benjamin netanyahu unifil

ISRAELE NON SI TIENE PIÙ: VUOLE FAR SLOGGIARE L’ONU DAL LIBANO PER POTERLO SPIANARE COME GAZA – NUOVI SPARI A UNA POSTAZIONE UNIFIL: CI SONO 2 FERITI - LO STATO EBRAICO SI DIFENDE DALLE ACCUSE SOSTENENDO DI AVER ORDINATO L’EVACUAZIONE DEI CASCHI BLU. MA A CHE TITOLO NETANYAHU COMANDA UN CONTINGENTE INTERNAZIONALE? – LA MISSIONE, CHE COSTA 500 MILIONI DI EURO ALL’ANNO (150 SOLO ALL’ITALIA), IN 18 ANNI NON HA FATTO UN CAZZO, PERCHÉ NON PUÒ: IN TEORIA DOVREBBE CONTENERE I SANGUINARI MILIZIANI DI HEZBOLLAH, MA IL MANDATO È DI “PEACE KEEPING”. TRADOTTO: I MILITARI DEVONO SOLO “OSSERVARE”, RIFERIRE LE VIOLAZIONI E STARE A GUARDIA DEI "BIDONI BLU" PIAZZATI COME CONFINE. C’È ANCHE UNA QUESTIONE DI QUALITÀ: COME POSSONO GHANESI, MALESI E INDIANI, NON CERTO L'ÉLITE DELLE FORZE ARMATE GLOBALI, INCUTERE TIMORE ALLE IPERTECNOLOGICHE TRUPPE ISRAELIANE?

MISSIONE UNIFIL IN LIBANO

MEDIA, ISRAELE HA SPARATO CONTRO POSTAZIONE UNIFIL,2 FERITI

(ANSA) - Una fonte delle Nazioni Unite afferma che Israele ha nuovamente aperto il fuoco contro un posto di osservazione delle Nazioni Unite nel Libano meridionale, ferendo due persone. Lo riporta Haaretz.

 

Secondo il Times of Israel, il fuoco israeliano è stato aperto contro un posto di osservazione della forza di mantenimento della pace UnifilL nella sua base principale a Naqoura, nel Libano meridionale. Le Idf non hanno rilasciato dichiarazioni immediate in merito al rapporto.

 

MILLE ITALIANI DELL’UNIFIL IN LIBANO, MA GLI ISRAELIANI VOGLIONO LE MANI LIBERE NELL’AREA

Estratto dell’articolo di Francesco Grignetti per “La Stampa”

 

LE BASI UNIFIL COLPITE

[…] Sul mandato di Unifil-2 c'è stato però a lungo un grosso malinteso. Molti l'avevano inteso come un'azione di forza dell'Onu, in gergo di "peace enforcing". Ovvero ci si aspettava che i Caschi Blu prendessero il controllo del territorio e disarmassero chiunque trovassero nell'area proibita. Invece il mandato è molto diverso: i Caschi Blu sono lì per il "peace keeping", devono osservare e riferire violazioni della tregua al Palazzo di Vetro, e devono assistere l'esercito regolare libanese, cui è demandato il lavoro sporco.

 

Distruzione in Libano dopo raid aerei israeliani - foto lapresse

Sennonché questo esercito è debolissimo, certo molto più debole di Hezbollah. Insomma, gli hanno affibbiato il classico compito impossibile.  […]

 

PERCHÉ ISRAELE ATTACCA LA FORZA UNIFIL

Estratto dell’articolo di Andrea Nicastro per il “Corriere della Sera”

 

[…] Ciò che non ha fatto la missione Unifil in Libano è evidente. Primo, non è riuscita ad assistere le forze armate libanesi nel ristabilire il controllo del territorio. Il Sud del Libano, dove operano gli oltre 10 mila caschi blu, è stato per anni sotto occupazione di Israele e poi di gruppi armati cristiani alleati di Tel Aviv.

 

CASCHI BLU MALESI

Quando sono arrivati i soldati di pace (1978) avrebbe dovuto tornare sotto il potere del governo ufficiale di Beirut e invece è rimasto sostanzialmente in mano a chi l’aveva liberato: le milizie del Partito di Dio Hezbollah.

 

Secondo fallimento. Unifil non è riuscita a impedire che Hezbollah e Israele si sparassero attraverso il confine, anzi, siccome non è stata firmata alcuna pace tra i due Paesi e quindi non esiste un confine riconosciuto, attraverso la «linea blu» che segna una divisione provvisoria tra i due Stati.

 

Terzo fallimento, fresco degli ultimi giorni. Unifil non è riuscita a impedire che Israele invadesse di nuovo il Libano come aveva fatto nel 1978, nel 1982 e nel 2006. […]

 

Unifil non è quindi servita a nulla? No. Ha aiutato lo sviluppo dell’area, difeso i civili, abbassato la tensione quando le due parti si stuzzicavano, ma soprattutto è riuscita a disegnare la «linea blu», il «confine provvisorio» marcato con bidoni di petrolio dipinti di blu. Mesi di trattative per ognuno. Un centimetro avanti e due indietro fino a convincere entrambe le parti che quella poteva essere la posizione giusta. Un barile a vista del successivo e una linea tra l’uno e l’altro passando in mezzo a boschi, ruscelli, creste e villaggi.

CASCHI BLU IN MALI

 

Ci sono ancora poche aree che le due parti non hanno accettato di spartirsi. La principale è quella delle fattorie Shebaa che Israele non intende restituire.

 

[…] Il costo della missione a cui partecipano decine di Paesi supera i 500 milioni annui di cui 150 solo per l’Italia. I soldati di pace morti sono stati più di 300. Ne valeva la pena per una colonna di bidoni blu?

 

LA MISSIONE UNIFIL IN LIBANO

Ma soprattutto, adesso che l’ambiente si fa caldissimo non è meglio ritirarsi? Israele l’ha chiesto apertamente. Negli ultimi mesi ha anche fatto pressione perché il contingente irlandese, espressione di un Paese molto critico nei confronti della violenza esercitata a Gaza contro i civili palestinesi, venisse ritirato.

 

Poi è passato alle pressioni militari. Soldati israeliani hanno sparato a telecamere e fari anche del quartier generale di Naqoura dove sono dislocati molti soldati italiani. Avevamo «ordinato alle forze Onu di rimanere in spazi protetti» si è giustificata l’Idf, Israeli Defence Force.

 

BOMBARDAMENTI ISRAELIANI IN LIBANO

Il modus operandi è simile a quello usato con i civili a Gaza e in Libano: prima l’ordine di evacuazione o di mettersi al riparo e poi fuoco a volontà. Le Nazioni Unite, per il momento resistono.

 

[...] Perché Israele vuole liberarsi dell’Unifil? Nel campo delle ipotesi ce ne sono due molto plausibili: una di immagine internazionale e una militare. Israele non vuole l’Unifil per non avere testimoni dei suoi combattimenti, ad esempio dell’uso di armi chimiche vietate come il fosforo bianco […]

 

CASCHI BLU GHANESI

Il secondo motivo è tattico. Commando e riservisti stanno penetrando in territorio libanese soprattutto dalle fattorie Shebaa che sono al limite di nord-est del Libano meridionale. Se Unifil si ritirasse si aprirebbe un corridoio lungo la costa, a sud-ovest dell’area contesa. Gli israeliani potrebbero così realizzare una classica manovra a tenaglia con le unità provenienti dalle fattorie. I combattenti di Hezbollah sarebbero in trappola. […]

soldati italiani libano 1soldati italiani libano 5Distruzione in Libano dopo raid aerei israeliani - foto lapresse CASCHI BLU GHANESIsoldati italiani libanosoldati italiani libano 3CASCHI BLUcaschi blu onusoldati italiani libano 2CASCHI BLU 3RAID ISRAELIANI SU BEIRUTattacchi israeliani in libano foto lapresse 13attacchi israeliani in libano foto lapresse 12attacchi israeliani in libano foto lapresse 11attacchi israeliani in libano foto lapresse 10Distruzione in Libano dopo raid aerei israeliani - foto lapresse 2il fronte del libano

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…