncio è arrivato dal direttore dell'Aifa, Nicola Magrini e da quello della prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, che insieme al presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, hanno presentato ieri la campagna per la quarta dose.

 

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«In autunno -ha annunciato Magrini- arriveremo al richiamo annuale con un vaccino adattato alle nuove varianti, con o senza antidoto al virus influenzale. La decisione da assumere è se vaccineremo l'intera popolazione o se ci limiteremo a over 50 o 60».

Ma alla fine quella che il direttore dell'Aifa invita a chiamare «non terza, quarta o quinta, bensì dose di richiamo annuale», dovrebbe essere somministrata dai 50 in su. Perché come ricordato dallo stesso Magrini «un certo calo della protezione dal quarto, quinto mese c'è, ma rispetto al rischio di evoluzione dell'infezione in malattia grave i vaccini tengono bene». E anche Locatelli tiene a precisare che «il richiamo in autunno non sarà per tutti, perché gli studi indicano che per la popolazione più giovane e senza patologie il vantaggio sarebbe marginale».

vaccino vaccino

 

Intanto però c'è da convincere anziani e fragili a superare quella che gli esperti hanno ribattezzato «stanchezza vaccinale» e che fino a questo momento ha tenuto lontano persino dalla terza dose mezzo milione di ultraottantenni, mentre poco più del 10% dei 600 mila immunocompromessi gravi ha invece mostrato il braccio per il secondo booster, autorizzato già da due mesi. Parliamo di fasce di popolazione spesso in carico a strutture ospedaliere, Asl e medici di famiglia, che avrebbero dovuto attivare la «chiamata diretta» per anziani e fragili.

 

TERZA DOSE DI VACCINO ANTI COVID TERZA DOSE DI VACCINO ANTI COVID

Ma il telefono ancora non squilla e per questo Rezza ha annunciato l'imminente invio di una lettera, con la quale l'unità operativa che ha preso il posto della struttura commissariale «chiederà alle Regioni di premere sull'acceleratore, coinvolgendo medici di medicina generale e specialisti». «I vaccini sono vittime del loro stesso successo, perché fanno diminuire morti e ricoveri abbassando la percezione del rischio», è la spiegazione di Rezza per il perduto feeling tra gli italiani (che fino a ieri non si erano tirati indietro) e il vaccino. Ma che il secondo booster metta al riparo da brutte complicazioni i grandi anziani lo dicono i dati forniti da Locatelli: «Gli studi israeliani dimostrano che nelle fasce di età più avanzata, una seconda dose di richiamo fornisce una protezione 4 volte superiore rispetto a chi ha ricevuto solo tre dosi».

 

vaccino covid bambini 4 vaccino covid bambini 4

Intanto Magrini ha confermato l'orientamento dell'Aifa di aprire alla prescrizione degli antivirali da parte dei medici di famiglia, con la possibilità per i fragili che ne hanno diritto di ritirarli poi direttamente in farmacia.

Una procedura semplificata che partirà probabilmente la prossima settimana, ma che riguarderà solamente il Paxolivid della Pfizer, l'unico dimostratosi realmente efficace contro Omicron.

 

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Ma la svolta sembra vicina anche per Evusheld, il cocktail di monoclonali di AstraZeneca, il solo somministrabile ai fragili anche prima di un eventuale contagio per prevenire la malattia e che gli ultimi studi hanno dimostrato essere efficace anche contro Omicron 2, ampiamente prevalente nel Paese. Oggi è autorizzato solo per 90 mila pazienti con sistema immunitario praticamente azzerato. Ma, ha spiegato Magrini a La Stampa, «la platea potrebbe essere allargata ad altri immunocompromessi, se l'incidenza dei contagi dovesse restare alta».

 

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La discesa c'è, ma sempre lenta. Ieri 83.643 contagi, 4.500 in meno rispetto a una settimana fa. E con questi numeri l'addio alle mascherine al chiuso dal primo maggio è destinato a slittare. «Credo che in certi contesti come il trasporto pubblico, il cinema e il teatro conferisca una protezione fondamentale», ha detto Locatelli. Che fino ad ora il premier non ha mai smentito.

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