italia al buio

ITALIA AL BUIO - COSTI RECORD E LAMPIONI SPENTI: SPENDIAMO PER L’ILLUMINAZIONE PUBBLICA IL DOPPIO DEGLI ALTRI PAESI D’EUROPA SENZA RIUSCIRE AD ILLUMINARE IN MODO ADEGUATO STRADE E PIAZZE (CON CONSEGUENZE NEGATIVE PER LA SICUREZZA) -NELL’OSCURITA’ BRILLANO SOLO I CENTRI COMMERCIALI

Cristina Nadotti per la Repubblica

 

ITALIA NOTTURNA VISTA DAL SATELLITEITALIA NOTTURNA VISTA DAL SATELLITE

È un’Italia buia e impaurita che spende più di ogni altra nazione europea per restare nell’oscurità. A portare alla luce, è il caso di dirlo, l’inefficienza dei sistemi di illuminazione nei luoghi pubblici del nostro Paese un sondaggio realizzato dal Censis su richiesta di Gewiss, azienda che produce impianti elettrici per uso civile e industriale:

 

«La spesa per lampioni e illuminazione pubblica è alta senza però che si riesca a illuminare adeguatamente strade, piazze ed edifici pubblici — spiega Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis — con conseguenze negative per la sicurezza dei cittadini e la qualità dei servizi erogati».

 

Dalla ricerca emerge che, a fronte di una spesa pro capite dei Comuni italiani doppia rispetto a quella di tedeschi e inglesi, il risultato è scadente. In totale, in Italia serve un miliardo all’anno per illuminare le strade e le piazze, circa 18,7 euro pro capite, e si va dai 290,1 euro per punto luce di Roma, ai 236,9 di Milano (che nel 2015 ha investito 38 milioni per installare solo luci a led), ai 156,2 a Torino.

 

SAN PIETRO AL BUIOSAN PIETRO AL BUIO

Il nostro consumo annuo pro-capite per l’illuminazione pubblica è di 107 kWh, contro i 71 della Francia, i 50 della Germania, i 42 della Gran Bretagna e una media europea di 51 kWh. Solo la Spagna ha un consumo pro-capite superiore a quello italiano, con 116 kWh. «Il problema — sottolinea il direttore del Censis — è che l’illuminazione pubblica è uno dei servizi che più hanno il marchio socioculturale del passato: altamente energivoro, come al tempo della disponibilità crescente di energia a basso costo e dell’abbondanza di risorse pubbliche».

 

Perché si consumi tanto lo spiega sempre il Censis: in Italia la sorgente più diffusa per illuminare è la lampada da 150 watt, negli altri Paesi quella da 70 watt. Installare lampade con potenza minore, studiando meglio dove posizionarle anche solo nel 50 per cento delle strade, avrebbe uno straordinario impatto in termini di risparmio. La tecnologia esiste, i led e i piani di illuminazione, ma è sfruttata ancora poco e male. Francesco Fuso Nerini, esperto d’ingegneria dell’illuminazione che ha collaborato a vari progetti europei per il risparmio energetico osserva:

 

«La tecnologia a led, vista la riduzione dei costi negli ultimi anni, permette di diminuire i consumi. Un ulteriore vantaggio è la durata dei led, che fa risparmiare su ricambi e materiali. Inoltre, si possono usare sistemi di illuminazione urbana “intelligenti” per controllare individualmente ogni fonte di luce pubblica. Questi sistemi permettono di ridurre la luminosità di una lampadina quando non c’è passaggio, e aumentarla quando una persona, una bici o un veicolo si avvicinano».

PIAZZA NAVONAPIAZZA NAVONA

 

Il caso di Milano è emblematico per dimostrare che il led e il risparmio energetico da soli non sono la soluzione alla comune percezione di città buie. La sola sostituzione delle lampade nei punti luce già esistenti non è servita a rendere le strade più vivibili: anzi, i milanesi lamentano che in alcune zone la situazione è peggiorata.

 

«La ricerca ha analizzato come i cittadini percepiscono l’illuminazione — sottolinea Valerii — e i risultati sono preoccupanti. Sono 6 milioni gli italiani che hanno regolarmente paura in luoghi pubblici male illuminati, 23,3 milioni ogni tanto: in pratica, più di 29 milioni di italiani si sono sentiti insicuri per il buio o la cattiva illuminazione. Un buon governo dell’illuminazione pubblica può essere uno dei pilastri della politica di sicurezza: la buona luce rassicura i cittadini e l’ordine pubblico non è solo questione di dispiegamento di forze dell’ordine».

 

BLACKOUT ROMABLACKOUT ROMA

Colpisce, nei dati del Censis, anche l’insoddisfazione per l’illuminazione di luoghi in cui la luce è fondamentale per il benessere, come scuole e ospedali. Nell’ultimo anno, 9,2 milioni di italiani dicono di essere stati in strutture sanitarie male illuminate, soprattutto al Sud (26 per cento, +17,5 rispetto al Nord-Est e +7,9 rispetto alla media nazionale) e nelle grandi città (22,2 per cento, +4,1 per cento rispetto alla media nazionale). Si lamentano per la cattiva illuminazione delle scuole 2,6 milioni di genitori, e anche in questo caso va peggio al Sud (28,5 per cento, +9,9 rispetto al Nord-Ovest e +5,5 rispetto al totale nazionale) e nei Comuni di medie dimensioni (28,4 per cento, +5,4 rispetto alla media nazionale).

 

Nell’Italia dell’oscurità brillano solo i centri commerciali: appena il 6,4 per cento degli italiani li considera male illuminati.

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”