ITALIANI, POPOLO DI SANTI, POETI E ANALFABETI (ANCHE DIGITALI) – LA RETE È REALTÀ E CONTE PARLA DI “SMART NATION”, MA GLI ITALIANI HANNO UN RITARDO DRAMMATICO SULLE COMPETENZE WEB – LA GABANELLI FA IL CONTO: SOLO IL 31% DEI CITTADINI USA L’INTERNET BANKING, E LA PERCENTUALE DI PICCOLE E MEDIE IMPRESE CHE VENDONO ONLINE È DELL’8% - PER FORZA, QUASI LA METÀ DEGLI ITALIANI FA FATICA A LEGGERE  E COMPRENDERE UN TESTO SCRITTO…

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1 – ANALFABETISMO FUNZIONALE, I NUMERI IN ITALIA E NEL MONDO

Da https://tg24.sky.it

 

analfabetismo funzionale analfabetismo funzionale

L'8 settembre in tutto il mondo si celebra la Giornata internazionale dell'alfabetizzazione, ricorrenza voluta dall'Unesco per mettere sotto i riflettori la piaga dell'analfabetismo letterario e numerico. L'analfabetismo funzionale è una piaga che affligge il 47% degli italiani

 

Analfabetismo funzionale: la definizione

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Nonostante l'aumento dell'accesso all'istruzione letteraria e numerica attraverso la scuola per le persone di tutto il mondo, negli adulti si osserva una crescita di casi di analfabetismo funzionale, detto anche analfabetismo di ritorno. Con questa espressione si indicano persone che, nonostante siano state istruite e sappiano leggere e scrivere, non sono più in grado di usare la lettura, la scrittura e la capacità di calcolo per il proprio sviluppo cognitivo e quello della comunità. Secondo la definizione del rapporto Piaac-Ocse queste persone non riescono a "comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere con testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità".

 

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Analfabetismo e analfabetismo funzionale: i dati

Secondo i dati raccolti dall'Unesco nel 2015 l'85% della popolazione adulta nel mondo è alfabetizzata. Gli analfabeti attualmente si attestano intorno a 757 milioni di persone, distribuite per lo più nei paesi in via di sviluppo. In quelli sviluppati, l'analfabetismo resta prevalentemente funzionale. Secondo uno studio pubblicato su Frontiers in Psychology, solo in Europa questa categoria di persone ammonterebbe a circa 80 milioni di individui.

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Secondo lo Human Development Report 2009 la concentrazione più bassa si registra in Norvegia (7,9%), mentre quella più alta è in Italia (47%). La stima è compiuta su una popolazione compresa tra i 16 e i 65 anni. Secondo i dati Ocse relativi al 2015, l'analfabetismo funzionale non è però solo qualcosa che riguarda solo gli adulti. Infatti, un giovane italiano su sei non comprende a pieno il significato di ciò che legge. Il rapporto ha messo in luce anche il peso dei social su questa situazione: è stato rilevato infatti che una parte dei giovani considerati non sono in grado di interpretare o leggere tra le righe di un testo. La stessa difficoltà si riscontra anche nell'elaborare un proprio pensiero critico successivamente alla lettura.

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La Giornata internazionale dell'alfabetizzazione 2019

La Giornata internazionale dell'alfabetizzazione è stata istituita il 17 novembre 1965, al fine di ricordare alla comunità mondiale l'importanza dell'alfabetizzazione, strutturale, multiculturale e di ritorno. Nelle intenzioni dell'Unesco, nel 2019 la ricorrenza sarà focalizzata su "Alfabetizzazione e Multilinguismo". La diversità linguistica nell'istruzione è considerata centrale per raggiungere il Sustainable Development Goal 4, uno degli obiettivi sottoscritti dai capi di stato di tutto il mondo nel settembre 2015. Questo punto mira a permettere a tutti i giovani il raggiungimento dell'analfabetismo letterario e numerico, oltre ad aiutare gli adulti a colmare le eventuali lacune.

 

2 – ANALFABETI DIGITALI. IL FUTURO A RISCHIO

Milena Gabanelli e Mauro Magatti per il “Corriere della Sera - DataRoom”

analfabetismo digitale analfabetismo digitale

 

La società digitale è ormai realtà, e nei prossimi anni il processo si intensificherà, considerati i cambiamenti radicali che si stanno mettendo in moto con la diffusione della Intelligenza artificiale, della robotica, della realtà aumentata, dei big data. Tutte innovazioni che impatteranno sul modo di lavorare e sulle professionalità del futuro. Con il 5G nasceranno le smart city, dove per far funzionare il sistema di reti integrate (ospedali, ambulanze, traffico urbano, nettezza urbana, servizi energetici, municipali ecc) occorrerà che tutti gli addetti dei vari settori sappiano dialogare con la tecnologia.

ANALFABETISMO DIGITALE IN ITALIA - DATAROOM ANALFABETISMO DIGITALE IN ITALIA - DATAROOM

 

Di fronte a questi cambiamenti, il nostro Paese, pur avendo eccellenze, ha un ritardo drammatico. Secondo l' indice internazionale che misura il livello di competenze digitali, nel 2018 l' Italia si piazza quartultima fra i Paesi dell' Unione Europea, seguita solo da Bulgaria, Grecia e Romania. Una posizione che resta simile sia che si guardi alle competenze di base che a quelle specialistiche. La prima causa riguarda l' arretratezza del nostro sistema scolastico e formativo di base.

 

ANALFABETISMO DIGITALE IN ITALIA 1 - DATAROOM ANALFABETISMO DIGITALE IN ITALIA 1 - DATAROOM

Secondo il PIAAC (indice delle competenze degli adulti) «solo il 3,3% degli adulti italiani raggiunge alti livelli di competenza linguistica, contro l' 11,8% della media dei 24 paesi partecipanti, e il 22,6% del Giappone, il Paese in testa alla classifica. Inoltre, solo il 26,4% ha un livello buono. Significa che il 70% della popolazione ha livelli di competenze inferiori in lettura e scrittura. Un dato molto preoccupante perché si traduce in maggiori probabilità di avere problemi di salute; nella convinzione di avere poco peso sul processo politico; nella non partecipazione alle attività associative, e minor fiducia nel prossimo. Anche per quel che riguarda le competenze matematiche, solo il 4,5% degli adulti italiani raggiunge un livello alto.

milena gabanelli milena gabanelli

 

La seconda causa riguarda l' accesso e l' utilizzo della rete. Sul piano privato, resta bassa la percentuale di chi in Italia utilizza Internet regolarmente (69%). Un ritardo che si riflette poi sugli altri principali indicatori quali l' internet banking (con il 31% restiamo in posizioni di retrovia), l' e-commerce, la partecipazione ai social network, la lettura di quotidiani online, l' ascolto della musica. Restiamo indietro anche nell' utilizzo dei servizi di e-government: nel 2018, soltanto il 13% ha sottoposto moduli digitali compilati all' amministrazione. La media europea è del 30%.

Sul piano delle imprese le cose non vanno molto meglio. La percentuale di PMI che vendono online è dell' 8% (dopo di noi solo la Bulgaria). Spagna e Germania arrivano rispettivamente al 20% e al 23%. Entrando nello specifico, secondo il Centro Studi di Confindustria - che si basa sulle rilevazioni Istat - l' 89% delle 67.000 piccole imprese manifatturiere comprese fra i 10 e 49 addetti, sono ancora oggi analogiche o digitali incompiute.

 

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Un dato impressionante e che certamente contribuisce a spiegare i nostri problemi di competitività. La situazione migliora solo nelle imprese con 250 e più addetti, dove quasi la metà delle imprese rientra negli «innovatori 4.0 ad alto potenziale». Sommando a questo dato anche i «possibili innovatori», si raggiunge l' 88% del totale.

 

maschere da social analfabeta maschere da social analfabeta

Il problema non è solo la scarsa diffusione dei mezzi digitali. Ancora oggi, solo un quarto dei lavoratori usa quotidianamente software da ufficio (elaborazione testi o fogli di calcolo), e secondo la già citata indagine sulle competenze degli adulti (PIAAC), è dovuto al fatto che oltre il 40% dei lavoratori non è nelle condizioni di farne un utilizzo efficiente. Da notare poi che sussiste un differenziale di genere - a discapito delle donne - nell' uso di ITC e nell' accesso a Internet.

 

milena gabanelli e la sua ultima puntata di report 3 milena gabanelli e la sua ultima puntata di report 3

Il ritardo nella preparazione digitale si ripercuote poi sul mercato del lavoro. Nonostante l' elevato tasso di disoccupazione giovanile (24%), la richiesta di nuove figure collegate proprio alla conoscenza digitale (robotic & automation manager, T expert ed engineer, cognitive computing expert) rimane in parte inevasa poiché questi profili professionali sono di difficile reperimento.

Un vero paradosso che impedisce a molti giovani di sviluppare percorsi con sbocchi professionali certi.

 

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È in queste condizioni di squilibrio che l' Italia, secondo l' Ocse, produce il basso livello di competenze di buona parte della manodopera, che finisce poi per indebolire anche la domanda di lavoro qualificato da parte delle imprese, e le spinge di conseguenza a non investire in innovazione. Una congiura contro il futuro. Per modificare una situazione che di fatto costituisce un ostacolo allo sviluppo della nostra società, sono necessari interventi urgenti. Gli orientamenti generali sono quelli già indicati dall' Unione Europea a partire dal 2012.

 

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Per tradurli in linee operative concrete bisogna intervenire sul sistema «Istruzione» con la digitalizzazione della scuola, ovvero sulla diffusione dell' impiego delle tecnologie digitali nei percorsi di insegnamento e apprendimento. Il presupposto è la digitalizzazione degli insegnanti. Per incentivare tale processo è necessaria anche l' introduzione di un patentino digitale obbligatorio per tutti i giovani che entrano nel mercato del lavoro, indipendentemente dalla qualifica o dalla funzione.

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Parallelamente, per i lavoratori, occorre avviare un piano nazionale per lo sviluppo delle competenze e delle abilità digitali attraverso gli strumenti della formazione continua, non solo estendendo il diritto di usufruire dei permessi di studio (ancora previsti dalla vecchia legge delle 150 ore) a tutti coloro che frequentano corsi che elevano il livello di competenza, ma anche prevedendo incentivi fiscali per i lavoratori e le aziende che si muovono in questa direzione.

milena gabanelli (2) milena gabanelli (2)

 

Per le fasce deboli (disoccupati, neet, anziani): creazione di un fondo nazionale per l' alfabetizzazione digitale che affidi ai comuni il coordinamento per l' avvio di un' azione mirata a dotare le fasce deboli delle conoscenze digitali necessarie. Coinvolgendo in modo particolare le periferie e i gruppi sociali più fragili, che da soli non hanno la possibilità di accedere alla società digitale, e si avviano verso l' emarginazione. Con ricadute equivalenti all' analfabetismo.

 

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